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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Giglioli, Giulio Q.: Cavernette e ripari preistorici nell'agro falisco
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0077

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CAVERNÉTTE E RIPÀRI PREtSTORICI NELL'AGRO FALISCÓ

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mi sembra che questo materiale corrisponda a quello
della contrada La Siberia.

Lo Gnoli non eseguì scavi regolari, ma egli rac-
colse migliaia di esemplari da quella località ed il
numero ingente che ne è pervenuto al Museo ci si
presenta così omogeneo nella massa, che merita di
essere preso in considerazione.

Sono in assoluta prevalenza le lame, che talora
raggiungono grandi dimensioni, ma per lo più medie
ed anche piccole. Mancano assolutamente gli stru-
menti microlitici.

Poche sono le schegge. Molti esemplari di grandi
dimensioni hanno abito moustérien benché vi man-
chino i raschiatoi corti e le cuspidi a dente di squalo,
che sarebbero veramente tipiche. Tuttavia si hanno
alcuno punte irregolarmente triangolari e senza ri-
tocco. Il ritocco compare invece benché parcamente
su alcune lame.

Sono abbondanti i tipici strumenti musteriam
detti « grattoirs-sur-lame » o lame-raschiatoi. Anche
abbondano le lame à encoches, in cui gì' incavi sono
accuratamente ritoccati, e non fortuitamente prodotti.

Vi si trovano alcuni bulini laminari col margine
e la base ben ritoccati.

In grandissima quantità sono le lame piccole la-
sciate brute, ma ben tagliate. Segnalo non più di due
o tre frammenti di lame, in cui il ritocco tende a
estendersi sul dorso. Anche ho osservato un piccolo
disco irregolare rozzamente scheggiato su entrambe
le facce, ma esso perde valore nel numero strabocche-
vole delle lame.

Ho notato una cuspide di osso nella quale si ag-
giustò la punta e il peduncolo, alla meglio. È ben
vero che l'esemplare è unico, ma le ossa poterono
bert andar distrutte o venir trascurate dal raccogli-
tore .che non era specialista in questi studi.

Nonostante doverose riserve, può dirsi che questo
materiale appare nel complesso più arcaico di quello
falisco poiché non vediamo tipi ben definiti ad esempio
la punta della Gravctte e di vari raschiatoi ben ritoc-
cati non sarebbero sfuggiti al raccoglitore.

Forse cotesta industria si prolungò sino ai tempi
neolitici poiché fu raccolta con essa una rozza cera-
mica. E malcotta, bruna terrosa scabra alla superficie,
spetta a vasi non grandi. Solo due o tre pìccoli fram-
menti mostrano qualche intacco, ma la scarsezza del
Monumenti Antichi — Vol. XXVI.

materiale ceramico e la mancanza di ricerche meto-
diche non permettono giudizi definitivi.

Ma se per questo riguardo non possiamo fondarci
sul materiale di Torre Beregna e Serrapetrona, la per-
sistenza della tecnica musteriana fino ai tempi neo-
litici almeno in qualche località, constatata dapprima
per la Valle della Vibrata da Concezio Rosa e dal
Nicolucci, non può essere messa in dubbio. Tra i dotti
stranieri rilevarono per l'Italia il fatto il Klaatch
ed il Rutot.

Veniamo ora ai rapporti tra l'industria musteriana
ed il classico aurignacien francese. La questione ha
attraversato due fasi.

Da prima il Breuil aveva riconosciuto la transi-
zione del moustérien verso Y aurignacien, studiandola
specialmente all'Abri Audit e a Le Moustier.

L'Abri Audit, oggi divenuto celebre, fu per la
prima volta ricordato dai sigg. Capitan, Peyrony e
Bourlon, nel 1905. Essi ammisero un moustérien
finale, ricoperto dal magdalenien: più tardi, essi ri-
conobbero nello strato superficiale, Vaurignacien.

Vi si trovarono numerosi coup-de-poing; raschiatoi
diversi, tra i quali peraltro non figurava quello reni-
forme considerato come più caratteristico del mou-
stérien e soprattutto abbondanti le punte incurvate
che, come pensa il Rutot. sono couteaux à dos.

L'Abri Audit apparve allora al Breuil come « a
cheval « tra il moustérien e Vaurignacien.

La stessa transizione tra le due fasi egli rico-
nobbe a Le Moustier in seguito agli scavi di cui il
Bourlon aveva reso conto nel 1905, e a Pair-non-Pair
nella Dordogna dove le lame o éclats à retouche
unilateral analoghe al tipo di Audit, ma con ten-
denza verso l'aspetto delle punte di Ohàtelperron. si
trovavano quasi esclusivamente nel musteriano supe-
riore, e nell'estrema base dell'aurignaciano. Ritenne
inoltre che anche il deposito di Montières, nella Somme,
studiato dal Commont in cui questi vide un aurignacien
sottoposto al moustérien, rappresentasse una facies
mista, simile a quella di Audit, interposta tra il
moustérien e Xaurignacien: e la stessa transizione
scorgeva in Tunisia e in Sicilia.

Fu solo più tardi che il Breuil volle dare alla
civiltà aurignacienne una maggiore indipendenza: e
dichiarò che non poteva affatto ammettersi che il
paleolitico superiore fosse in alcun luogo derivato dal

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