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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0347

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car,

MONUMENTI POUf'T/F.TF.I

GR6

quale è scomparsa la ponderazione caratteristica
(col. 637). È molto probabile quindi che il diadu-
meno, il quale la conserva ancora, sia anteriore al 420.

Se F Hera segue il diadumeno, la notevole maggiore
semplicità che mostra l'amazzone nel modellato delle
arcate sopraorbitarie induce a credere che questa
invece lo preceda. D'altra parte il tipo di occhio carat-
teristico di queste tre opere, il panneggio e l'espres-
sione patetica dell'amazzone (col. 771 sg.), le sue rela-
zioni con le amazzoni di Fidia e di Crcsila, la delica-
tezza di modellato nel viso e nel corpo del diadumeno,
il soggetto e la tecnica dell'Hera, sono tutti elementi
che evidentemente ripetono la loro origine dal contatto
avuto da Policleto con l'arte attica. Anche per l'Amaz-
zone siamo dunque dopo il 435, anno probabile della
permanenza di Policleto in Atene, anzi, date le mol-
teplici e immediate relazioni dell'Amazzone stessa con
l'ambiente attico, forse molto vicino a quell'anno.

Si potrebbe infino notare che tanto nell'Amazzone
quanto noli'Hera la palpebra inferiore è alquanto
sporgente e rovesciata all'infuori. ma probabilmente
non si tratta di uno sviluppo formale ulteriore, bensì
di una semplice risorsa tecnica per ottenere ombra
sotto la palpebra inferiore e dovuta al materiale ebur-
neo nell' Hera, alla posizione leggermente rovesciata
della testa nell'Amazzone.

*

* *

Meno facile è cogliere qualche differenza nel trat-
tamento anatomico del resto del corpo. Si era creduto
di trovare un criterio cronologico nell'essere o non
essere indicate le vene (1), ma queste appaiono in qual-
che copia di tutti i tipi, daH'Odoscalchi al diadumeno,
e quindi la loro mancanza nelle altre repliche deve es-
sere imputata esclusivamente al copista (2).

H discoforo sembra invece distinguersi dagli altri per
una maggiore severità nel trattamento anatomico. La
linea alba conserva ancora una qualche rigidità, molto

C1) Furtwiingler, Meisterwerlce, p. 418 e passim.

(2) Conio <" nulo la tradizione stessa: Plinio, .V. //. XXIV,59,
attribuisco a Pitagora il merito di aver espresso per primo le
vene. A parte che anche questa « invenzione » sarà stata il frutto
di tentativi d'origine diversa, si può ad ogni modo ritenere per
certo che ai tempi di Policleto la riproduzione delle vene era
oramai nota a tutte le scuole artistiche greche.

marcata, per esempio, nel torso Colonna (fig. 25) ;
i muscoli grandi obliqui non si contraggono sui fianchi
nel modo che in seguito sarà tipico delle opere di
Policleto : anche i muscoli intorno alla rotula della
gamba portante non sono marcati fortemente. Tali pe-
culiarità in parte dipendono dal fatto che, mancando
nel tipo il motivo dell'« uno erure », la gravitazione sulla
gamba portante è meno accentuata e il chiasmo fra le
varie membra meno sviluppato, ma, per quanto la di-
versa ponderazione abbia potuto influire, non basta
a spiegare tanta differenza di sviluppo. La statua vati-
cina 392 e più ancora il torso Colonna mostrano troppo
evidente il ricordo di una qualche rigidezza arcaica.

Un'analisi dell'Hermes dal punto di vista anatomico
è difficile, perchè la statua Boboli è sospetta date le
molte variazioni e il torso di Gortina mi è noto solo
in mediocri riproduzioni (r). Il bronzo di Annecy pel-
le proporzioni mutate e per la sua stessa natura, non
può essere utilizzato da questo punto di vista, sebbene
nel trattamento generale sembri concordare con le
altre due repliche. Tuttavia in queste e specialmente
nel torso di Gortina la linea alba, pur non avendo la
rigidità del torso Colonna, è forse un po' meno inflessa
che nel doriforo, certo la contrazione del grande
obliquo sui fianchi è notevolmente più debole (2).
Avremmo dunque uno stadio intermedio fra disco-
foro e doriforo.

Fra questo e FHerakles non si colgono differenze
sensibili. L'atleta Westmacott male si presta ad un
confronto. Il diadumeno invece anche per questo ri-
spetto rappresenta uno stadio più evoluto. La sua
linea alba fortemente inflessa e i fianchi marcatissimi
segnano il massimo raggiunto da questo processo evo-
lutivo. Fra il torso Colonna e il diadumeno, in qua-
lunque delle sue repliche, è una distanza fortissima,
che le altre opere colmano come stadii intermedii.

*

* *

Un cumulo di indizi di varia natura, alcuni molto
evidenti e quindi sicuri, altri più lievi o resi incerti dal
fatto che disponiamo di sole copie, porta dunque a

(!) Man. Lincei, XVIII (1907), figg. 32-33, col. 253 sg.
(2) Le ginocchia mancano nelle repliche marmoree. Nel
bronzo di Annecy non pare che il modellato sia molto forte.
 
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