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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Orsi, Paolo: Gli Scavi intorno a l'Athenaion di Siracusa: negli anni 1912-1917
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0384

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751

gli SCAVI INTORNO A l'aTHENAION DI SIRACUSA

752

pitello, che d'ordinario si ottiene da un calco in gesso
od in cera plastica, ovvero da una sagoma in robusto
cartone, ovvero da eccellenti e grandi fotografìe (]).
Per i capitelli dell'Athenaion siracusano non si è
mai adottato un così fatto processo meccanico (!).
Essi però essendo numerosi ed in complesso in buona
ed anche ottima conservazione, si prestano anche me-
diante un semplice ma scrupoloso osarne autoptico ad
una buona analisi e ad un conseguente giudizio. E
la prima impressione che se ne riceve si è, che effet-
tivamente codesti capitelli rappresentino le forme del
dorico maturo, cioè del pieno sec. V. Ma una più pe-
netrante analisi, e la comparazione con capitelli di
taluni altri monumenti databili ci consentirà di rico-
noscere qualmente la forma di capitello dell'Athe-
naion siracusano fosse stata, in determinati casi,
raggiunta già prima della metà del sec. V.

Un prezioso termine di riscontro, che modifica
sensibilmente questa cronologia di prima impressione,
ci viene fornito dal capitello del tempio periptero
pisistratico dell'Acropoli (3), il quale colla sua sa-
goma slanciata e quasi rettilinea, parecchio si accosta
agli esemplari siracusani, mentre poi profondamente
diverge dai capitelli più antichi dell' Hekatompedon.
Se già alla fine del sec. VI si foggiavano in Atene

(') Che io sappia, forse sui capitelli di nessun tempio della
Sicilia si sono fatti rilievi e misurazioni scrupolose e defini-
tive come su quello della Concordia in Agrigento. Il risultato
di tali analisi è consecrato in una pubblicazione ufficiale
diligentissima di G. Patricolo, Tempio della Concordia in
Girgenti. Relazione, Palermo. 1887, che però è passata quasi
inosservata agli studiosi. Anche sotto questo rispetto il mate-
riale migliore e più genuino è raccolto nella grande opera
di Koldewey e Puchstein.

Si consulteranno sempre con profitto anche i grandi studi
di GBF. Basile, Curvatura delle linee dell'architettura antica
con un metodo per lo studio dei monumenti. Epoca dorico-
sicula. Palermo, 1896, 2a ediz. fol. — Questi studi sono in par-
ticolare rivolti al tempio della Concordia, del quale si pren-
dono in esame anche i capitelli.

Per altri templi si hanno al riguardo buoni contributi
presso Purtwangler,^4«(7ma, tav. 42; Waldstein, ArgiveHeraeum
I, pag. 112; Pcrrot, HA-, voi. VII, pag. 42 e segg.; Durm, Die
Baukunst der Griechen, 3a ediz., pag. 250 e segg.

(a) È inadeguato il profilo apud Serradifalco, Antichità
d. Sicilia, voi. IV, 8. Di gran lunga più conforme al vero è
l'eccellente schizzo del Koldewej, Or. Tempel, pag. 70, ma
esso pure pub lasciare qualche dubbio, perchè ricavato sem-
plicemente ad occhio, per quanto l'occhio del K. e la sua mano
di disegnatore si abbiano a riconoscere per espertissimi ed
abilissimi.

(3) Veggasi per codesti raffronti Wiegand, Die Porosar-
chitektur der Akropolis zu Athen, pp. 20-21 (cap. dell'Heka-
tompedon) e pag. 122 (cap. del tempio pisistratico).

capitelli che arieggiano quelli del nostro Athenaion,
saremo autorizzati a credere che anche questi ultimi
possano arrivare al terzo, poniamo anche al quarto,
decennio del sec. V, senza bisogno di scendere oltre
la metà di esso. Molto ricordano il garbo dei capi-
telli siracusani anche quelli della peristasi del tempio
di Egina (L) ; ed è per noi di molto significato anche
questa stringente affinità, perocché dopo le esaurienti
indagini del Furtwaengler (op. cit., pp. 354 e 395)
quel tempio viene esattamente collocato nel decennio
490-480 a. C.

In Sicilia vengono assegnati al dorico canonico ed
alla metà circa del sec. V alcuni templi; e precisa-
mente, degli agrigentini quello a S. Maria dei Greci
(488-472), l'Olympieion, il c. d. di Giunone ed il
tempio a S. Biagio. In Selinunte poi il fronte del
tempio G. Ora non tutti questi edifici presentano ap-
prezzabili avanzi di capitelli; ma ben può dirsi che
quelli dell' Olympieiou (1/2 secolo V; K. e P., fig.
pag. 161), e di Giunone L. (op. cit, pp. 168-169) e
la peristasi occidentale del selinuutino P (op. cit.,
pag. 124, fig. 103 a) offrono sagome assai affini a
quelle siracusane.

L'esame morfologico dei capitelli e delle colonne,
congiunto a quello del loro modulo, ci consente per-
tanto di dire che il nuovo tempio spetta bensì alla
fase del dorico canonico, ma ai primi decenni di esso,
cioè a quelli che seguono immediatamente l'anno 480.
Con tale apprezzamento procede di perfetto accordo
anche la valutazione stilistica della ricca serie delle
superbe grondaje marmoree, che ora soltanto siamo
in grado di studiare in modo esauriente sulla ricchis-
sima serie di frammenti esumati. Tali grondaje sti-
listicamente coincidono, salvo lievi divergenze, con
quelle del tempio gemello e quasi sincrono di Himera
(cfr. pag. 732 e segg.).

Ho riservato per ultimo un argomento estrinseco
ma di grandissimo peso, il quale viene a suffragare
le precedenti prove intrinseche sulla cronologia dino-
menidica del santuario. Tale argomento è desunto
dalla stratigrafia archeologica del terreno del temenos
circostante al tempio superstite. È un argomento sul
quale io ho insistito, forse fino alla nausea, nella
parte descrittiva dello scavo e dei singoli ruderi tor-
nati a luce, ma che a mio avviso è di una eloquenza

(') Furtwaengler, Aegina etc, tav. XLII.
 
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