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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0359

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709

MONUMENTI rOLICLETEI

710

capitolo xii.
'APMOjS'IA.

Altro vanto riconosciuto dell'arte di Policleto era
la nuova ponderazione, V«uno crure insistere» proprio
di lullc le sue opere. Il peso del corpo, anziché gravi-
tare piìi o meno egualmente su ambedue le gambe,
è Sopportato da una sola, mentre l'altra, piegata e por-
tata indietro, tocca il suolo con alcune dita soltanto (1).
È sialo rilevato che questa ponderazione se non è del
tutto irreale è per lo meno eccezionale per una figura
ferma. Da ciò dobbiamo dedurre che Policleto nel-
!'a,dottarla non fu guidato dall'intento naturalistico di
dare alle sue figure un'attitudine meglio rispondente
alla, posizione di riposo e in realtà l'analisi degli effetti
prodotti dalla nuova ponderazione mostra che suo
scopo principale era di suscitare, specialmente nel
torso, un forte giuoco di contrazioni e di stiramenti
di muscoli, il (piale mettesse in evidenza la relazione,
il collegamento, YàquorCu delle varie membra, scio-
gliendo completamente le ligure da ogni rigidezza ar-
caica.

Superato il problema della giusta proporzione delle
membra, primo dei problemi estetici affrontati dall'arte
dopo conquistati i mezzi tecnici, si presentava natural-
mente quello della giusta relazione delle membra, in-
torno al quale si affaticarono infatti le due generazioni
di artisti, che stanno Ira l'Apollo di Piombino e l'Apollo
dell'Omphalos.

Perchè la giusta relazione delle membra, l'armonia
della figura, acquistasse tutta l'evidenza necessaria
assurgendo ad elemento estetico di prim'ordine, era
necessario, in certo qua! modo, forzare il motivo. A ciò
non bastando la ponderazione prepolicletea, che, pur
preponderando su una delle gambe, distribuisce parte

f1) La leena dello Hauser, Jahr<>,shefte, XII (1909), p. 114sgg.
che «uno crurc insìstere* debba essere inteso alla lettera o si
debba vederne un esempio, sia pure senza nessuna, relaziono stili-
stica i Mauser, ibnì. p. 116 e Bull. Con. Hell. XXXVI (1914)
p. 379 sg.) nel pancraziaste di Autun: ibid., lig. 03, p. 117 c
nota 15 a p. 115, va annoverata fra gli errori strani in cui alle
volte possono cadere anche scienziati di primo ordine. Contro di
essa vedere fra gli altri : Lechat, h'ev. des études ano. 1910, p. 141 :
Deonna, I' irchéologie e te, I (1912), p. 384; J. Six, in Bull Corr.
Neil. XXXVH (1913) p. 374. nota 6.

del peso del torso anche sull'altra, Policleto fece ri-
corso alla nuova ponderazione, nella (piale il peso del
torso è sostenuto quasi esclusivamente da una sola
gamba. 11 problema di equilibrio non era dunque linea
se, stesso (gli artisti che mettevano in primo piano
siffatti problemi varino ricercati in tutt'altro ambiente),
non era dedalo da, preoccupazioni naturalistiche, ma era
un semplice mezzo per mettere in maggiore rilievo
VàQ/xovi'a della figura.

La nuova ponderazione era la, principale caratteri-
stica che gli riconoscevano vii antichi, essa è stata uno
dei criteri] più sicuri per identificarne le opere, egli ar-
cheologi convengono che è la novità più ricca di con-
seguenze introdotta, da Policleto nell'arte. Data la sua
l'unzione, il doriforo prende posto al vertice della sene
di Apollini che dalle origini lino al V sec. segnano il
lento calumino dell'arte greca nella rappresentazione
della, figura stante.

Ma Policleto deve essere considerato il coronatore
dell'opera dei maestri arcaici in senso più preciso.
La successione delle sue opere, quale ora ci è nota, mo-
stra come egli abbia assolto questo compito in due
fasi ben distinte: una prima con la ponderazione tradi-
zionale, una seconda con la nuova ponderazione, V«Uno
crure insistere » (1).

Della prima, fase, la giovanile, ci è conservata una
sola opera, il discoforo, il quale tuttavia ci deve rap-
presentare una notevole parte della produzione arti-
stica di Policleto perchè possiamo riferire con sicurezza
o per lo meno con grande probabilità alla sua giovi-
nezza anche un'altra opera con le stesse caratteristiche,
la statua di Xenokles, attestala da, timi base di Olimpia
(coli. 653 sgg. e 731). Data questa particolare impor-
tanza del discoforo conviene lumeggiarne meglio la
posizione, rispetto alla nota serie degli Apollini per
far risultar chiaro il giusto valore di questa prima fase
dell'arte di Policleto.

* *

È convenuto che la serie di figure virili, dai kouroi
dedalici al doriforo, nelle quali si sono volute ricono-
scere le tappe successive raggiunte dall'arte greca

(!) Prescindiamo in questo caso dalla ponderazione del
Pythokles (coli. 637 e 733 sg.) che rappresenta una evoluzione
ulteriore verificatasi (piando Policleto aveva oramai superato il
problema deli'ópiuo»'(a.
 
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