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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0292

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57;")

MONUMENTI POLlCLETEl

576

tronco clic inni fosse uri torso di Gortina : piccola
differenza analoga a quella notata, fra lo grandi e le
piccole repliche dell'Herakles (col. 518) è dovuta alle
esigenze di tecniche diverse.

Decisivo infine è l'esame delle proporzioni. Il torso
di Cortina, per quanto è possibile dedurre dalle foto-
grafie, prosenta lo stesso sistema di proporzioni della
statua Boboli, sistema diverso da quello di tutte le
altre statue policletee e simile solo a, quello del tipo
Odescalchi (col. 703), con il quale peraltro il rinforzo
al torace impedisco di confonderlo.

Si potrolilte osservare che un tempio di Apollo non
è il luogo piii adatto per una statua di Hermes, ma
basterà ricordare che nello stosso pronao, oltre alcuno
statue o frammenti di statua riferibili più o mono si-
curamente ad Apollo, furono trovate altre statue o
frammenti di Dioniso. Art emide e Afrodite. Anche
Hermes dunque poteva avervi un posto, ed è peccato
che sia andato perduto completamente il puntello
della statua, il quale forse avrebbe fornito un argo-
mento decisivo in proposito. Ma anche senza tali con-
fermo di dettaglio i fatti rilevati bastano a provare
olio il torso di Gortina, sicuramente policleteó e non
riferibile a nessuno (lenii altri tipi noti, ripete nel mo-
vimento delle «ambe e dolio braccia il motivo del bronzo
di Annecy e della statua Boboli. (piale possiamo sup-
porlo, detratto lo molteplici aggiunte. È dunque con
ogni probabilità una replica dell'Hermes di Policleto,
che ora possiamo ricostruire con piena sicurezza: il dio
coni plot a moni e nudo, stante sulla destra nella ponde-
razione tipica, la testa leggermente inclinata a destra,
il braccio sin. lungo il fianco con il caduceo appoggiato
alla spalla, il braccio destro piegato e portato alquanto
davanti al corpo con gesto oratorio.

*

* *

Si tratta di un Hermes kóyio? o àyoqóTog e viene
-ubilo alla niente l'Hermes Ludovisi (*), come ci per-
mette di ricostruirlo il Germanico del Louvre (2).
11 u'osto non esprime concentrazione come in questo,
è pili vicino a quello che vediamo in una celebro coppa

(') R. Paribeni, Guida Mus. Nazionale, Roma, 1920, n. 47,
p. 64 e tav. ; Helbig, FUhrer, IP, n. 1299, p. 94 sg. ; Bulle, sch.
M., tav. 44, col. 92 ; Br. Br. tav. 413 ; Winter, IL in B., 250, 4.

(2) Vedi nota 1, col. 519.

del British Museum firmata da Bryiros ma ad
ogni modo è chiaramente il presto oratorio : il movi-
mento delle dita nel bronzo di Annecy toglie ogni
dubbio. Nell'arte greca nessun sesto è vano e tanto
mono potrebbe esserlo in quella di Policleto.

Dell'Hermes di Policleto Plinio (N. H. 34, 55) dice
che «futi Lysimacheae » espressione che logicamente
fa, sottintendere come ai suoi tempi fosse a Roma.
In proposito la vecchia, ipotesi del Bursian (2) che que-
sta Lisimachia sia la più nota, quella del Chersoneso
tracio, dove la statua sarebbe stata trasportata, all'atto
della fondazione, da Ainos o da Cardia, che Lisimaco
spopolò e distrusse per favorire il sorgere della sua capi-
talo, si può dire sia passata in giudicato (3). Essa peraltro
è una pura ipot esi, alla (piale molto si può obbiettare.

Nè per Cardia, nò per Ainos, città per le quali il culto
di Hermes ci è tuttavia abbastanza, noto, risulta che
il dio vi fosse venerato come àyoQàToc quale appare
nella statua, di Policleto : l'Hermes è dello primissime
opere del maestro (col. 686sg.) e quindi è poco probabile
che <jià allora egli ricevesse una commissione da città
così remote, mentre tutta la sua attività giovanile è
strettamente limitata, al Peloponneso (4): la Lisimachia
tracia subì saccheggi e distruzioni da parte dei barbari
della, Tracia prima di cadere in potere dei Romani e
quindi non è credibile che questi vi trovassero ancora
un così vistoso simulacro di bronzo : infine non \Ti è
nessun ricordo di monumenti portati a Roma da quesla
lontana Lisimachia.

Ritengo di cogliere invoco il giusto supponendo si
tratti della Lisimachia etolica dove la statua sarebbe
stata portata da Pharai nell'Acaia (5). In favore di tale
ipotosi sono questi dati di fatto :

1. — Pharai è una dello pochissime città per le
(piali è attestato il culto di Hermes àyoQaìo;, che vi
aveva anzi importanza eccezionale (fi);

(l) Monumenti dell'Istituto, TX, tav. XLVI ; Rayet-Colli-
gnon Élite eeramogr. p. 1 :>T, tig. 77 ; Remach, rép. T, 1!':!.

(a) Allgemeine Encycl. I. LXXXII, p. 445. nota 52.

L'accolsero: Urlichs, Skopas1 Lében undWerke, p. t<)7:
Ch. Scerer, in Eoscher,s Lexikon, l, 2, p. 2409; M. Collignon, in
Gaz. <ì. heaux arts, XXX (1908) II, p. 12:!.

(4) Xenokles era del Menalo, Kyniskos di Mantinea e le loro
statue furono collocate ad Olimpia, il doriforo sembra sia stato
latin per Argo (col. 632).

(5) Non è il caso di pensare alla Lisimachia asiatica, alla
quale nessun altro indizio ci riconduce.

(6) Eitrem, in Pauly-Wissoioa's Encycl., p. 782.
 
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