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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0414

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811

FORTEZZE, RECINTI, FONTI SACRE EGC.

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via per ima retta interpretazione del recinto di Fon-
tana Sansa e degli scopi per i quali esso fu costrutto.

Solino, attingendo da Sallustio, o forse da Var-
rone ('), ci riferisce: « fontes ealidi et salubres ali-
quot locis effervescunt, qui medelas adferunt, dui
solidanl ossa fracla aut abolenl a soli/'ugis insertum
venenum aut etiam ocularias dissipant valetitudines.
7) sed qui oculis medenlur et coarguendis valent
furibus, nam quisquis sacramentum raptum negai,
lumina aquis attrectat, ubi periurium non est cernit
clarius, si perfidia abnuit detegitur facinus caecilate
et captus oculis admissum fatetur ». Questa notizia
troviamo con minore chiarezza ripetuta dal vescovo
spagnuolo Isidoro, Etymolog. XIV, 6, 20, fontes habet
Sardinia calidos, infirmis medelam praebentes, fu-
ribus caecitatem si, sacramento dato, oculos aquis
tetigerint ». E questo fatto dev'essere stato così ca-
ratteristico e così noto nel mondo antico da meritare
il cenno poetico della tarda latinità di Prisciano:

Sardoniae post quam pelagus circumflua tellus
fontibus e liquidis praebet miracula mundo
Qui sanant oculis aegros damnantque nefando
periurio furto, quos tactos lumine caecant.

Il termine effervescunt di Solino è proprio quello
conveniente alle nostre fonti, che veramente sprizzano
e più dovevano sprizzare, ribollenti e frizzanti dal
suolo in un perpetuo e misterioso ribollimento. Se
queste acque così pure e fresche, nonostante la loro
apparenza avessero in realtà o nel concetto degli an-
tichi una virtù terapeutica sugli occhi, non possiamo
asserirlo, come non è possibile dire che proprio ad esse
si debba applicare la notizia di Solino delle loro
virtù curative dei mali degli occhi e nello stesso
tempo della loro miracolosa efficacia a detegere i de-
litti di furto.

Ma può essere avanzata l'ipotesi che il miste-
rioso fenomeno di queste sorgenti, che avevano anche
emanazioni gazose non prive di pericolo a chi le
avesse respirate in certe determinate circostanze, —
come avviene talora per coloro che debbono attendere
alla temporanea pulitura delle vasche di raccolta —
avesse localizzato, con la cura degli occhi, anche
questa scena del giudizio di Dio.

La quale necessariamente, per i suoi caratteri so-
ciali e religiosi, non doveva compiersi in segreto tra
accusatori ed accusato, ma in faccia a più vasta cerchia
di testimonii, in conformità al concetto dell'ordalia,
in faccia a tutta la tribù e ad una larga raccolta
di genti, desiderose di veder proclamata dalla giu-
stizia suprema inappellabile, manifesta per il mezzo
dell'acqua, la colpa o l'innocenza dell'accusato. Din-
nanzi ad una numerosa folla, accalcata sui gradoni
del recinto, il presunto colpevole era trascinato giù
dal sacerdote in mezzo alle polle misteriose e co-
stretto ad abbassarsi per toccare gli occhi col liquido
ribollente e leggermente caustico per il gaz carbo-
nico ed i sali di ferro e di magnesio contenuti. Ma
se egli riusciva a superare la prova di questo ter-
rore per il misterioso fatto per lui ignoto ed inespli-
cabile e se allora egli risultava illeso da queste peri-
colose emanazioni di gaz carbonico, vincendo il turba-
mento connesso col mistero e con la presenza di tanta
folla in armi, curiosa ed ostile, allora egli veniva
proclamato innocente libero e mondo e puro, per in-
dizio infallibile della divinità, da ogni accusa, dinnanzi
all'intiera assemblea.

Può anche supporsi che le fonti di S. Lucia re-
cassero medelas per altri mali eli e non fossero le
ocularias valetudines e pure avessero le virtù mira-
colose, emanazione della potenza del Dio supremo,
rivelatrici della colpa e dell' innocenza. Le fonti let-
terarie ci hanno conservato solo la notizia che le
sorgenti che guarivano gli occhi valent per la sco-
perta dei delitti di furto, che erano, e sono, i più
copiosi in Sardegna. Ma è anche possibile ammettere
che negli scrittori ricordati, di epoca assai tarda in
confronto ai tempi preromani, fossero raccolte incom-
plete le testimonianze di questi riti ordalici sardi e
che fossero, per così dire, galleggiati nella memoria
solo le notizie relative alle malattie più terribili,
quelle della vista, ed ai relativi giudizii dei delitti
di furto, che sono i più frequenti ed impressionanti
dell'antica e della moderna vita sarda.

Convengo quindi col Pettazzoni ('), nel supporre
che come anche per la scoperta di altri delitti che
non fossero il furto, per la calunnia, per l'adul-

(') IV, 6, Ed. Mommsen 2, Berlin 1895, Pais, Arch. Sto-
rico Sardo, 1910, pag. lfi].

(') Pettazzoni, 1. c„ pag. 61 e segg.
 
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