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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0350

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691

MONUMENTI POLIClETEÌ

692

Si può presumere che anche il torso in basalto di
doriforo agli Uffizi rappresenti uno sforzo di avvici-
narsi, per quanto possibile, all'originale e infatti esso
eccelle sópra tulio le altre copie per accuratezza e
dettaglio, ma dove essere egualmente ancora molto lon-
tano da quello. Anche il freddo marmo lucente contra-
sta con l'impressione morbida e calda che doveva ren-
dere il bronzo

La notizia di Plinio (N. H. XXXVI, 9) che Poli-
cleto per il bronzo preferì la lega osmotica, mentre Mi-
rane preferiva la deliaci e avrebbe gareggiato con lui
in proposito, ci conferma l'importanza che il maestro
annetteva al lato tecnico delle sue opere.

CAPI T OLD X I.
2TMMETPIA.

L'aver Policleto scritto un volume cui aveva dato
il tìtolo di « Canone » (2) e l'avere gli antichi dato lo
stesso nome al doriforo (8), ha aperto la via alle
misurazioni di questa statua. I pas^i di Vitruvio nei
quali si accenna alle proporzioni del corpo umano (4),
un probabile frammento del volume di Policleto, nel
quale si parla della relazione di proporzioni esistente
fra dita e mano, mano e braccia, ole. (6), accostato ad un
altro di Galeno (*) e l'-analogia con l'architettura, dove
una, parte dell'edifìcio serve di modulo a tutto il resto,
hanno l'atto supporre che anche nel sistema di Poli-
cleto l'unità di misura fosse rappresentata da un'unica
determinata parte del corpo (7). Essendo poi nota,
fra le altre opere del maestro, quella in cui si può rite-
nere che il canone scritto abbia avuti) la più completa

(*) .Meno die meno possiamo illuderci di rinnovare in qual-
che modo quest'impressione mascherando da bronzo il calco
in gesso di una copia in marino : il calco in gesso, che alle volte
nel suo candore neutrale aggiunge bellezza alle copie romane,
se bronzato diventa goffo e disgustante : il dettaglio scadente
che sfuggiva o era sopportabile nel marmo, diventa urtante e
insoffribile sotto l'apparenza del bronzo.

(2) Galeno, de pitie. Tlipp. et Vini. 5 ; Luciano, de saltai. 75.

(■■>) Plinio, N. IL, XXXIV, 55 ; Cic. Brut. 80, 21)0 ; Quinti!.
Instit. orat., V, 12, 21.

(*) Vitruvio, de architectura, I, 2, p. 12 ; III, 1, p, G5.

(') Diels, die Fragmente. (ter Vorsolcratiker, Berlino, 1900,
p. 228. -

(6) Galeno, de Temperamentis, I, 9.

(7) Dici, de TAcad. des heaux Aris, Parigi, 1807,, s. v. «Canora».

estrinsecazione, si è pensato che bastava scoprire l'u-
nità, di misura del doriforo, per sperare di ricostruire
l'intero sistema, almeno nelle sue linee generali. Da
questo al pensare che il « Canone » di Policleto fosse
esclusivamente o quasi una nuda teoria, di proporzioni,
il passo era breve e la relativa, uniformità delle sue
figure ribadì tale convinzione.

Sid presunto passo del « Canone » e su quello di
Galeno si fonda il Guillaume, che considera unità base
il dattilo naturale, con suoi multipli la larghezza del
palmo all'origine delle dita, e la lunghezza del piede.
Effettivamente alcune delle equazioni stabilite dal
Guillaume per il doriforo sono evidenti e sicure
ma le altre o non sono esatte (.2) o sono prese su punti
che non hanno chiara relazione fra di loro o sono così
vaghi che sarebbe facile farvi corrispondere anche
altre unità di misura (3).

Per tacere di altri tentativi meno importanti (4)
occorre ricordare quello del Furtwangler, che identi-
ficava altre equazioni aventi per base il piede (8), ma
rilevava d'altra parte che il piede non serve a misurare
le parti principali della figura e stabiliva infine l'equa-
zione : altezza della testa—distanza delle mammelle,
segnalandone l'importanza per la misurazione delle
figure policletee.

Quest'ultima unità di misura, il cui uso è ovvio per
analogia sia con i canoni tramandatici da Vitruvio e dalla

f1) K.Guillaume, le doriphore du Musèe de Naple (1881), in
Études d'art. Parigi, 1888, p. 4!!? sgg.

3 palmi = piede

4 . » = dalla prima falange del medio al gomito
4 » — dal gomito al sommo della spalla.

(2) Guillaume, 1. cit. :

2 palmi = altezza della faccia
0 » = gamba

3 » — altezza della testa (nella sola statua di
Napoli per deformità casuale della copia).

(3) Così le equazioni: Guillaume, 1. cit.:

0 palmi = rotula-ombelico
0 » — : ombelico-fori orecchi
2 » = lunghezza mano
2 » = pettorali-ombelico

2 » = ombelico-basso ventre.

(*) E. Gebhart, in Daremberg-Saglio, s. v. < ('numi » p. 891 sg.;
Petersen in Bull. Coni. XVIII (1890), p. 193: A. Megret. Étude
sur leu canon* de Polyclète, Parigi, 1892.

(5) 50 beri. Wincltelmannsprogr. p. 142 sg. :

3 piedi = cocuzzolo testa-base del pene
3 piedi = base del pene-plinto

e perciò la base del pene risulta essere giusto a metà altezza
della figura.
 
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