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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0456

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FORTEZZE, RECINTI, PONTI SACRE ECC.

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tuata sulla valle di quel nume ed i circostanti alti-
piani, così Pantalica, con ben 5000 tombe, sull'alta
e media valle dell'Anapo, così la Montagna di Calta-
girone sull'altipiano degli Herei. Questo awoixiafióg,
dice l'Orsi, trova esatto riscontro nell'epoca e nella
civiltà nuragica della Sardegna, dove intieri altipiani
venivano protetti e fortificati con un sistema di opere
abilmente distribuite e preludia alla costituzione
delle nóhq sicule, a cui non si pervenne che più
tardi. Tale fenomeno, determinato da bisogni di di-
fesa e di conquista fra tribù per il possesso di terre
feconde, fu reso più rapido dalle minaccio o dai ti-
mori di minaccie per parte degli Egei.

Eguali fattori ed eguali fenomeni si presentano
nei due ambienti delle civiltà indigene nelle due
isole; in Sicilia le minaccie degli Egei, seguite da
quelle dei protogreci, indussero a formare aggruppa-
menti così grandi e fecero poi tacere la vita in molti
di essi. In Sardegna invece tale spinta esterna fu
assai meno efficace e la disseminazione della vita
tribale fu più a lungo mantenuta, non avendo noi
traccie di aggruppamenti così poderosi di popolazioni
come quelle che le necropoli di Dessueri, di Thapsos,
di Pantalica, di Cassibile ci fanno supporre, — per
quanto abbastanza vasti territorii si manifestano le-
gati e difesi da una rete di costruzioni nuragiche
disposte a comune difesa e già si possono almeno
embrionalmente tracciare alcuni raggruppamenti nu-
ragici, — forse perchè contro le spiaggie terribil-
mente vigilate dell'isola guerriera si infransero gli
sforzi degli egei e dei protogreci. La vita delle « città »
sicule del II periodo dal sec. XIV si protende per
molti secoli ; cessa a Thapsos, costiera, nel X sec,
ma a Pantalica, interna, perdura sino all'VIII sec,
ma la pienezza di questo fenomeno di sinoichismo
deve essersi compiuto contemporaneamente nelle due
isole e deve risalire alla metà del II millennio, con
una cessazione più remota in Sicilia, più recente in
Sardegna.

Al parallelismo dei fenomeni sociali fra i due
ambienti risponde quello di talune forme e di talune
persistenze nella suppellettile, in special modo cera-
mica; come a Sardara(') troviamo ancora su certe

anfore votive del pozzo sacro la decorazione incisa a
zone di triangoli ed a rombi, derivazione di tipo
eneolitico, così anche a Pantalica ('), in una delle
tombe più tarde, probabilmente dell'VIII sec. su di
un bacino di terracotta, che evidentemente è l'imi-
tazione di uno « sfurelaton » di importo protogreco,
ritroviamo questo stesso motivo a chevrons, a fascio
parallele di linee a sig-sag, che appunto collegano la
tecnica della piena età del ferro con fili sottili ma
significativi a quelle tradizionali dell' età eneolitica.

Dal momento che i dati archeologioi ci consen-
tono di vedere già stabilite nelle due grandi isole
occidentali del mediterraneo verso lo scorcio del li
millennio a, C. delle forti compagini etniche, com-
patte e battagliere, fornite di una saldezza sociale o
disciplinare rigidissima, di elementi culturali sem-
plici ma potenti, con una facies ben determinata ed
intessuta di forme tradizionali e di non trascurabili
influenze esotiche ed orientali, non mi pare che debba
essere ancora così ostica ed « inamissibile » la ipo-
tesi — or sono pochi anni ancora prematura — che
anche elementi già stabiliti nella Sicilia e nella Sar-
degna possano aver preso parte a spedizioni marit-
time, organizzate contro l'Egitto. Spedizioni ardite,
innegabilmente, ma nelle quali gli elementi diremo
egemonici o guidatori possono essere stati orientali,
possiamo dire apertamente, minoici e micenei o del-
l'Asia Minore, ma le masse operanti essere tratte
dalle tribù delle due isole, come dalle genti libiche
dell'Africa settentrionale. Quanto sia stato percorso
questo nostro Mediterraneo durante quell'oscuro ma
operoso periodo che chiude il II millennio a. C. non
possiamo conoscere che in modo assai frammentario,
ma assai giustamente il chiaro collega ed amico Pa-
troni ha riassunto questa ipotesi dicendo che molte
voci, dalle varie gamme debbono avere echeggiato
su questo mare della storia (2).

Siano i Shardana d'Ichnusa rimasti o meno in
rapporto con i discendenti dei loro probabili antenati
di quell'Asia minore, madre degli Hethei e degli
Etruschi, è certo che all'alba della storia ci si pre-
senta la loro fisonomia etnica isolana, come una evo-
luzione già completa e diremo chiusa di fenomeni di

(') Monumenti antichi, voi. XXV (1918), pag. 74, tav. VII,
fig. 65.

(x) Orsi, Monumenti, voi. XXI (1913), tav. XI, fig. 82.
(2) Patroni, Archivio storico sardo, 1915, pag. 203.
 
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