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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0353

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697

MONUMENTI POLICLETEI

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cEq/irjV£Ìa ZwyQcupixfjs f1) sia con le abitudini
degli artisti moderni, è effettivamente quella che sem-
bra, adattarsi meglio di ogni altra alle figure di Poli-
cleto e In vedremo in seguito; ma le sicure applicazioni
che trova, anche il palmo e quindi il piede non ci per-
nici Inno di escludere questa unità, che d'altra parte
ha in suo favore la testimonianza di uno dei raris-
simi [rammenti del «Canone)' giunti a noi. Le ligure
di Policleto non sono costruite con una sola unità di
misura, ma su due almeno, ciò che non deve stupire:
lo stesso Vitruvio (2) per i corpi umani, non pone,
una unica unità di misura come per gli edifici. Può
darsi che per alcune membra fosso usata un'unità, per
altre un'unità diversa ed è anche probabile che l'uso
dell'una si intrecciasse con quello dell'altra: se, nei
passi del « Canone » che ci sono noti si accenna soltanto
alla simmetria del dattilo con il resto del colpo, è un
caso fortuito. L'argomento ex silentio non ha valore
(piando di un'opera intera rimangono tre frammenti
minimi.

Piuttosto dobbiamo domandarci se il « Canone »
fosse davvero la semplice codificazione di un sistema di
proporzioni, irto di cifre e di tabelle come gli scritti
di un antropologo o anche di qualche archeologo mo-
derno, o non l'osse piuttosto uno scritto ben più elevato,
nel quale lo studio della « Simmetria » poteva avere
l'ampia parte che si conviene alla materia e (piale com-
portava il pensiero greco informato al concetto della
fiijàsv àycci1 (3) frutto naturale della corrente specula-
tiva Pitagorica (*), senza peralt ro degenerare nelle esa-
gerazioni puramente concettuali dei numeri; un'opera,
insomma, non tanto scientifico-matematica, quanto
filosofica, e più propriamente estetica. Forse non del
tutto ingiustamente è stato affermato che il Canone di
Policleto è stato il primo sistema estetico (5).

Nel V sec. gli stessi filosofi non avevano ancora chia-
rito i concetti di « arte » e di « bello », erano cioè ancora

(') S. G. Schafer, dai Haìidbuch der Muterei vom Berge Athos,
Treviri, 1855, p. 82.

(2) Vitruvio, de archifectum, UT. I, p. (io; vedi in proposito
Kallimann, Proport. des Ges., p. 9 sgg.

(:ì) La derivazione del sistema policleteo da questo con-
cetto è svolto specialmente dal Lange, Dar steli in nj des Menschen,
1>. 207 sgg.

(4) Uiels, in ardi. Anzeiger IV (1889), p. 10,

(5) L questo il concetto del Brising, Images classiques, Stoc-
colma, 1913, p. 170, il quale peraltro fa egualmente troppa parte
al lato matematico della teoria policletea.

lauto lontani dal formulareiprincipi] Eondamentali del-
l'estetica, die allora un artista non può aver scritto che
un'opera puramente empirica. È probabile tuttavia die
in essa, accanto all'immancabile concetto dell'imitazione
della natura, comune a (piasi tutte le teorie dell'arte
dell'antichità e accanto a una teorica delle proporzioni
del corpo umano e cioè della « simmetria », avessero
qualche sviluppo i concetti dell' « armonia » o del giusto
collegamento delle parti del corpo umano e dell'« eu-
ritmia» o della loro bella disposizione. Questi infatti,
come vedremo nei capitoli seguenti, erano i principi
che Policleto aveva dedotto dalla tradizione artistica
della scuola argiva, formulandoli in problemi precisi,
che si era sforzato di risolvere via via con forme sem-
pre più definite. Inteso in questo senso e con queste
limitazioni possiamo riconoscere effettivamente nei
« Canone » il primo sistema di estetica.

I tre consueti frammenti non ostano a questa conce-
zione (1). Sono cosi esigui, cosi staccati, isolali anzi in
un vuoto desolante, che possono significare (pianto più
pare o piace. In essi è vero <i insiste sul concetto della
simmetria, che tuttavia è concetto altamente filosofico,
ma d'altra parte è affermata la sovranità indiscussa del-
l'atto creativo, del momento in cui l'artista mette le mani
nella crei a. su qualsiasi regola, su qualsiasi sistema pre-
parato. Nè possono indurre in errore i non meno con-
sueti esempi di Leonardo, di Michelangelo, del Cennini,
liei I liner : in questi la ricerca del canone non è un feno-
meno artistico spontaneo, ma una manifestazione uma-
nistica, che rientra nella forma di pensiero del tempo e
che partendo ibi premesse antiche più o meno fondate
giunge a creazioni, general mente genialissime, ma colle-
gate con l'antichità dalla buona, intenzione degli artisti
e non più (2). I canoni di quegli artisti del rinascimento
sono probabilmente più lontani dal rispecchiare ilCanone

(*) Plut. de profect. viri. 17, p. 86 A; Plot., quaest. conviv.,
11,3, 2. i). 636 C: « yaXe7iiùxaxoi> aiitav rò 'égyov, otav iv
òwyi 6 mjiòs yévtjtm » = 11. Diels dit Fragmente der Vorsokra-
tiker, I, Berlino, 1906, p. 229.— Philo, mechan., fV, I. j>. 49, 20:
e rò si' ntxQù [uxgòv dià noM.G)i> àoi!tfxG>i> yivtxca ---- Diels,
Vorsokratiker, p. 22!». — Calca., de pine. Hipp. vi l'hit. V, p. -124. u
(.Milli.) ... rò ...xéXXos oix èv t»J x(ì>v axoi%ei(ov. ùXì.à èv rfj
r(i>v {ioqÌwv avfÀfiEiQtu ovvioxaoUai voui^u ^Chrysippos], ifax-
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xXsliov Kdvovi, yéyqaniui — Diels. op. e il., p. 228.

(2) Perla derivazione di Leonardo vedi: Kalkmann. Prop.
des Ges., p. 11 sg.
 
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