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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0419

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°-L FORTEZZE. RECINTI.

Questo anello qui ricompare in un momento in
cui tale stadio di esperimento doveva essere da lungo
superato, ma è interessante ad ogni modo segnalarlo,
sia che si accetti la tesi di una importazione dal-
l'oriente preellenico in Sardegna del tipo della volta
a cupola a corsi aggettanti, come recentemente so
stenne il Patroni ('), sia che ci si attenga a quella
di uno sviluppo locale della tipica costruzione sarda,
lì certo che qui il costruttore, dovendo coprire un
piccolo vano, si valse di imo dei bei massi basal-
tici che aveva a sua disposizione e lo collocò oriz-
zontale, come eia avvezzo a fare per esempio nelle
celle dolmeniche delle tombe a corridoio: ma l'espe-
rienza e l'abitudine acquisita nella costruzione delle cu-
pole delle celle nuragiche lo condusse a dare un restringi-
mento del vano col parziale aggetto delle pareti, av-
viandosi alla chiusura a cupola, che poi non ha com-
piuto, non avendone bisogno per il suo scopo. Fu in-
vece nella copertura dei vani delle celle più vaste
che si addestrò l'architetto sardo nella costruzione
della cupola ad aggetto, formata sino al sommo da
giri sempre più stretti, ben serrati sotto la pressione
dei massi soprastanti, pressione che è appunto la con-
dizione necessaria per la stabilità delle volte nura-
giche ed in genere di siffatte cupole ad aggetto (2).

La cupoletta ha resistito per molti secoli intatta,
protesse la sorgente per tutta l'età nuragica e romana
sino all'età cristiana, che lasciò la sua traccia rive-
latrice. Sulla faccia inferiore della lastra di chiu-
sura è incisa una croce, semplice ma abbastanza ac-
curata, che io ritengo un segno di purificazione dei
primi tempi cristiani, da porsi accanto alle croci in
ferro trovate nello strato superficiale del tempio di
S. Vittoria (3). Tale concetto di purificazione dei luoghi
di culto pagani lo vediamo in quasi tutte le fonti
sacre studiate, le quali hanno accanto una costruzione
sacra cristiana od il suo ricordo, come quella di

C) ti. Patroni, L'origine del nuraghe sardo e le relazioni
della Sardegna con V Oriente. Atene e Roma, anno XIX (1916),
pag. 145; Tarainelli, Gonnesa (Monumenti antichi, XXIV),
1917, pag. 687, nota.

(2) Kr. Hiarrizzo, Osservazioni sulla pratica costruttiva dei
nuraghi, in Bull. Paletnol. Italiana, in corso di stampa.

(3) Un indizio della prosecuzione del culto di questa fon-
tana ili Itebeccu in età iarda è data anche dalle monete di
Costantino I, di Costanzo II che furono rinvenute nella puli-
tura del piazzaletto.

FONTI SACRE ECC. 822

S. Vittoria di Seni, di S. Anastasia di Sardara, di
S. Cristina di Paulilatino, di Santu Milanu, di Nu-
ragus, di S. Cosimo di Snelli; e chissà quante altre
ancora attendono in Sardegna una metodica indagine.

L'acqua che defluisce dalla tazza basaltica del
fondo della cupola, per il solco della soglia della
porta trovava un canaletto di cui ancora rimangono
le traccie sottostanti al selciato dell'area frontale,
ora rinnovato dal Rossi. Questo canaletto era formato
da conci di lava basaltica, perfettamente squadrati
nella loro faccia ed adattabili uno all'altro, i quali
hanno nella loro faccia superiore un solco rettango-
lare di 8 cm. di larghezza e 5 di profondità, sezione
largamente sufficiente al deflusso dell'acqua. Questa,
quando defluiva dall'orlo della fonte, cadeva in detto
canaletto, praticato sotto al pavimento, come avveniva
nell'atrio del tempio di Serri, che presenta pure un ca-
naletto, scavato in massi lavici, e che serviva per il
deflusso dei liquidi offerti o versati sull'altare del pavi-
mento, innanzi alla bocca della scala del pozzo (tìg. 26),

Analogamente a quanto fu notato a Serri, l'area
che stadi fronte alla fontana di Lumarzu di Rebeccu
è rettangolare di m. 5,15 X 2,45, è munita di sedili
disposti lateralmente, lungo i due fianchi e ai due lati
della portella della fonte (figg. 25, 26).

Dei due muri limitanti lateralmente l'area il più
conservato ancora è quello di destra, alto in qualche
punto oltre a due metri, inferiormente composto di
grandi massi basaltici, ma superiormente di muratura
a filaretto, come la facciata, con parziali rabberciature.
Conserva ancora una di quelle nicchiette aperte nel
muro, destinate evidentemente a deporvi oggetti o ma-
teriali d' uso alla fontana o forse doni votivi. L'altro
muro, invece, è scomparso nella parte superiore; rimane
il basamento di grossi massi ; conservati sono nei due
lati i sedili, in massi di lava, ben squadrati e perfetta-
mente aderenti l'uno all'altro, dell'altezza di m. 0,40 sul
pavimento, oggi in parte rifatto, ma anche in origine
costituito di lastroni poligonali regolari di basalto.

L'analogia nella disposizione e nella struttura di
questa fontana con quelle sinora studiate, l'accuratezza
dei particolari dell'edifìcio e sopratutto la presenza
dell'area frontale munita di sedili, ci inducono a
credere che non si tratti di una fontana consueta ma
di un sacello dell'età nuragica, dove i devoti si rac-
coglievano, assisi ai lati della sorgente, attendendo
 
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