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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Levi, Alda: Bassorilievi in marmo trovati fra i ruderi di una villa romana in contrada villazzano (Sorrento)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0109

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209

BASSORIMKVI IN MARMO TROVATI FRA f RUDERI DI DNA VILLA ROMANA ECC.

210

Questi frammenti sembrerebbero completare a
distanza la scena del rilievo dei satiri; e cioè il pic-
colo busto essere della immaginetta, con tutta pro-
babilità di Artemide, come indica la foggia del vestire
e più che*tutto la somiglianza che la posa del braccio,
levato a sostenere la lancia, ha colla figura principale
del rilievo con sacrificio a Diana, che, secondo il co-
stume degli » xoana » di questa dea, poggerebbe sul-
l'ara, e la testa satiresca appartenere all'ultimo dei
satiri.

Ma, anche prescindendo dal tatto che il corpo
di questo satiro musico sembra dover tenere la testa
di fronte, e dalle lievi differenze di fattura che si
notano tra le volute del frammento d'angolo e quelle
del maggiore rilievo, ci vieta la possibilità di una
tale ricostruzione l'andamento delle volute stesse della
cornice, a completare la quale, nel suo lato destro, ne
sarebbero necessarie due. Onde la distanza fra la testa
e il corpo del satiro diverrebbe eccessiva.

Anche cosi incompleto, il rilievo dei cinque sa-
tiri non è però degno di minore attenzione.

I corpi dei satiri non sono quelli esili, secchi,
nervosi, eccessivamente slanciati dei rilievi elleni-
stici (1), da cui il rilievo di Sorrento deriva l'ar-
gomento della scena e lo sfondo in cui viene rappre-
sentata; le proporzioni sono robuste, la statura piut-
tosto corta; sotto i muscoli son disegnate in modo
sobrio e netto tutte le costole dello sterno e sulle
gambe spiccano duri la rotula e l'osso della tibia.

L'atteggiamento dei due ultimi satiri non ha
nulla di forzato e di eccessivo, e i loro corpi mostrano
la robusta fermezza statuaria di giovani atleti. Solo
il terzo, di cui si completa verosimilmente la figura
frammentaria, sembra avere una posa non naturale,
ma anche in essa conserva una giusta proporzione
delle membra; mentre nell'ultimo la violenza dell' in-
cedere non trasmoda, come spesso nei satiri ellenistici,
in una contorsione convulsa, ma esprime uno slancio
misurato pur nella sua foga e simmetrico nonostante
la vivacità del movimento, per cui dalla posizione
frontale del primo satiro, si passa, attraverso alla
posizione di tre quarti dei due successivi, a questa
di profilo dell'ultimo, di cui è visibile tutta la parte

retrostante. Onde i satiri non appaion disposti come
nei rilievi ellenistici in schematica fila, ma incrociati
e sovrapposti gli uni agli altri, con una agilità di di-
segno non comune e alternati nelle pose e negli atti
con un ritmo pieno di armonia.

Dire però che tra queste figure di satiri e quelle dei
rilievi ellenistici intercede la stessa differenza che
tra l'arte ellenistica e l'arte romana, sarebbe dire
men che nulla. L'arte romana ha un' impronta spic-
catamente sua, ha caratteri netti e profondi di novità
e di vita, là dove introduca elementi nuovi storici e
ritrattistici ; ma dove resta servile imitazione di mo-
delli anteriori, come avviene per esempio nei sarco-
fagi rappresentanti il trionfo di Bacco e le figure
che lo accompagnano, nulla, se non la esecuzione
fredda, fiacca e trasandata, la distingue dall'arte da
cui essa deriva.

Invece di figure impersonali come son queste di
satiri, di un soggetto che sembrava consacrato in tipi
e schemi fissi dalle infinite ripetizioni dell'arte che
lo creò, e da cui quella romana lo ha sempre e di-
rettameute derivato, troviamo una nuova interpreta-
zione in un rilievo scolpito con ogni verosimiglianza
nell'epoca dei Flavi. Non solo, ma a chi osservi at-
tentamente anche gli altri rilievi appare, o nella con-
cezione o nella forma, qualche cosa che lascia lieve-
mente perplessi e non trova paragoni nei rilievi ro-
mani, nè in quelli ellenistici a noi conosciuti.

Nel sacrificio a Diana l'elemento idillico e quello
romano ritrattistico si accoppiano in un insieme, forse
un po' inorganico, ma di un'attraente ingenua fre-
schezza. E per la esecuzione, anche qui la modella-
tura delle gambe, là dove è visibile, come nel per-
sonaggio principale, benché più liscia e più molle,
rileva fortemente l'osso della tibia, e nei nudi del
torso e delle braccia è palese una grossolanità rude
che contrasta con la accurata espressione dei parti-
colari. È quel contrasto che spesso appare nell'arte
provinciale, in cui alle manchevolezze della fattura
e alla povertà d'inventiva, per la quale, ad esempio,
i volti delle figure di questo rilievo hanno tutti una
fisonomia pressoché eguale, si accoppia una precisa
cura sui dettagli, che ne fanno sempre un elemento
prezioso per la storia del costume (').

(x) Schreiber, Reliefbilder, XXII, XXIV, XXXVII, XXXVIII,
XXXIX, LV, LXIII, cu, evi.

Monumenti Antichi — XXVI.

(') Esperandieu, op. cit.. Introduzione.

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