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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0416

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815

FORTEZZE, RECINTI, FONTI SACRE ECC.

816

animavano nella lotta durissima, secolare, contro l'in-
vasore straniero.

11 parallelo che noi possiamo supporre tra i so-
lenni giudizii ordalici compiuti nel lago dei Paliki,
in Sicilia, e quelli della fontana di S. Lucia, in
Sardegna, è corroborato dai confronti che si stabili-
scono in modo sicuro tra le notizie di riti congeneri
che rendono mirabili molte fonti della Sardegna ed i
ricordi di altre acque e fiumi sacri anche in Sicilia.
A Lilibeo il culto greco della Sibilla, a base di idro-
manzia, come ben osserva il Pettazzoni (1), si sovrap-
pose ad un culto indigeno che ebbe a suo centro una
specie di pozzo o spelonca invasa dalle acque, alla
quale si accorreva per ricevere i responsi; significativo
è anche il fatto che al culto della Sibilla in quell'antro
succedette quello di S. Giovanni Battista, che nell'acqua
del battesimo espresse il mezzo purificatore del male.
La notizia data da Macrobio, Saturn. V. 19, 29 del-
l'opera di Polemone, tisqì twv sv 2ixsXCa &av[ia£o-
fitvoav Ttovafiòùv, cioè sui corsi d'acqua maravigliosi
della Sicilia, ci attesta la credenza diffusa nell' isola
in età greca, ma forse derivata dalle genti preelle-
niche, di acque mirabili per effetti salutiferi e per
fenomeni sopranaturali, del genere di quelli ricordati
per i laghi dei Palichi e per l'antro della Sibilla.

Questo parallelo che possiamo stabilire fra la Sar-
degna e la Sicilia più strettamente che con altri
centri della penisola italiana e d'altre regioni, che
furono pure sedi del culto delle acque sino dall'epoca
del bronzo, e sui quali disserì il Pettazzoni e più
recentemente il Rellini, ha per noi una grande signi-
ficazione (2). Poiché tali rapporti psicologici e tali
analogie tra le due isole, in età preellenica e prefe-
nicia non sarebbero sufficientemente spiegate da scambi
commerciali o da influssi reciproci, ma risalgono forse
a ragioni più profonde, cioè a quel patrimonio remoto
ma persistente di concezioni fondamentali comuni
alle schiatte delle due isole, rivelanti perciò comu-
nanze etniche, risalendo forse ad un momento della
loro vita precedente alla separazione loro ed allo in-

(*) Pettazzoni, op. cit. pag. 101.

(2) Pettazzoni. ivi, pag. 101 e seguenti ; Rellini. La ca-
verna di Latronico ed il culto delle acque salutari in Italia
(Monumenti dei Lincei, anno XXIV (1916), pag. 611 e segg. ;
Taramelli, Tempio nuragico di S. Anastasia di Sardara. (Mo-
numenti, 1918, pag; 96, nota pag. seguenti).

sediamento nelle rispettive contrade, in seno dell'età
neolitica. Debbo perciò dissentire dall'opinione espressa
dal chiaro Rellini che siano stati i popoli latori della
civiltà del bronzo che importarono in Italia il culto
delle acque salutari, del quale vediamo invece le
traccie in civiltà di origine neolitica od eneolitica.

A tale ordine di fatti e di idee io ho creduto
opportuno di ricorrere per spiegare la presenza di
questo recinto megalitico, in mezzo a queste impres-
sionanti e salutari sorgenti, in un ambiente così ricco
di notevolissimi avanzi della vita delle genti nura-
giche.

CAPITOLO V.

Fontana Sacra di « Su Lumarzu »
presso Kebeccu.

In faccia a questa località di Fontana Sansa, al-
l'estremità meridionale del piano di S. Lucia, in
prossimità della frazione di Rebeccu ed al piede del-
l'erto ciglione dell'altipiano di Su monte, in un'amena
valletta di frutteti e di coltivi, si trova la bella fon-
tana nuragica di Su Lumarzu, un vero gioiello di
costruzione preistorica, che si accosta al tipo delle
fontane sacre già da noi conosciute della Sardegna.

Essa fu casualmente rinvenuta dal signor Giu-
seppe Rossi Gomez, capomastro muratore di Bonorva
e proprietario di quel terreno presso Rebeccu, da lui
messo a frutteto ed a vigna; egli, cercando acqua
per irrigazione, mise in luce questa fontana che per
la sua bella costruzione, per l'abbondanza di acqua
eccellente volle integralmente conservare. Ed in ciò
fu degno di lode grandissima ; solo, per la igno-
ranza delle disposizioni di legge egli non avvertì
immediatamente l'ufficio degli scavi per tale scoperta,
che non fu bene sorvegliata ed andarono così dispersi
i materiali, per lo più ceramici e frammentarli che
vennero in luce insieme alla fontana. Quelli però che
ho potuto esaminare sono indubbiamente del tipo della
ceramica dei nuraghi, d'impasto rude e fatta a mano
però a superficie levigata e di buona cottura ; a quanto
il Rossi mi disse non mancavano i piccoli vasetti, di
carattere votivo, dei quali uno solo fu conservato e
donato al Museo e lo presento qui come esempio,
 
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