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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Calza, G.: Gli scavi recenti nell'abitato di Ostia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0203

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GLI SCAVI RECENTI NELL'ABITATO NI OSTIA

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che nessun mitologo seppe collegare insieme per intri-
cate che fossero le genealogie delle divinità compo-
nenti, per vaste e varie che fossero le fonti e le sedi
del loro culto, è qui riunita dall'oscuro e indòtto decora-
tore di questa stanza forse non senza ragione ma certo
per un legame che noi avvertiamo tutt'ora meglio e più
vivacemente di ogni erudito riannodamento mitologico.

Annuncia Venere, con la perfetta bellezza del suo
corpo in uno dei tipi artistici più noti, una eterna fonte
di gioia e un perpetuo sorriso di giovinezza umana. Le
corrisponde Flora, giovinezza e sorriso della natura,
con in mano una fresca ghirlanda di fiori. Nè qui in-
vecchia Bacco, molle efebo che rinnova l'oblio d'ogni
male nella spensierata gaiezza d'un convito.

Da concetti analoghi sembra inspirata la scelta
delle scene mitologiche rappresentate nel centro delle
pareti.

Di una nulla rimane. Dell'altra, conservata per
meno che un terzo, le parti superiori delle due figure ri-
maste, scolorite e imprecise però in ogni dettaglio,
ci conducono forse al ciclo dionisiaco. Dioniso stesso
giovane sembra infatti figurato in una di esse, di pro-
spetto, stante, col braccio sinistro piegato dietro la
nuca, il destro un poco discosto dal corpo con un og-
getto in mano di forma campanulata, purtroppo non
identificabile. Accanto è una donna interamente vestita,
di prospetto, la cui azione non può precisarsi.

Più chiaro è il soggetto del terzo quadro nella pa-
rete di fondo.

Tre figure (e forse a tre sole figure erano limitate
anche le scene degli altri quadri, a giudicare dalle di-
mensioni e da ciò che è rimasto dell'altro) di facile
identificazione animano il quadro (tav. II a).

Seduto di profilo a sinistra sopra un trono munito
di suppedaneo, sta Giove con un manto di color rosso-
cupo, deposto il fascio dei fulmini al suo lato destro.
Accarezza con la mano destra la guancia del gio-
vane Ganimede ritto innanzi a lui, nudo nella parte
anteriore del corpo, coperto il capo di un pileo e il
dosso di una lunga clamide di color rosso-bruno. È
fermo sul piede destro e incrocia sul petto le brac-
cia. Della figura di Giove rimane la metà sinistra
del corpo (la testa manca) da cui non s'esprime-
rebbe neppure il gesto se non rimanesse ad attestarlo
la mano posata sulla guancia dell'efebo. Una figura
di donna seduta quasi di prospetto dietro le spalle di

Ganimede, in fondo al quadro e un poco più in alto
di Giove, assiste impassibile alla scena. Veste di verde,
e un mantello di color violaceo ricade in pieghe abbon-
danti sul grembo e sulle ginocchia. L'espressione del volto
per questa figura e per Ganimede sono irriconoscibili.
Si penserebbe ad Afrodite assertrice d'ogni diritto
d'amore, e che potrebbe qui essere compiacente spet-
tatrice delle manifestazioni d'affetto del dio degli dèi
per il coppiere fanciullo. Ma i tratti della figura ricor-
dano piuttosto Hera in atteggiamento quasi sdegnoso,
non affatto partecipe della amorevole affettuosità che
piega ad una carezza la mano possente del supremo
reggitore del mondo. Nè, per analoghe ragioni, mi pare
si possa pensare ad Hebe troppo formosa fanciulla se pur
le convenga il volto accigliato per il favore che il nuovo
fanciullo le strappa in sua stessa presenza.

Comunque si individui questa terza figura, è nuova
e di vivo interesse la scena.

I monumenti, in cui Zeus viene associato con Ga-
nimede, sono infatti estremamente rari, e da antiche
fonti uno solo ce ne è ricordato, il gruppo di Aristokles
(Paus. V, 24, 5) Ma, sopra tutto, sembrò doversi
escludere dalla cerchia delle figurazioni mitologiche una
associazione di Zeus e Ganimede che illustrasse i rap-
porti di tenera affettuosità tra il dio e il suo coppiere,
diffusamente noti invece per commenti letterarii. La
sola figurazione, che s'avvicinasse ad illustrare tale con-
cetto, ci era data dal dipinto del vaso di Pelope di
S. Agata (Napoli), in cui Zeus seduto, coronato, ha in-
nanzi a sè un giovane interamente nudo, anch'esso con
una corona tra i corti capelli, il quale distende il brac-
cio destro verso Zeus in atto di intimità : nella sinistra
ha un cerchio. Dietro Ganimede è seduta Afrodite (2).

Ma l'Overbeck (I, p. 543) non esitava a scrivere che
« Diejenigen Bildwerke velche Zeus und Ganymedes
in einem zàrtlichen Verhaltnis darstellender darzu-
stellem scheinen sind entwieder als unecht erwiesen oder
als modem verdàchtig oder sie sind anders richtig
erklàrt » (3). Sicché era relegata tra le ipotesi fantasti-
che e inaccettabili quella del Venuti che in un dipitnto
di Krcolano vide « una figura di Giove che abbraccia

(') Cfr. Mon. Inst. II, tav. 30-32; ibid., V, 49; Annali
1853, p. 106.

(2) Reinach, Rép. d. vases peints, 379; Roscher, Lex. s. v.,
1600.

(3) Le stesse parole sono ripetute nel Roscher, s. v., p. 1600.
 
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