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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0284

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MONTANTI POLICLETEI

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durre che in tutte queste repliche ii copista si è sentito
più sicuro e non ha ritenuto necessario, per la solidità
del braccio sinistro, far aderire il disco al fianco e ri-
correre comunque a rinforzi, oppure si può pensare che
in esse il disco fosse aggiunto in bronzo, cosa che pure
è possibilissima. Ad ogni modo la testimonianza della
statua Torlonia non è suscettibile di sospetti, non po-
tendosi neppure pensare che abbia indotto al restauro
in discobolo il confronto generico del corpo con il disco-
loro vaticano f1): a parte le diversità stilistiche delle
proporzioni e del trattamento del nudo, è inversa la
ponderazione e differente anche il movimento delle
gambe; quindi deve essere stato proprio l'avanzo del
disco che ha richiamato nel Visconti e nel restauratore
il ricordo del discoforo vaticano e non viceversa (2).

Giunti a questo punto appare evidente che il cer-
cine e le bende della doppia erma di Berlino e dell'erma
Broadlarids o hanno carattere puramente decorativo,
come pensava il Lippold, oppure sono dovute ad er-
rore od arbitrio del copista.

Più difficile è reintegrare esattamente il braccio
destro. Pei1 questo le statue meglio conservate sono la
Torlonia e la vaticana 251, nelle quali esso è antico
lino al polso, ma riconnesso da più frammenti e nella
seconda anche con qualche pezza, intermedia, che
rende dubbio il restauro. Ad ogni modo il movimento
doveva essere simile a quello del discoforo vaticano,
ma con l'avambraccio più accostato al tronco, come
prova l'esilità del rinforzo della statua vaticana: un
movimento insomma molto vicino, se non proprio iden-
tico, a quello del bronzo della Bibl. Naz. La mano do-
veva essere vuota.

Si aggiunge così un nuovo tipo statuario di discobolo
ai pochissimi già noti. Esso non ha nulla di comune
con il tipo disegnativo ed eminentemente, dinamico

H Helbig, Ftihm, P n. 824, i>. 213 sgg.: Br. Br. tay. 131 :
Wintcr, K. in B. 255, 4: Bulle, seh. M. tav. 64 e col. 106.

(2) 11 fatto che nel testo del Visconti è ricordato esplicita-
mente il discoforo della sala della liiga non ha valore di argo-
mento prò 0 contro la nostra affermazione, perchè, cosa poco
nota, ma della quale posso assicurare l'autenticità, quel testo
non fu redatto dal Visconti sulla cognizione diretta dei monu-
menti, ma da un archeologo allora giovanissimo e morto di re-
cente in alta e meritata lama, sulle side fotografie e senza nes-
suna indicazione dei restauri che erano slati eseguiti nei singoli
monumenti ! in tali condizioni era logico che egli pensasse al
discoforo della sala della Biga.

di Mirone (1), al quale amo accostare, perchè animati
dallo stesso spirito, un meraviglioso torso dell'Anti-
quarium del Celio (2) integrandolo con alcune gemme
che sembrano riprodurlo (3), un torso del Museo Tor-
lonia (4) pure integrato da alcune gemme (5), e la nota
erma Ludovisi (6), ma si accosta, al discoforo vati-
cano, che, malgrado varie e notevoli differenze, può
essere considerato una sua ripresa più recente, inter-
pretala, anche con sensibilità diversa. Questa evidente
dipendenza del discoforo vaticano da un'opera di Po-
licleto è certo un ottimo elemento in favore della sua
attribuzione a, Naucide, rimessa giustamente in campo
a proposilo della, scoperta della replica di Bocca della
Verità, che conservando la testa originale, ha. messo
da parte hi vecchia attribuzione ad Alcamene (7).

Nel discobolo di Policleto non vi è nulla che ri-
chiami il violento esercizio del lancio del disco ; que-
sto sta. ad indicare l'atleta conni discobolo e quindi
come pentathlos, ina la figura è il solito tipo Apollineo
stante e l'ermo, (piasi inerte, e perciò conviene chia-
marlo anch'esso con maggiore proprietà il «discoforo».
In certo (piai modo esso rientra nella categoria degli
atleti discoboli solo dal punto di vista, antiquario, non
da. quello artistico.

Nelle fonti non è ricordato un discoforo 0 discobolo
di Policleto, ma, naturalmente, questo latto non si
oppone all'attribuzione a Policleto e tanto meno alla
ricostruzione proposta. Anche l'atleta Wesimacott,
opera sicura del maestro (Cap. V), non è ricordato dalle
fonti letterarie.

Al tipo Odescalchi è stato avvicinato recentemente
l'Hermes delle Terme di Cirene (8), ma il raccosta-

ti) Br. Br. fcavv. 631-633 con testo di G. E. Rizzo (1911):
Winter, K. in lì. 252. i-r,: Bulle, sch. M. tav. 97-98 e col 186 sgg.:
Ducati, lig. 305 a p. 316.

(2) Helbig. Fuhrer, P a. 1025, p- 584.

(3) Furtwangler, antike Gemmen, tav. 44, 28 e 30.

(*) C. L. Visconti. Le iintsée Torlonia, Roma, 1884, n. 100,
p. 75 e tav. XXV

(5) Furtwangler, antike Gemmen, tav. 44, 31.

(») llelbig. Fiilnrr. P n. 1259, p. 98 sg. : Paribeni, Guida eie.
n. Hi, p. 63 sg.

(7) L. Mariani in Bull, comuni,, XXXIX (1911) p. 9? sgg.;
Helbig, Fuhrer P 11. L03.0, p. 586 sgg.: I. Sieveking, testo a
Br. Br. tavv. 182-685 (1920).

(8) E. Ghislanzoni in Not. arch. Min. Col, voi. II (1916). p. 90.
 
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