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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Calza, G.: Gli scavi recenti nell'abitato di Ostia
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0213

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(ìli scavi recenti nell abitato di ostia

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stesso consenso, che si dava alla spogliazione di marmi
e colonne ove servissero per utilità publica « ad opus au-
tera publicum si tranferat marmerà vel columnas licito
iure facit (emptor et venditor) », (Dig. XXXIX, 2, 48),
si sarebbe avuto per il materiale laterizio.

Le forme che assume quindi questa crisi edilizia chia-
riscono le cause che l'hanno prodotta e i confini di spa-
zio e di tempo in cui essa è avvenuta.

La conseguenza immediata di tale crisi edilizia non
è un deprezzamento e un immiserimento dei quartieri
che ne sono colpiti, bensì un totale abbandono di essi,
a cui segue una parziale demolizione accompagnata o
immediatamente seguita dalla formazione di un leta-
maio. È quindi evidente, per quel che riguarda i limiti
cronologici, che essa sia anteriore alla morte della città,
giacche noi non ritroveremmo nò le case demolite (più
non essendoci bisogno di qualsiasi materiale costruttivo)
nò uno scarico di cocci (più non essendoci vitalità com-
merciale). Di conseguenza è evidente, quanto ai limiti
di spazio, che questa crisi si sia localizzata in alcuni
quartieri per dar modo ad altri di.continuare la vita
cittadina comprovata dalle forme stesse in cui si mani-
festa la crisi.

Le cause quindi che hanno prodotto una siffatta
forma di crisi edilizia devono ricercarsi in un assorbi-
mento di popolazione per parte di un nuovo centro cit-
tadino in cui possa essere continuata la vitalità della
colonia.

Tale centro non può esser rappresentato che da Porto.
La funzione di Porto e le relazioni di esso con Ostia sono
ancora malnote. E bene tentare di chiarirle.

L'abbandono del porto naturale del Tevere e la
formazione del porto artificiale, opera di Claudio, sem-
brerebbero aver dovuto recar danno alla vitalità di Ostia.
È un manifesto errore.

Lo sviluppo ascensionale della colonia, nonché mini-
mamente diminuito o arrestato dall'esistenza di Porto,
si accresce anzi nei primi due secoli dell'impero man
mano che Porto cresce d'importanza.

Non solo Ostia rimane il centro sacro e amministra-
tivo del nuovo sobborgo — il pontefice di Vulcano e gli
stessi duoviri ostiensi dànno il permesso di dedicare
un'iscrizione in un sacrario portuense (C. I. L. XP7,
47) — ma anche la sede amministrativa delle corpora-
zioni commerciali rimangono fin tardi a Ostia, cosicché
sul piazzale del teatro troviamo ad es. la corporazione

Monumenti Antichi — Vol. XXVI.

dei « pcllioncs ostienses et portuenses «(^ Eccetto i più
umili operai addetti ai lavori del porto, nessuno tra-
sportò a Porto i suoi lari. La brevità del percorso tra
Ostia e Porto che dobbiamo pensare assicurata con ra-
pidi mezzi di trasporto, rendeva inutile l'abbandonare
una città vasta e fiorente per crearne un'altra a poca
distanza. Forse neppure tutto il basso ceto si trasferì
all'altra sponda del Tevere, invitato a rimanere in Ostia
da una lunga consuetudine e più che mai dalla persi-
stenza in essa di quelle associazioni corporative che
davano ad ogni lavoratore la coscienza della sua perso-
nalità giuridica offrendogli famiglia, cittadinanza, reli-
gione e patria. Dalla lontananza del porto la città
dovette anzi acquistare un maggiore decoro edilizio,
senza per altro perdere la vitalità dei suoi magazzini che
troviamo per tutto il secondo secolo non forse più come
ambienti di affrettato carico e scarico, ma come vasti
e sicuri depositi di derrate da avviarsi gradualmente
verso Roma.

Per tutto il terzo secolo Porto è l'emporio di Roma
soltanto attraverso Ostia e in quanto Ostia esiste :
prima di diventare il portus Romae, esso è il portus ostien-
si* (C. I. L. XIV, 163 ; Plinio, IX, 14 e XVI, 20 ; Quinti-
liano, II, 21, 18). E che l'importanza di Porto dipen-
desse dall'importanza di Ostia, lo provano questi fatti
singolari. Il successore di colui che provvidamente aveva
ampliato e rinnovato il porto di Claudio, l'imperatore
Adriano, tanto s'interessò ad Ostia che questa fu da
lui (secondo un' espressione epigrafica pervenutaci :
(C. I. L. XIV, 972, a. 133) « conservata et aucta ornai in-
dulgentia et liberalitate ». E Claudio stesso, die passò e si
fermò più volte a Ostia (2), con la creazione della nuova
magistratura, il procurator amnonae Ostiae in sostituzione
del quaestor ostiensis, con lo stabilire a Ostia una guar-
nigione di vigili ad arcendos incendiorum casus (Suet.
25), fu certo sollecito di migliorare le condizioni della
colonia. Non così sarebbe accaduto se Porto avesse assor-
bito la vita della città, la quale pertanto rimase centro
fiorente in piena attività religiosa, amministrativa e
commerciale. Ma appunto perchè la vitalità di Ostia
era connessa, più che altro, alla importanza del com-
mercio trasmarino di Roma e alla funzione burocratica

(A) G. Calza, Il piazzale delle corporazioni, ecc., in Ballet-
tino Comun. 1915, p. 187, n. 2.

f2) Tacito, Ann. XI, 81. A Ostia sono i sepolcri dei liberti e
servi di Claudio (Vaglieri, Guida, 114).

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