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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0338

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MONUMENTI POLICLETEI

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sere l'autore dell'originale, sia indizio di maggiore li-
bertà. Ma di contro all'Heraldes di Glicone (M e al-
l'Àthena <li Antiochos (2), clic sembrami giustificare
questa opinione, stanno l'erma di Apollonio (3) e l'amaz-
zone di Sosiclc, se questo è ii mime dello scultore e1),
per le quali sembra quasi clic il copista abbia voluto
mettere il sua nome, fiero della fedeltà raggiunta.

Si afferma in generale che le enne riproducenti teste
di statue celebri sono poco fedeli perchè avevano scopo
puramente decorativo. Ciò è verissimo in via di massima,
ma l'erma di Apollonio, liste ricordata, nella quale
abbiamo certo la copia pili bella e più fedele della testa
del doriforo, sta a dimostrare che anche il contrario
era possibile.

Dunque per il giudizio delle copie non sono possi-
bili regole fisse. Si può giudicare solo caso per caso,
(piasi più per via empirica che per via scientifica. Sta-
bilito, in base a criterii comparativi e stilistici, che una
statua è una copia e non una variazione (5), dedotti in
base a criterii tecnici, integrati sempre da criterii sti-
listici, i particolari aggiunti dal copista (puntelli, attri-
buti, elementi di panneggio), si può ritenere che la
copia è fedele così nel complesso come nei dettagli e
saranno ancora i criterii stilistici e la pratica delle scul-
ture antiche, che. confrontando fra loro più copie,
daranno il miglior giudizio sul grado di fedeltà.

Questo naturalmente vale solo pei' le riproduzioni
che possiamo presumere di grandezza uguale all'origi-
nale. Quando invece si tratta di colossi riprodotti in

(') Vedi nota 1, col. 541.
('-) Vedi unta 4 c(il. 618.

Sogliano,in Guida Ruesch, ri.854,p.212; tir. Br.tav.336;
Bulle, d. neh. M.. col. 471 e tav. 203; Winter, A', in B.. 257,6-7.
(*) Vedi nota 1. col. 602.

(6) II Kalkmann, Prop. des Gesichtes, Berlin, 1893, p. 18 sg.
sostiene che quando si hanno copie nelle presumibili proporzioni
dell'originale non è inai il caso di parlare di « variazione », ma si
tratta sempre ili copie meccaniche ». L'asserzione è certo un
po' assoluta. La copia meccanica del complesso della figura non
esclude la possibilità di mutamenti, anche notevoli, nell'abbi-
gliamento, negli attributi, nel movimento della testa e della
estremità, per adattale la ligula a un soggetto diverso o ad una
speciale collocazione. Si confronti, per esempio, l'Athena Giusti-
niani del Braccio Nuovo: vedi noia 1, col. 612, con quella simile
del Capitolino : H. Stuart Jones, Capitolin-Catalogue, p. 103 sgg.
n. 29 e tav. 20 e con quella detta di l'orto al Museo Torloiua :
C. L. Visconti, Les monujnents du Musée Torlonia, Roma 18*4,
n. 183, p. 137sg. ; l'Hera Barberini: fielbig, Fiihrer, l3, ti.-295sg. ;
Br. Br. tav. 4!i2: Winter, K. in 11. 282,7; con l'Hygieia di Ostia
ora a f'assel : Roscher's, Lcxikon, I, 2 (1886-90), tig. alla col. 2790.

misure ridotte, anche se notevoli, oppure di riduzioni
a scala molto piccola, il criterio cambia: possiamo rite-
nere che l'imitazione sia sempre molto vicina all'ori-
ginale nel motivo e anche nei particolari della, composi-
zione, ma non dobbiamo illuderci di poter sfruttare
queste copie dal punto di vista stilistico, appunto per-
chè lo stile è in gran parte il risultato di un sistema,
incosciente di proporzioni, che la semplice riduzione
in scala, basta a turbare profondamente. La statuetta
Barracco dell'Herakles policleteo è un esempio istrut-
tivo (figg. 1 e 2): essa infatti dimostra (pianto sia
mutato stilisticamente l'aspetto della testa, malgrado
l'evidente sforzo del copista, di essere fedele all'origi-
nale, perfino nei dettagli della capigliatura.

Sul valore delle copie sono stati dati giudizi sfavore-
volissimi, ma le stesse critiche, di cui più recente e più
accanito banditore è stato il Deonna (/), dimostrano
cium' non manchino i criteri per riconoscere le copie
infedeli e per depurare le meno infedeli dagli elementi
spuri. Ad ogni modo per ricostruire la storia dell'arte
greca, se non vogliamo limitarci, salvo qualche ecce-
zione, alle sculture decorative e alle sculture dozzi-
nali, dobbiamo inevitabilmente servirci delle copie,
uè possiamo superare le gravi difficoltà che esse presen-
tano, negandole semplicisticamente.

Venendo ora a (pianto specialmente interessa, l'im-
piego di minuti criterii formali nella datazione relativa
delle opere di un artista, le l'J repliche della testa del
doriforo dimostrano :

a) che nelle copie accurate la fedeltà si spinge
fino ai più minuti dettagli della testa, occhi ecapiglia-
I ura compresi ;

h) che di questa è resa fedelmente non solo la
Eorma e la, disposizione delle ciocche, ma anche la pla-
sticità (basti confrontare le migliori repliche mar-
moree con l'ernia, in bronzo di Apollonio);

e) che le copie meno fedeli si rivelano tali, indipen-
dentemente dall'indagine comparativa,, anche per l'ap-
parire di indizi varii (lavoro dozzinale, adattamento
ad ernia per scopo decorativo, elementi stilistici evi-
dentemente estranei, età).

Delle I!) repliche della testa, del doriforo almeno
quindici concordano in ogni dettaglio della capiglia-
tura, degli occhi e delle altre parti del viso e, come più

(i) W. Deonna, VArcheologie etc. I (1912), p. 318 sgg.
 
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