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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0447

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FORTEZZE, RECINTI,

diglione, cou ampia carne/a laterale; ma il soffitto
sfondato ne mostrò la completa violazione; non si

Fio. 56. — La tomba del Ciglione, a S. Andrea Priu: si vede
il bacino di offerta scavato nel pavimento della cella
d'ingresso.

ebbero che un paio dei soliti mazzuoli litici e pochi
resti di ceramica a mano, mescolati con avanzi di
ceramica romana (tìg. 54). Anche violata apparve l'ul-
tima tomba esplorata, con breve corridoio di accesso
ed una sola e vasta camera di m. 3,05 X 1,75 (fig. 55).

CAPITOLO Vili.
Risultati generali e conclusioni.

I risultati dello scavo, per quanto modesti, sono
però sufficienti a provare che il materiale primitivo
di queste tombe esplorate era di carattere eneolitico,
comparabile a quello delle necropoli di Anghelu Ruju
e di Cuguttu, di Alghero, di Busachi, di Fanne Massa,
nell'agro Cornense, di Villa Claro, di Cagliari, di
S. Michele di Ozieri, e provano in modo sufficiente che
le minori tombe di S. Andrea Priu risalgono all'epoca
eneolitica.

Ora anche le grandi tombe della necropoli si
debbono riferire a quell'epoca così remota, e si deve

FONTI SACRE ECC. 8 i 8

ammettere che l'ingente lavoro di scavo, l'architet-
tura di quegli ipogei monumentali risalgano al periodo
della prima diffusione dell'uso dei metalli nell'isola?
Ho già accennato che nella lavorazione e nei parti
colari delle tombe maggiori si scorgono chiaramente
gli stessi caratteri che nelle tombe minori, esplorate
e munite dei residui della loro suppellettile eneolitica;
cosicché anche ammettendo che si abbia nelle tombe
più grandi il risultato di una evoluzione e le conse-
guenze diremo economiche della formazione di potenti
nuclei famigliari, capaci d'imporre ai propri dipen-
denti un lavoro di maggiore mole, tuttavia non pos-
siamo dilungarci di molto dall'età delle tombe minori
e giungere a quei primordi dell'età dei nuraghi, al-
l'età del bronzo, a cui i dati degli scavi di Nuraghe
Palmavera inducono a far risalire la costruzione delle
moli nuragiche del litorale isolano.

È stata affacciata dal prof. Pais (') la tesi della
persistenza della civiltà eneolitica della Sardegna
sino ad un'epoca assai tarda; ma per quanto larga
parte si faccia al carattere conservativo della civiltà
sarda, dovuto sopratutto al suo svolgimento nell' isola,
non potremo mai abbassare la persistenza di una
facies litica al di sotto dei limiti a noi imposti dal
parallelismo tanto evidente con gli strati protomicenei
delle Cicladi e di Creta, di Malta e della Sicilia.

E d'altra parte, secondo un concetto che il chiaro
prof. Patroni (!) ha già felicemente espresso ed io
pure ho più volte richiamato e sostenuto con il suf-
fragio dei dati di fatto, non possiamo applicare ad
una vasta regione fittamente abitata sino dall'età
neolitica, ricca di beni naturali di ogni genere, quei
criterii di limitazione, di miseria, di ritardo che do-
vrebbero influire sulla valutazione cronologica dei suoi
orizzonti; mentre invece nelle stesse condizioni di
isolamento in siffatto ambiente si dovrebbe vedere
una ragione di una libera fioritura di civiltà indipen-
dente, della formazione di una compagine validissima
che avrebbe trovato non solo la completa espressione
delle proprie energie, ma la base di un dominio nei
mari prossimiori, di una vera e propria talassocrazia,

(*) Pais, La civiltà, dei nuraghi. Arcbivio Storico Sardo,
VI, (1910J pag. 85 e seg., specialmente a pag. 133.

(«) Patroni, Nora, Monumenti antichi, anno XIV (1908),
pag. 252. Nota 1.
 
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