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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0451

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885

FORTEZZE, RECINTI, FONTI SACRE ECC.

886

L'appoggio dell'antropologia è di grande valore,
per quanto non ci siano ancora elementi sufficienti a
stabilire che in seguito di tempo, cioè alla fine del-
1 età del bronzo non si abbiano elementi scheletrici
nuovi, mancando in questo senso i dati relativi a
quell'epoca. Ma è però un fatto, sul quale dopo il mio
articolo edito nel 19! 6 sono ritornato più volte, che
non solo non vediamo una rottura di tradizioni cultu-
rali dopo il periodo eneolitico in Sardegna, ma invece
ci appaiono sempre più numerosi ed evidenti nella ce-
ramica, nei riti funerarii, negli elementi religiosi, gli
indizii di una continuità culturale dall'eneolitico alla
piena luminosa e poderosa civiltà nuragica

Anche per la Sicilia non vediamo una spezzatura
di tradizioni a cominciare dall' eneolitico sino alla
line dell'età del bronzo. Giustamente l'Orsi, seguito
dal Ducati, mantiene l'idea di una continuità di
cultura, dal I periodo alla fine del III, con chiari
elementi di passaggio dall'uno all'altro periodo, i
quali, per così dire, temperano le peculiarità ca-
ratteristiche di ciascun periodo (2), ed anzi il Peet
combatte l'idea del Patroni di un iato tra il I ed
il II periodo e della derivazione della civiltà sicula
del bronzo dalla penisola italiana (3), ed il Giuffrida
dice risolutamente che, come per la Sardegna, anche
per l'isola di Sicilia l'immigrazione dal Mediter-
raneo orientale si è avuta, se mai, in periodo neo-
litico, perchè la ceramica di Stentinello appartiene
alla stessa concatenazione archeologica che quella
venuta fuori da sotto il pavimento del palazzo di Cnos-
sos e da altri posti di Creta. In epoca più tarda, alla
fine del neolitico, nelle grotte di Villafrati, presso
Palermo si trovano anche i rappresentanti umani di
tipo orientale, cranii fortemente brachicefali, insieme
al caratteristico bicchiere a campana il cui prototipo
si rinviene in oriente [*). Dell'eneolitico lo stesso

(1) 1 problemi archeolog. della Sardegna (Riv. di Antro-
pologia, XX, 1916).

(2) Orsi, Sepolcri di transizione dalla civiltà sicula alla
greca (Boera. Mitth. XXIV (1909), pag. 77); P. Bacati, Studii
e ricerche archeolog. nella Sicilia orientale (Archiv. stor.
p. la Sicilia orientai., voi. X, fase. I, II).

(3) Peet, The Stone and the bronse age in Italy and Si-
cily, 1909, pag. 479 ; Patroni, La civil. primitive dans la Si-
cilie orientale \_Anthropologie, 1897, pp. 129, 294].

(4) Giuffrida Ruggieri V. Se i popoli del mare ecc. (Biv.
Antropol. voi. XXII, n. 13. estratto)-, Petersen, Boem. Mitth.
XIII, 175, 191.

Giuffrida (1) ha illustrato l'esemplare più tipico di
testa di mazza a forma di pera, che il Ghirardini e
molti altri hanno considerato come documento anti-
chissimo di influenze orientali.

Come si vede, siamo molto lontani dai secoli XIII
e XII a. C. e la possibilità di un arrivo di Mediter-
ranei orientali in Sicilia, che per altro era già abitata
dai dipendenti dei paleolitici, rimane sempre molto
anteriore alle guerre dei popoli del mare contro
l'Egitto. Le influenze orientali in Sicilia sono dun-
que molto precoci.

Le differenze notevoli che noi abbiamo tra le ci-
viltà eneolitiche delle due isole, pur con varie ana-
logie che furono richiamate dall'Orsi, dal Colini e
da me sono una prova che se le due culture e le
due schiatte, sarde e sicule, erano affini la loro im-
migrazione nelle sedi occupate in età protostorica e
storica era assai remota, ed a tempo assai remoto,
il neolitico, risaliva quindi la loro separazione.

Il materiale frammentario dato dalle tombe atti-
gue a quella a camera lignea di S. Andrea, per la
cuspide di freccia in ossidiana, l'accetta litica, i vasi
a tripode, la ceramica a decorazione con linee a zig-
zag, triangoli e fascio di rombi incisi, è indubbia-
mente eneolitico ed ha gli stessi caratteri che quelli
delle tombe di Anghelu Kuju. Ma se tale è il suo
carattere tipologico, la cronologia assoluta non può
essere fissata in modo preciso e dovrà torse subire
qualche variante.

Anche nel materiale di ceramica votiva del tem-
pio di Sardara (*) troviamo vasi decorati da incisioni
a zig-zag e rombi e triangoli che ricordano quella di
Anghelu Ruju e di S. Andrea, ma la decorazione
della bella anfora votiva, che credo per ragioni ri-
tuali mantenga in età nuragica elementi decorativi
tradizionali, è rigidamente stilizzata, si potrebbe dire
geometricizzata, mostra la fine di una evoluzione che
parte da una certa scioltezza e libertà nel ductus
decorativo, quale ci è rivelata dalla ceramica di An-
ghelu Ruju, di Cuguttu, di S. Michele di Ozieri.

(') Giuffrida Buggieri V. Mater. paletnol. di una grotta
naturale presso [snello (Atti Soc. Rom. di Antropol. 1901,
voi. Vili, fase. III).

(*) Il tempio nuragico di S. Anastasia (Monumenti antichi
R. Accad. dei Lincei, XXlV, 1918, p. 71 e segg. flg. 64-68.
 
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