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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Quagliati, Quintino: Deposito sepolcrale con vasi preistorici in Crispiano presso Taranto
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0249

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4 Sii

temente conglobate a mo' di pietre tenere. Nella profon-
dità di in. 6,4(1 si raccolse una valva di conchiglia fossile.

Ormai nulla c'era oltre da attendersi per la ricerca
di indole paletnologia.

Il bolo non era, come si suol dire, fermo, sibbene con-
tinuava a presentarsi mobile, quantunque si trattasse
di terreno indubbiamente vergine.

Lo strato del sabbione e quello del bolo non hanno
subito la compressione che, addensandoli, li restringesse
e li solidificasse.

Ho abbandonato lo scavo a 7 metri di profondità. Il
Attuario del luogo, sperando di trar vantaggio dalla
t'orma circolare dello scavo medesimo, onde l'are ima
cisterna, nella quale raccogliere le acque piovane per gli
usi agresti, ha approfondito il cavamente del bolo per
altri due metri. Ma gli fu giocoforza rinunziare all'in-
tento, perchè non riuscì a trovare un fondo solidamente
fermo, e cioè non potè raggiungere, la falda idrica del-
l'argilla.

Costume mortuario.

Sepoltura secondaria, -Nella cavità della .'fumarola
furono deposti1 le aride spoglie di morti, i quali dovet-
tero essere stati già prima temporaneamente tenuti
in loculi provvisori. Tale uso funerario appare qua e là,
come eccezione, fra i popoliibero-liguri del neolitico
Se ne ebbero esempi nelle grotte del Sanguineto (o della
Matta) e dell'Acqua nel Finalese, non che nella grotta
dei Colombi dell'isola Palmaria in Liguria; a Colunga
di S. Lazzaro dell'Emilia in provincia di Bologna ; nei
sepolcri a l'ossa del Molise, quali nel comune di Pozzilli
in agro detto Corona de' Coppa e nel comune di Mon-
teroduni in vocabolo Le Soccie; nelle tombe della zona
ferroviaria a mare di Taranto, e della masseria Bolla-

ci Intorno al postume mortuario delle sepolture secon-
darie e dei riti che vi si associano l'illustre Colini lui diligente-
mente L'accolto quanto si conosce in Italia, e all'estero così degli
antichi popoli come dei selvaggi tuttora viventi, e ne ha dato
una copiosa bibliografia nel Bullettino di Paletnologia italiana
(Ann. XIX. pp. 28, 248 ss., e nota 128, pag. 257 ss., pag. 32U
e s. : Ann. XXIV, pag. 230 nota 7G, pag. 243 ss. e note 101, 102,
io:!. 106 ecc.). Si veda anclie l'Orsi nel medesimo Bullettino,
Ann. XXXIV, pag. 159 e s., note 1. 2. Xon indico particolari
cita/doni sui miti Eatti da me qui in seguito nel testo richiamati
per stretta attinenza col soggetto del mio studio, bastando la

ionie del Colini; e specialmente Bull., Ann. XXIV. pag.'206 ss.

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vista fra Taranto e Massafra in Terra d'Otranto (l).
Il medesimo costume proseguì continuando durante la
successiva fase dell'eneolitico, che, appunto per le
affinità dei riti riguardanti il culto dei defunti, vuoisi
ritenere il periodo più avanzato di una stessa grande
stirpe, la (piale in un dato momento trovò od ebbe
nuove l'unti di progresso industriale pervenendo anche
all'uso dei prodotti metallici, fonti a cui in gran parte
non sembrano estranei la regione balcanica e il bacino
orientale del mediterraneo.

Così la Buca delle Fate nel Livornese conteneva
insieme con materiali eneolitici un accumulamento
di resti umani da supporre che quella fenditura nel
monte Tignoso avesse servito (piale ossario. Sui monti
Pisani d'oltre Serchio sopra Vecchiano giacevano in
una vasta spaccatura, denominata grolla ili Castello
« molteplici ossa umane commiste in solida breccia » (2)
ed oggetti dell'età eneolitica. Codesti esempi cadono
Opportuni per trarne una comparazione diretta con la
costumanza che in 'ferra d'Otranto è chiaramente af-
fermata dal depòsito sepolcrale della 'fumarola. Sap-
piamo del resto come le tombe del continente italiano,
nelle quali è carattere generale il rito dell'inumazione,
il più delle volte con lo scheletro rannicchiato, non
inanellino altresì di indizi dell'uso dei seppellimenti se-
condari. Nella valle Padana a Remedello Sotto in pro-
vincia di Brescia (3) e a Fontanella di Casalromano in
provincia di Mantova alcuni sepolcri, formati dentro
fosse all'aperto, ci porsero prove non dubbie della depo-
sizione di scheletri umani mancanti di parti o sconvolti
dalle loro naturali connessioni, oppure con ossa rotte
e frantumate, per modo che se ne sia dovuto dedurre
l'uso mortuario di conservare per molto tempo il defunto
fuori della sepoltura definitiva, nella quale sarebbe
poi avvenuta la traslazione delle ossa, quando queste
l'ossero disseccate e cioè libere da ogni integumento molle,
e coi legamenti consunti. D'altra parte siffatto ma-
cabro rito vigeva fra popolazioni delle Americhe poco
prima della scoperta di quel continente, e permane tut-
tora nella stessa America e in mezzo a tribù non civili
del mondo, come ad esempio nella Nuova Guinea.

l'I Bull, di Paletn., Ann. XXXII. pp. 33-34. 47 18,
i-I Unii, ili Paletn., Ann. XXIV. pag. 215.
r'i Un'-lem. pp. 107 108,'

r\ CRISTIANO PRESSO TARANTO
 
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