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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Calza, G.: Gli scavi recenti nell'abitato di Ostia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0202

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GLI SCAVI RECENTI NELL'ABITATO DI OSTIA

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stessa maniera di quelli delle pareti laterali: incorniciato
da un listello bianco a doppia filettatura che racchiude
tratti di linea verdi e semicircoli rossi alternati ripro-
duce anch'esso un'esedra sormontata nelle tjjtate di
due aquile", anziché da due «Tifi, nel fondo della quale
è un quadretto con tre figure: Giove. Giunone (?) e Ga-
nimede. Di più, a ciascuno dei lati dell'esedra l'estre-
mità prospettica di un portico, del quale la colonna
d'angolo ionica, color carminio, è avvolta di rami e sor-
montata da un cornicione di ordine dorico con la cor-
nici1 eccessivamente sporgente. Le due sezioni laterali
di questo riquadro centrale sono riprodotte nei lati della
grande porta d'accesso a questo tablino : cioè un solo
ordine di riquadri incorniciati all'esterno da architet-
ture. In ciascuno dei due quadri che rimangono sono
rappresentate due giovani togati in atteggiamento sta-
tuario che corrispondono alle figure di uomini vecchi
e maturi delle altre pareti. Si avverte quindi tra le va-
rie pareti una certa rispondenza di motivi.

A parte le osservazioni stilistiche che possono trarsi
dall'insieme di questa decorazione, non v'è dubbio che
il maggiore interesse artistico-archeologico di tali
dipinti sia dato dalle figure isolate e dalle scene centrali
che sono in essi rappresentati : occorre quindi esami-
narle separatamente. Le tre figure dei quadretti della
zona mediana superiore, nel mezzo delle tre pareti, di-
segnate con sufficiente precisione e colorite con garbo,
riproducono forse tutte modelli statuarii e pittorici noti;
in ogni modo è data loro una individualità di tipo che
permette di riconoscerle nel vasto campo delle divinità
del mondo greco-romano.

Nella parete di fondo una Afrodite anadiomene
interamente nuda, disegnata di profilo a destra, insiste
sulla gamba sinistra. Per il movimento delle braccia
per l'inclinazione verso destra e l'incurvatura in avanti
della parte superiore, per la forte sinuosità dell'anca
destra, per la mancanza di frontalità nel piano della
figura, questa Afrodite risponde bene al tipo più in
voga ai tempi romani e può avvicinarsi al modello
offertoci dall'Afrodite Pringsheim. Si aggiunge così alle
moltissime repliche statuarie un esemplare pittorico
che dà nuova conferma alle conclusioni del prof. L. Ma-
riani sui singoli gradi o stadii di sviluppo del tipo nelle
varie e molteplici redazioni pervenuteci (1).

(l) L. Mariani, in Bollettino d'arte, 1914, VI, pag. 177-184.

Nella parete destra una figura di giovane nudo con
lunghi capelli ricadenti in riccioli sul collo (fig. 18); il
braccio destro alzato regge un grappolo d'uva; il si-
nistro, un po' discosto dal corpo, porta in mano, per i
due cappii, una benda. Volge il corpo e la testa legger-
mente a sinistra, rigida la gamba destra, libera l'altra,
in una positura che incurva con esagerata sinuosità la
linea dell'anca. Una clamide color rosso-cupo, appesa
sulla spalla sinistra, rica dedietro il dosso contornando
le curve del corpo. Anche questo tipo, prescelto dal-
l'artista a rappresentare Dioniso giovine, risponde, come
quello di Afrodite, all'ideale dell'arte romana. Alla
pensosa e sensuale espressione del viso leggermente
inclinato a sinistra, incorniciato dai boccoli scendenti
sul collo, quale è illustrata dalla bella testa delle Terme
di Caracalla, dal Robert attribuita alla più recente
scuola attica, s'accoppia la quasi totale nudità e la
mollezza sinuosa delle forme del dio, caratteristiche
sviluppate dall'arte ellenistica e preferite dalla romana.

Sulla terza parete, una figura muliebre, succinta il
verde mantello a mezzo il corpo, sta di prospetto ; e
con le braccia distese lungo il corpo, il destro un poco
allontanato, regge tra le mani spiegandolo, innanzi al
grembo, un ramo vegetale, come una leggiera ghirlanda
intrecciata di fiori e frutti.

Se sopra tutto da questo attributo s'esprime la
identificazione di questa figura, non si saprebbe avvi-
cinarla, anche esso mancasse, ad altro modello d'arte
figurata che quello rappresentato dalle figure delle
Horai. È quindi Flora, italica dea dei fiori, che com-
pleta la triade decorativa di questa sala. Troppo raro
è il tipo artistico di questa divinità minore per di-
scuterlo su questa figurazione pittorica. Ma anche da
essa risulta chiara la sua derivazione dai modelli delle
stagioni, primavera ed estate sopra tutto, e forse anche
dalla personificazione di Chloris. La figura quale risulta
qui, non ha alcun carattere personale e mostra la man-
canza nell'arte romana di un tipo speciale per la divi-
nità italica che noi conoscevamo da qualche rovescio
di moneta della gens Clodia e Servilia.

Non a caso sembrano scelte, a ravvivare la deco-
razione di un tablino, queste tre divinità dell'Olimpo
minore. Tutte ci riconducono (e più forse ricondussero,
per quanto indòtti, gli antichi abitatori di questa casa)
ad imagini e a pensieri di spensierata gaiezza e di giovi-
nezza perenne. Questa triade, Venere Bacco e Flora
 
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