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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0363

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MONUMENTI POT,TCT,ETF.T

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ogni probabilità devo trattarsi di uno sviluppo paral-
lelo, che, se fossero dimostrabili le attribuzioni del
Frixos e dell'Herakles, sarebbe molto vicino a quello di
Policleto.

La storia della, scultura greca ha sempre sofferto di
pan-atticismo mentre, pur lasciando ad Atene l'altissimo
merito di suscitatrice dell'arte e quello anche più im-
portante di luògo d'incontro degli artisti, così che essa
insieme ad Olimpia e a Delfi si può dire esercitasse nel-
l'antichità la l'unzione che nella vita moderna hanno le
esposizioni internazionali d'arte, è certo che molti dei
maggiori contributi individuali non furono ateniesi. Fra
le correnti non attiche primissima è quella peloponne-
siaca e non ultima quella dell'occidente, Magna Grecia e
Sicilia, che, per un vizio scientifico analogo a quello del
panatticismo, viene generalmente troppo deprezzata^).
È necessario rivendicare l'autonomia e l'importanza di
queste due correnti, e un giorno non dovrà essere im-
possibile distinguerle anche meglio, precisando i contri-
buti che ad esempio nel campo peloponnesiaco possono
aver dato al progresso dell'arte Argo o Sicione, della
cui autonomia artistica rimangono tanti ricordi nella
tradizione scritta, mentre, l'orse per influsso dell'incerta
patria di Policleto e dei suoi, le opere che si pensa di ri-
ferir loro sono ora accomunate nell'abusata denomina-
zione di arie sicionio-argiva. Se e quale dei gruppi sopra
accennati possa riferirsi all'uno o all'altro centro, ripe-
tiamo, non è possibile dire ; per quanto il gruppo della
figura di Stephanos sembri avere più strette relazioni
con Argo (2).

(') Hanno contribuito a ciò la, scarsità dei nomi di n ri isti
e le poche opero originali della grande arte conservate. La prima
circostanza è peraltro un diletto delle fonti, facilmente spie-
gabile trattandosi di paese greco periferico, la seconda si spiega
co] fatto che per la mancanza sul luogo di marmi, prevalse la
tecnica della fusione e le statue in bronzo sono scomparse quasi
completamente come in tutto il mondo antico. A testimoniare
un rigoglioso sviluppo della plastica rimangono tuttavia numerosi
e insigni monumenti di terracotta. In proposito si veda il prezioso
lavoro di li. Pace. Arte e artisti della Sicilia antica, in Meni,
ilei Lincei, sor. òa. voi. XV (1917), dove per la prima volta sono
organicamente riunite tutte le notizie storiche e monumentali
relative all'arte in Sicilia ed è coraggiosamente affermato il
principio della individualità stilistica della regione.

(*) Non pare invece che in questo periodo si possa parlare
di altre scuole nel Peloponneso; gli artisti non nativi di Argo o
di Sicione si confondono con le due grandi scuole principali :
Asppodoro acheo lavora con Atanodoro. Atofo e Argeiada argivi :
Ellanico di Lepreo, a giudicare dalla sua base giunta a noi:
Olimpia, V, Inschriften, n. 155, col. 267 sgg., è un seguace di

All'occidente greco accenna invece il terzo di questi
gruppi non attici, quello dell'Apollo di Pompei (r) con il
quale si collega l'efebo di Boston (2) e l'efebo di Adornò (3).
Questo gruppo, contraddistinto dal petto molto ampio e
dalle gambe relativamente esili, mostra strettissime
somiglianze con monumenti più antichi, quali l'Apollo
di Piombino (4) e il bronzo Sciarra (5). Tutte queste opere
hanno una marcata aria di famiglia e poiché tutte indi-
stintamente provengono da suolo italico e sono nella
quasi totalità originali (6) è lecito pensare se non deb-
bano attribuirsi a una qualche scuola della Magna flrecia
o meglio della Sicilia, sotto l'influsso della correlile pelo-
ponnesiaca (7). La loro dipendenza dal Peloponneso ben
si accorda con il dorismo che circa dal 480 in poi pre-
valse in Sicilia in contrasto con lo ionismo précédente,
fatto storico ben determinato, che le scoperte monumen-
tali vanno via via confermando. Limitandoci ai maggiori

Policleto, Pison di Calavria, Atenodoro e Dameas arcadi, lavo-
rano con i figli di Policleto al donario di Egospotam> : Paus.
X, 0, 7 e sono esplicitamente ricordati fra gli scolali di Poli-
cleto : Plinio, A'. //., 34. 50.

(1) Sogliano, in Guida Ruesch, n. 831. p. 205 : Br. Br. tav. 302 :
Win ter, A', -in />'.. 234,5; Ducati, Arte classica, p. 31 a, e fig. 303.

(2) Furtwangler, in Sitzungsber. bayr. Akad, 1807. p. 124 sgg.
e favv. III-TV; Joubin, la sculpt. gr. avant Phidias, p. 123e
fig. 3G; Klein GeschicMe, I. 1004. p. 377 <sg.; Bulle, il. sdì. M.,
col. 84 e tav. 39.

(*) P. Orsi, Ausonia, Vili (1913). pp. 44-52 e fig. 1. Anche
per questo, date le proporzioni, è bene essere cauti, per quanto
si tratti non di un prodotto industriale, ma di una vera opera
d'arte superiore sotto ogni rispetto al bronzetto di Liguriò.

(*) O. Rayet, Étuics d'ardi, et d'art, Parigi, 1888, p. 16C sgg. :
Tir. Br., tav. 78 ; Winter, K. in B. 220, 2 e 221,1 ; Ducati, Arte
classica, p. 235 e fig. 303.

(5) Studniczka, in rom. Miti., IT (1887), p.9(1 sgg. e tavv. Ili
V ; Collignon, Ilist. de la Sculpt. gr. I, fig. 161; Furtwànglor, 50
beri, Winckél., p. 151 ; Interine::!, p. 9. n. 2; mUnchh. SiUungs-
ber., 1897, II. p. 112, nota 2; Meisterwerke, p. 70. n. 3;
p. 684, n. 3 ; Joubin, la sculpt. gr. avant Phidias, p. 73 sg.; Winter,
K. in B., 233, 8.

(G) Pure originale e proveniente da suolo italico è il busto
arcaico del Museo di Napoli: Sogliano, in Guida Ruesch, n. 850,
p. 211 ; Br. Br. tav. 506 con testo di P. Arndt (1900), nel (piale
troviamo il dettaglio caratteristico e raro delle sopracciglia
indicate plasticamente, comune all'Apollo di Piombino, al
bronzo Sciarra e all'efebo di Adernò. 0uesro potrebbe essere un
altro argomento in favore della stretta parentela di tutte queste
opere. L'affinità della testa di Napoli con l'Apollo di Piombino è
evidentissima ed è già stata messa in rilievo.

(7) Con questa « ipotesi» contrasterebbe il riferimento a Spana
del tipo dell'Apollo di Pompei, tentato da P. Wolters, in Jahrbuch
XI (1846) p. 1 sgg., in base al confronto con alcuni tipi mone-
tari spartani e con una statuetta trovata a. Sparla : 'Fxprjfi. Xqx-
1885, tav. IV, ma le somiglianze con le monete sono troppo
vaghe e nella statuetta il tipo della testa e il movimento di
questa e del braccio sin. sono completamente diversi.
 
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