Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

DOI Artikel:
Anti, Carlo: Monumenti policletei
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0337

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
MONUMENTI I'OLICLETEI

666

balzi improvvisi, di arrosti e anche di ritorni. Inoltre
gli apprezzamenti individuali sulla maggiore o minore
evoluzione di un motivo di chiasmo o di ritmo possono
essere erronei, e infatti lo stesso Mahler giudicava in
base ad una erronea impressione personale, quando af-
fermava essere il doriforo, per la sua splendida sempli-
cità, il frutto dell'arte matura di Policleto, mentre è una
delle sue prime opere (col. 687 sg.). In arte il più sem-
plice e quindi di solito il perfetto, nini è quasi mai alla
line di fina serie, ma molto vicini» al principio. Basta
studiare gli artisti moderni per convincersene e lo studio
formale dell'opera di Policleto dimostrerà come non
avvenisse diversamente anche in antico.

*
* *

Il fondare la cronologia relativa delle opere di un ar-
tista su dettagli cosi minuti «piali il trattamento dei
capelli e degli occhi, presupporrebbe come già risolto, e
favorevolmente, l'assillante problema della fedeltà delle
copie, mentre invece manchiamo di uno studio che
completi quello iniziato dal Furtwangler (1), quasi de-
bito d'onore a giustificazione dell'audace uso delle copie
da lui fatto nelle Meisterwerlce.

Occorrerebbe determinare la cronologia delle copie,
cercare quindi di riunirle in gruppi, corrispondenti al-
l'ingrosso ai laboratori da cui sono uscite, dimodoché,
fissata la maniera di ciascuno di questi, l'osse facile
epurare completamente le copie dagli elementi stilistici
aggiunti dal copista. Peraltro chiunque si faccia a con-
siderare questo problema, avverte che di contro al-
l'immenso sforzo, specialmente materiale, che esso ri-
chiede, sta la promessa di un risultato quasi negativo.

I copisti sono scultori («eclettici, senza abitudini sti-
listiche fortemente individuali, che riproducono invece
opere di potenti individualità artistiche e perciò sarà
sempre più facile e più sicuro il sistema attuale, di rico-
noscere comparativamente nella copia gli elementi stili-
stici proprii dell'individualità artistica, creatrice, scar-
tando quindi quelli che non risultano originali.

Inoltre in tutti i periodi le copie dovevano rispon-
dere n, scopi così diversi (culto, abbellimento di am-
bienti di lusso, decorazione di edilizi a grande altezza,

p) Ueber Statuenkopien ini Allertimi, in Abhandl. der buyer.
Alcad, XX, 3 (1897), p. 125 sgg.

collezioni di amatori d'arte) e soddisfare richieste
tanto differenti dal punto di vista economico, che si
può ammettere n priori che dello stesso laboratorio
sieno uscite copie dello stesso originale di valore estre-
mamente diverso. Così si dovrà sempre giudicare caso
per caso e cioè ricorrere a quegli svariati elementi, in
parte scientifici in parte empirici, che oggi sono la
base del giudizio e molti dei quali sarebbe difficile,
costringere in regole fisse generali, alcuni addirittura
impossibile, perchè meramente personali.

Anche i critcrii generali piii cori-enti sull'apprezza-
mento delle copie trovano una qualche negazione nel
nostro patrimonio monumentale.

È stato affermato, per esempio, che quanto più
celebre era l'originale, tanto piii è verosimile che il
copista abbia voluto essere fedele!1). Che così non
fosse è dimostrato dall'enorme divario che passa fra
copia e copia di due fra, le statue più frequentemente
riprodotte nell'antichità e quindi, presumibilmente,
anche piii celebri: il doriforo di Policleto e il satiro
in riposo attribuito a Prassi!eie (" ). Alcune infatti sono
così eccellenti da far perfino supporre dieci conservino
l'originale stesso, come è avvenuto per il torso pala-
tino del satiro in riposo (3), altre sono (pianto di piii
dozzinale e di più insignificante ci lui tramandato
l'antichità. E logico infatti che nella copia delle opere
piii richieste sia facilmente subentrala, la routim anche
perchè erano queste le opere preferite per scopi pura-
mente decorativi. Quindi si è certo molto più vicini
al vero affemando il contrario di quanto comunemente
si afferma, che cioè «tanto meno celebre era l'originale
e tanto più fedeli si possono ritenere le copie ». E pro-
babile infatti che le copie di opere secondarie o meno
note l'ossero richieste solo da amatori, per scopi nei
quali il criterio storico-artistico prevaleva, e die
perciò si saranno certo preoccupati della fedeltà della
copia.

Ancora si potrebbe ritenere die l'apparire su una
copia della firma di un artista che sappiamo non e.-

(!) Kopp, Archàologie, III, p. 102.

(2) Vedi nota 3. cnl. 545. Ciò a pai'te il fatto che proprio
delle due opere più celebri dell'antichità, la Parthenos e lo Zeus
olimpico di Fidia, non abbiamo nessuna copia fedele, lai io clic
dipende dall'impossibilità di calcarle e quindi di riprodurle mec-
canicamente (col. 039 sg.).

(3) 13r. Br. tav. 126-127; Ducati, Arte classica, p. 473;
H. Brunii, in Deutsche Himdschau, 1882, p. 200.
 
Annotationen