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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0360

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711

MONUMENTI POLICLETEI

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nel rendere la figura stante, rappresenta una serie
più morfologica che cronologica, composta con opere ili
scuole disparale ('). La loro genericità, per cui le figure
di mortali e di ninni spesso si confondono, e la perdita
quasi costante degli attributi, oppongono enonni diffi-
coltà alla loro identificazione con opere di maestri de-
terminati. Per giungere a qualche risultato converrà
identificare le opere stilisticamente affini ai più im-
portanti di questi monumenti e dà esse sperare la luce
sul centro artistico che li ha prodótti e su una più sicura
cronologia. È questo tuttora uno dei problemi fonda-
mentali per la storia .dell'arte greca nella prima metà
del V sec. av. Cr.

La serie dei cosidetti Apollini mostra del resto molto
chiaramente la propria eterogeneità con il contrasto
che spesso si nota in essi e fra di essi, fra rigidità del
corpo e aspetto evoluto della, testa ò viceversa, con-
trasto che impedisce assolutamente di riconoscervi una
serie evolutiva di regolarità anche limitata. Ma appunto
questi contrasti possono, a mio parere, fornire un cri-
terio che permetta una prima, divisione, grossolana
ma sicura, in due gruppi. Da poco prima del 480 (2) a
poco dopo il 460 av. Cr. (8) gli scultori di ligure stanti,
oltre la ricerca di un migliore canone di proporzioni e
di un migliore trattamento anatomico delle singole
parti del corpo, si pongono sempre un terzo problema
non meno importante di quelli: il raccordare la strut-
tura del torso alla diversa, funzione delle gambe, la
portante e la piegata. È un processo di vivificazione,
quasi di sgelamento del torso, che si inizia con il torso
Amelung (4) e si compie con il doriforo.

A questo problema del chiasmo Ira spalle e fianchi
vengono date due soluzioni opposte: o le spalle seguono
il movimento dei fianchi e al fianco più alto, quello
della gamba pollante, corrisponde la spalla più alta, op-
pure l'inclinazione delle spalle è inversa di quella dei
fianchi e la spalla più alta corrisponde al fianco abbas-
sato, cioè a quello della gamba piegata. Non occorre
rilevare che la soluzione secondo natura 6 quest'ul-

(') Lechat, Phidias, p. 30.

(2) Questa data è fornita dall'efebo dell'Acropoli : Dickins,
Akropol-Caialogiie, p. 264. sgg., n. 698 e dal torso Amelung:
Neue JahrMcher, 1915, I, voi. XXXV, 2, p. 83 sgg. e tav.

(3) Data fornita dalla baso di Xenokles: Olympia,V, Inschrif-
ten, n. 164, p. 283 sgg. e quindi dal discoforo. Vedi in proposito
col. 731.

(4) Vedi nota 2.

ti ma soltanto, ma appunto la circostanza che l una,
pur essendo erronea, si trova in statue per altri rispetti
eccellentissime, dimostra che non si tratta di caso
fortuito, ma di una, tradizione scolastica fortemente
radicata.

Limitandoci ai monumenti più significativi, tro-
viamo la, prima nell'efebo dell'acropoli nell'atleta
Albani (3), nell'Apollo di Cassel (3), nell'Apollo del Te-
vere ( ') e nel cosidetto Adone del Gabinetto delle Ma-
schere (5j. La, seconda si riscontra invece in un numero
maggiore di opere, raggruppabili rispettivamente in-
torno all'Apòllo dell'Omphalos, alla figura di Stephanos
e all'Apollo di Pompei.

Caratteristica, del primo gruppo è che, con l'er-
ronea interpretazione della, natura nel chiasmo fra spalle
e fianchi, che dà a tutte le ligure un aspetto rigido e
talvolta anche disarmonico, contrasta una, profonda
caratterizzazione delle leste, 'l'ulti gli indizi offerti (bilie
singole statue dicono che, largamente, deve essere riferito
ad Atene cui ben si adatta, un sil't'at to indirizzo espressio-
nistico : l'efebo proviene dall'Acropoli, dell'atleta Al-
bani sono stati messi in rilievo i caratteri mironiani e
eresilei gli Apolliui di Cassel e del Tevere hanno tro-
vato sempre i migliori riscontri nell'ambiente attico (7).
È interessante notare come questa erronea tradizione
scolastica influisca nell'ambiente attico anche in seguito,
(piando gli esempi e i contatti con l'indirizzo artistico
opposto avrebbero dovuto correggerla,. Le ligure stanti

(') Vedi nota 2, col. 711.

(-) Mclbig, Fuhrer, IP, n. 1823, p. 297 sg.; Eimelaufn.,
101)0- (092.

(3) M. Bieber, in Br. Br. tavv. (1711-677 c testo relativo (1915),
ivi tutta la letteratura anteriore. Bulle, (/. se//. Af. Ilg. 47 alla,
col. 208; Winter, A', in II., 324. 3.

(*) Paribeni, Guida Museo Naz., Roma. 1920, n. •! 15. p. 143;
Helbig, Fuhrer, 113, n. 1336, p. 122 sgg. ; Br. Br. tav. 462 : Win-
ter, K. in lì.. 234. 1; Ducati, Arte classica, p. 314 e fig. 304.

(5) Amelung, vaticanisehes Museum, II. 1908, n. 443, p. 719
sgg. i' tav. 76; Helbig, Fuhrer, l3, n. 254, p. 164 sgg. ; Br. Br.
tav. 434; Bulle, d. seh. M., col. IO!) e. tav. 56.

(") Poco importa che lo stile cresileo fissato dal Furtwiingler
sia Cresila o no, si tratta ad ogni modo di stile attico.

(7) 11 Klein, Geschiihte, I, 1904, p. 403 sg. attribuì l'Apollo
di Cassel a Pitagora di Reggio, ina tale attribuzione fondata sul
confronto con il Perseo dell'Antiquarium e sull'identificazione
di questo con il Perseo di Pitagora, merita di essere meglio pio
vata. Nelle opere attribuito dal Klein a Pitagora mancherebbe
proprio quel «ritmo» che ora caratteristico del maestro oche
pare consistesse appunto nel chiasmo sviluppato delle membra.
Anche la Bieber, in Br. Br. testo alle tavv. 676-677 (1913) nega
tale attribuzione e insisto nel carattere attico della statua.
 
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