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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 25.1918

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Taramelli, Antonio: Fortezze, recinti, fonti sacre e necropoli preromane: nell'agro di Bonorva (Prov. di Sassari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.9138#0457

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FORTEZZE. RECINTT, FONTI SACRE ECC.

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secolare sviluppo. Ed aache il Giuffrida, che finisce
col Weil ad ammettere due gruppi di Shardana,
quelli Asiatici e quelli Sardi, ritiene che quelli che nei
monumenti egizii sono indicati come i Shardana del
mare, alleati dei Libii erano discendenti del ramo pas-
sato in Sardegna nell'epoca eneolitica e che avevano
coperta l'isola di nuraghi a scopo di dominazione
e difesa. Da molti secoli, egli dice, era cresciuta
questa potenza militare che non era certo animata
da spiriti fiacchi se continuamente afforzava e com-
pletava le sue difese ciclopiche, probabilmente eserci-
tando un controllo navale su quella parte del Medi-
terraneo in cui poi i Sardi furono sostituiti dagli
Etruschi.

Ma a dare consistenza maggiore a tale ipotesi è
necessario che tanto archeologi quanto storici, e gli
antropologi, attendano, come il Lindsay prudente-
mente ammoniva, l'ulteriore processo della investi-
gazione archeologica e nelle spiaggie italiane del
Tirreno e nelle isole e nel maraviglioso campo del-
l'Egitto; quivi gli ultimi scavi condotti dall'Eckley
Coxo, per conto della Università di Pennsilvania, nel
palazzo di Merenptah, presso Memfi, hanno messo in
luce inscrizioni, figure, ritratti di grande importanza
antropologica, appunto per quell'epoca a cui si rife-
riscono i grandi movimenti dei popoli del mare (')

Dopo avere esaminata la possibilità che la tomba
a camera di S. Andrea risalga all'età a cui appar-
tengono i materiali eneolitici delle attigue tombe, ri-
mane l'ipotesi che questo ipogeo tanto interessante
sia stato scavato dopo-tutte le altre vicine e che sia
opera delle ultime generazioni dei discendenti degli
scavatori delle altre domus de yianas. Anche adot-
tando un tal modo di vedere, l'importanza di questo
reperto, pure essendo considerevolmente diminuita,
rimane sempre assai grande.

Questo fatto di una tomba di tipo etrusco che
serba elementi tettouici indigeni protosardi, trova il
suo riscontro in un fatto analogo dall'Orsi segnalato
in Sicilia per la necropoli di Licodia Eubea. Ivi si
scoperse un ipogeo a pianta rettangolare e tetto piano
con fosse regolari nel pavimento e loculi a cuccetta
nelle pareti, fra i quali era anche frammezzata una

(L) Giuffrida, op. cit., p. 18; Times litter. Suppl. 8 feb-
braio 1918.

Monumenti Antcihi — Voi.. XXV.

celletta di puro tipo siculo arcaico. Nel quale fatto
l'Orsi, che potè determinare in base alla suppellettile
la data dal VI al V secolo, vede gli effetti della
ognor crescente influenza greca emanante da Catane
e da Leontinoi, sulle costumanze, sulle industrie e
sulle tecniche indigene (1). Il rapporto tra l'Etruria
nel suo più fervido periodo di espansione e la Sar-
degna nuragica non è isolato; oltre ai rapporti di
elementi e concezioni religiose che traspaiono fra i
due ambienti, altri fatti provano i rapporti fra le due
regioni. Ne ho già segnalato altrove taluni, come le
incisioni a occhielli concentrici nelle lastre calcaree de-
corative del tempio di Sardara, le brocchette ad ansa fo-
rata, che ci richiamano in spechi modo all'ambiente
etrusco, specie Vetuloniese dell'VIII secolo a. C, (*),
ed è singolare che le nostre traccio ci conducano
appunto a Vetulonia, a questo mirabile centro etrusco
posto in luce dalla attività del benemerito dott. Palchi.
Ed è a Vetulonia che noi abbiamo anche i due fatti
più salienti di analogia con l'ambiente sardo contem-
poraneo, voglio dire la barchetta votiva della tomba
del Duce (3) e l'arca ossuaria in bronzo rivestita d'ar-
gento (4). Nella prima, anche prescindendo da tutte le
interpretazioni affacciate dalla sottile ermeneutica reli-
giosa del compianto prof. Milani, è impossibile non scor-
gere il rapporto intimo, formale e tecnico, con la serie
numerosa delle barchette votive protosarde; nella se-
conda noi abbiamo effigiata e consacrata come sede
dell'estinto illustre, racchiuso nel ricco tumulo, la ca-
setta rettangolare, a tetto displuviato di struttura
lignea che è riprodotta in tante sepolture dei succes-
sivi periodi in tutta l'Etruria e che è riprodotta in
modo altrettanto patente che inaspettato nella tomba
sarda di S. Andrea.

La potenza civile, militare e religiosa che ve-
diamo già insediata sino dalla metà dell'VIII sec. a
Vetulonia e che ivi ha instituito un centro di cultura
agricola industriale, un corpo di leggi civili e di isti-

(') Orsi, Sepolcri di transizione tra l'età dalla civiltà
sicula alla greca (Roem. Mittheil., XXVI (1909), pag. 59 seg.,
flg. 1, pag. 73: cfr. Ducati, op. cit., pag. 27.

(*) Taramelli, Tempio nuragico di S. Anastasia di Sardara
.(Monumenti antichi, anno XXIV (1918), col. 84, figg. 87-89).

(3) Falchi, Vetulonia, pag. 143, fig. 5, tav. xi; Milani,
R. Museo Archeol. di Firenze, voi. i. pp. 40, 216; voi. ii,
tav. LX.

(*) Falchi, ivi, pag. 149, tav. xii, 1 ; Milani, ivi, tav. Ljx

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