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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Bendinelli, Goffredo: Bronzi votivi italici del museo nazionale di Villa Giulia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0124

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239

rigido, i movimenti schematici e stilizzati degli arti,
le piante dei piedi che poggiano sopra un solo piano,
la lissità dello sguardo nelle orbite ancor prominenti,
e inoltre la disarmonia delle proporzioni, tutto ci rivela
un'arte non ancor giunta, ina già sulla buona strada per
arrivare alla imitazione del vero. Nelle proporzioni si
nota il tronco eccessivamente tozzo e breve

12. Testa di divinità efebica (tav. I), alta rara. 220
(n. d'inv. 12358) (2). La testa, alla grandezza di due
tèrzi del naturale (altezza dal mento alla sommità
della fronte, mm. 140), priva di calotta cranica, mostra
di aver appartenuto a una statua avendo i bordi del collo
sfrangiati. È coperta di una bella patina azzurra omoge-
nea. Le orbite degli occhi sono incavate nel centro, per
l'applicazione delle pupille riportate in materia vitrea.
I capelli, a ciocche ondulate e ricciute, divisi sulla fronte,
ricadono in riccioli abbondanti sopra le tempie, nascon-
dendo le orecchie piccole, e sulla nuca, in pittoresco di-
sordine. La fronte è spaziosa, il naso sottile e appun-
tito, le labbra carnose, il mento piccolo e rotondo.
Le sopracciglia sono indicate a leggero graffito.

11 cranio è incorniciato da una specie di depilane
a nervatura centrale, alta tre centimetri, con la punta
di una foglia lanceolata, aderente alle due estremità
e appena visibile. Presso l'orlo superiore in corrispon-
denza delle tempie, sono praticati due piccoli fori ro-
tondi; altri due fori simili trovansi all'estremità del ta-
glio posteriore della nuca. È evidente come codesti fori
servissero per l'applicazione della calotta cranica, o me-
glio di un elmo, di cui la depilane costituisce la residua
estremità frontale. Detto copricapo, fuso e lavorato a
parte, s'imperniava in corrispondenza della parte in-
terna della stephàne.

Fuse e lavorate a parte sono anche le due ciocche
di capelli, applicate con tanto effetto pittorico sopra
le tempie, e tali da richiamare alla memoria uno dei più
bei profili muliebri della tomba dell'Orco a Corneto
Tarquinia (Monumenti dell'M., IX, tav. XIV; Bulle,
Bellone Mensch, T, tav. 312). Tali ciocche di capelli ripor-
tate sono assicurate ciascuna alle tempie con un grosso

(') Gir. questa statuetta con una, multo simile per fat-
tura artistica, della stipe di Àncarano (Notizie rat., tav. I, LO),
forse rappresentante Marte giovanile in riposo. Nell'una e nel-
l'altea statuetta notiamo all'incirca le stesse proporzioni e la
stessa esecuzione molle ed incerta (lei particolari anatomici del
tronco e degli arti.

(2) Helbig, Fuhrer, II, p. 332 (eoa bibliografia).

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perno di bronzo, attraversato alla sua volta da una sbar-
retta più sottile, dello stesso metallo. Un' altra sbarra
simile attraversa verticalmente, dalla parte interna,
l'orbita dell'occhio destro, allo scopo evidente di fissare
la materia vitrea impiegata a figurare la pupilla,

I particolari tutti dèi volto, nonché il trattamento
anatomico del collo della figura, con i tendini anteriori
opportunamente rilevati e lo spianamento sotto la nuca,
ci rivelano un'arte giunta alla piena maturità dei suoi
mezzi espressivi.

Questo importante pezzo di scultura fu già ritenuto
appartenere, per il suo aspetto quasi femmineo, ad una
statua di Minerva. Ma il trattamento dei capelli troppo
corti per una figura muliebre, oltre la fronte spaziosa e
il lungo ovale del volto, permise agevolmente di ricono-
scervi invece un tipo di Marte. Quanto allo stile, se
specialmente i tratti fini e regolari del volto ci rivelano
un'arte matura, non sono da trascurare tuttavia residue
tracce di arcaismo. I capelli stilizzati sopra la fronte e
le tempie, la fronte perfettamente piana, la cavità sopra-
ciliare poco profonda (1), le labbra semiaperte ma at-
teggiate a un'espressione severa, quasi triste, sono
tracce evidenti di una scultura, se non anteriore a Fi-
dia, certo non direttamente dipendente da Fidia e dalla
sua scuola. Simili caratteri statuari in territorio greco
sarebbero da ascrivere ad arte peloponnesiaca dal V se-
colo pieno ; e infatti la bella testa è stata giudicata al-
trove di stile argivo policleteo (2).

Nulla però ci autorizza a ritenere che si tratti qui di
un'opera d'arte greca, e tanto meno uscita dall'officina
di Policleto. La località appartata della scoperta e
le varie circostanze del rinvenimento (cioè la conco-
mitanza di altri bronzi, taluni d'ispirazione greca, ma di
origine assolutamente non greca) c'inducono a ricercare
il luogo d'origine della statua in territorio italico, e pre-
cisamente in Etruria. Certe caratteristiche della figura,
come il profilo appuntito del naso e le ciocche abbondanti
dei capelli sopra le tempie, o sono estranee alla scultura
greca in generale, o non peculiari della scuola argiva
policletea (3). Il tipo dell'elmo, poi, di cui resta la sola

(') Cfr. per contrasto del trattamento dell'occhio in statue
greche del v secolo. Bulle, op. cit., I, tav. 194.

(2) A. Mahler, Polyklet und seine Schule (1002), p. 128 sg.

(3) I capelli ondeggianti a ciocche sulle tempie si notano in
sculture anteriori a Policleto, come l'Apollo Choiseul-Gouffìer
del Museo Britannico, attribuito a Calamis (Collignòn, Hist. de
la seulpture grecque, I, p. 404).

Bronzi votivi italici del museo nazionale ni villa gitjliA
 
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