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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Bendinelli, Goffredo: Bronzi votivi italici del museo nazionale di Villa Giulia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0136

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263

BRONZI VOTIVI ITALICI DEL MUSEO NAZIONALE DI VILLA GIULIA

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rozzamente tratteggiate. Dove ancora apparisce chiara
l'opera dell'incisore, venula in soccorso a quella troppo
sommaria della fusione, è sul collo e sul petto della figura,
su cui vediamo dei puntolini, cerchietti, e linee legger-
mente incisi1, a indicare evidentemente la collana e il
lavoro di ricamo che decorava la tunica sul petto.
Tutta la parto inferiore della tunica, sotto la cintura,
è percorsa d'alto in basso da tratti lineari incisi, de-
stinati a indicare le pieghe ch'Ila veste ondeggianti nel
movimento; onde la tunica dovrà essere immaginata
più ampia di quanto non risulti in realtà. Lo stesso
lavoro d'incisione si riscontra eseguito più accurata-
mente intorno alla cintura, la cui superficie risulta di-
visa in riquadri regolari su tre (ile, ciascun riquadro con-
tenente dei piccoli punti, da quattro a sei.

La statuetta, nonostante la diversità dell'accon-
ciatura, ha, quanto all'ispirazione artistica, dei punti
di contatto con la precedente e quanto all'esecuzione
materiale, soprattutto per le braccia piegate ad arco,
una cert'aria di famiglia connine con la statuetta di
guerriero barbato. E anch'essa un oggetto di carat-
tere religioso votivo. In mancanza di dati sufficienti
per ritenere la statuetta copia di un'immagine cultuali1,
conviene piuttosto ritenere ch'essa, come la prece-
dente, non rappresenti altro che la persona dedicante;
ipotesi questa efficacemente suffragata dai particolari
realistici del costume (3).

*

1 bronzi votivi provenienti, isolati o a gruppi, dalle
varie regioni dell'Italia centrale, testimoni dell'antica
arte e dell'antica religione italica, non sono mai stati
finora studiati o presi nella considerazione che meri-
tano, dal lato della religione e dell'arte. Sono larga-
mente noti, e da tempo accessibili al mondo degli stu-
diosi, i cataloghi delle maggiori collezioni estere del

(■) Ved. anche Notizie, 1878, tav. cifc., 2.

(2) Cfr. (I. Ghirardini, Statuetta di stile primitivo scoperta nel-
l'agro atestino, in Bullettàio di paletnologia italiana, 1915, XLI.
Insieme con le statuette, contrassegnate dai nn. 7G24, 6726,
6727, sono elencati nell'Inventario del Museo di V. G., sotto la
stessa provenienza, i seguenti oggetti: 1) base rettangolare di
bronzo (n. 6725) decorata sui fianchi da rozzo intreccio graffito
(dimensioni nini. 130- 228); 2) bulla ansata di bronzo (n. 6728)
unita a catenella; 3) piccolo tridente di bronzo (n. 6729).

genere; ma in Italia, salvo eccezioni importantissime
assai scarso contributo è stato portato finora anche a
quest'opera preliminare di semplice e modesto aduna-
mento ed elencazione del materiale: mentre collezioni
pubbliche Ira le più modeste rigurgitano dì importanti
documenti inediti dell'antica statuaria italica. Intanto
numerosi problemi l'elativi all'antica religione della pe-
nisola restano insoluti e avvolti nelle tenebre, nello
stesso tempo che si dimentica una parte non trascurabile
dei monumenti dell'antica arte e dell'antico costume.

Sulla base dei monumenti sopra illustrati possiamo
affermare che nelle varie regioni dell'Italia centnale,
Etruria Umbria Abruzzi, vigeva nella iconografia re-
ligiosa un tipo di dio guerriero indicete, il Mars ita-
lico, largamente venerato e la cui natura doveva trovar
una perfetta rispondenza nel carattere insofferente
superbo e combattivo di quelle popolazioni (2). I mo-
numenti che noi possediamo sono forse di età troppo
recente, perchè possiamo da essi ricavare con sicurezza
il tipo iconico originale del dio guerriero autoctono.
L'influsso dell'arte ellenica in territorio etrusco, e del-
l'arte etrusco ellenica in territorio umbro e piceno,
non sempre rende agevole oggi il distinguere ali elementi
indigeni da quelli importati. Possiamo tuttavia con
sufficienti motivi ritenere che, se anche il tipo statuario
delle immagini del culto fu pienamente determinato e
fissato in età storica sotto l'impulso dell'arte forestiera,
l'ispirazione originaria locale si mantiene ancora nella
maggior parte degli esemplari che a noi rimangono e
che acquistano quindi il significato e il valore di veri
esemplari di arte indigena delle 'primitive
popolazioni italiche.

Importante è distinguere i caratteri importati, da
quelli locali. Sappiamo ad esempio che V'ÀQrjg arcaico
ellenico rappresentavasi con la. barba, e che tale esso si
mantenne in Grecia sino oltre la metà del V secolo.
TI Marte italico ha invece quasi sempre l'aspetto del-

(') I citati studi del prof. Ghirardini sui bronzi paleoveneti,
e i vari studi sui bronzi sardi, di A. Taramelli e Pettazzoni, sono
i migliori saggi del genere, che abbiamo in Italia. I bronzi etru-
schi hanno avuto finora il loro più chiaro illustratore e divul-
gatore in L. A. Milani (Guida del Museo di Firenze ; Monumenti
scelli; Studi e materiali, passim). Sui bronzi della Sicilia, ved.
P. Orsi, Piccoli bronzi e marmi inediti del Museo di Siracusa, in
Ausonia, Vili, 1913, p. 44 segg.

(2) Per le varie denominazioni del Marte italico, cfr. Wissowa,
op. cit.
 
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