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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0312

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MONUMENTI POLICLETEI

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tifurtwàngleriani. La prima, della quale il Furtwan-
gler fu appunto il sostenitore principale (1), e che si è
notevolmente affermata fra gli studiosi, attribuisce
il tipo capitolino a fresila per il confronto della testa
con il ritratto di Pericle e con le opere affini a questo,
il tipo Malici a Fidia per confronti generici con il pan-
neggio di alcune figure del Partenone, il tipo Berli-
nese a Policleto per il confronto con il doriforo e in
genere con le figure sicuramente policletee. La Pam-
philj, come si è detto, di solito è trascurata (a).

Al valore molto generico dei raffronti di panneggio
istituiti per il tipo Mattei abbiamo già accennato.
Anche il confronto della Capitolina con il Pericle, che
pure ha avuto seguito e Fortuna rari, è tutt'altro che
stringente : nella testa di quella non vi è nulla dell'aspra
rigidità del Pericle, il contorno inferiore ilei viso è
completamente diverso, la soffice ed elaborata ma a
dei suoi capelli contrasta nettamente con gli arcaici
ricciolini del ritratto, aderenti al cranio senza pla-
sticità.

La seconda corrente, clic ebbe inizio dal confronto
istituito da] Graf (3) fra l'amazzone Capitolina e il
diadumeno di Policleto, attribuisce a questi il tipo
Capitolino, mentre conserva il nome di Fidia pei'il tipo
Mattei. L'attribuzione del tipo Capitolino a Policleto
è ba ata sul confronto della testa con quella del dia-
dumeno di Madrid, del complesso della figura con l'a-
tleta Westmacott e sul fatto che l'amazzone Capito-
lina ha il vortice dei capelli simile a una specie di
fiore a cinque petali, quale appare effettivamente in
tutte le opere sicure di Policleto (4). A quest'ultimo
particolare, per il suo carattere secondario, non ap-
pari cente, dovuto più alle abitudini scolastiche che
all'elaborazione volontaria dell'artista, si è voluto tiare

(*) Furtwàngler, Meisterwerke, p. 286 sgg.

(-) A queste attribuzioni ritenni da ultima la Bieber, in
Jahrbuch, XXXIII (1018), p. 49 sgg.

P) B. Crai, in Jahrbuch, XII (1897), p. 82 sg.

(*) Si tenga presente tuttavia che questo tipo di vortice,
sembra esclusive delle sole figure virili e si trova anche in opere
inni di Policleto: Gardner, in Jowh. of heU. St. XXXIX (1919),
p. 73. Ad ogni modo, oltre l'articolo del Graf si veda: Kekulè,
49 beri. Winckelmannsprogr. p. 14: Mahler, Polyklet, p. 82 sgg. ;
Klein, Geschichte, II. 19(15, p. 161; Noack, op. cit., p. 147 sgg.
e p. 171, nota 4. Un insieme interessante di riproduzioni, che
sembra appoggiare questi confronti, è offerto dalle figg. 171-174
di Lbwy, Scultura greca, Torino. 1911. 11 Lowy peraltro appar-
tiene alla conente furtwàngleriana.

mollo valore, e dettagli di questo genere hanno in realtà
molto valore, ma nel caso speciale si deve osservare che
vortici consimili si trovano anche in altre opere del
V° sec. e anche di periodi notevolmente posteriori.

11 confronto con l'atleta Westmacott è completa-
mente illusorio. Nell'amazzone il braccio destro, al-
quanto sporgente, si appoggia a una lancia, dando alla
figura un equilibrio speciale, che la rende completamente
diversa dall'atleta Westmacott, nel (piale il braccio è
riportato verso la testa raccogliendo la figura in un'ar-
monica linea chiusa., in vivo contrasto con l'assenza
di un ritmo di contorno provocata nell'amazzone dalla
lancia e dal braccio scostalo. Ancora : nell'amazzone
il braccio sin. piegato ad angolo, con le sue linee e con
la sua ombra taglia quasi la figura in due parti, men-
tre nell'atleta Westmacott il braccio sin. pende inerte
confondendosi quasi con le linee, del fianco portante.
Insomma le due statue sono informate a concezioni
diametralmente opposte : nell'amazzone prevale la
ricerca dell'espressione, tli fronte alla quale la ricerca
di un flusso armonico di lince diventa secondaria, e lo
prova anche il panneggio massiccio, opaco e pesante;
nell'ai lei a Westmacott. invece, tutto mira a raggiun-
gere una linea di contorno chiusa, un ritmo armonico
di masse e di movimenti. L'amazzone Capitolina è la
negazione dell'arte policlctea.

Resta il confronto con la testa del diadumeno di
Madrid, che è realmente di qualche rilievo, ma tutta-
via si deve osservare che la testa dell'amazzone, te-
niamo presente la meravigliosa replica dei Conserva-
tori (figg. 44-45) ('), è lavorata a piani taglienti, men-
tre la testai del diadumeno è tutta delicatezza di piani
e di trapassi, differenze che trattandosi, nell'un caso
e nell'altro, di statue in bronzo, non sotto giustificate da
nessuna ragione tecnica e quindi hanno valore net-
tamente stilistico. Ma a mio pa rere un argomento è
decisivo per rigettare l'ipotesi del Crai': la lesta del-
l'amazzone può essere confrontata con il diadumeno,
non coti le altre opere di Policleto, quindi se fosse di
Policleto dovrebbe essere all'incirca contemporanea
del diadumeno e cioè, a un di presso, del 430-420 av. Cr.
(col. 688) periodo nel quale il suo panneggio sarebbe
un vero e inspiegabile anacronismo. Si aggiunga, che la
sua testa trova un buon riscontro, per quanto non

(!) Helbig, Fìihrer, I3, n. 949, p. 539.
 
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