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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0371

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MONUMENTI PO LICLETEI

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questi si riducono a 3 nel Kyniskos e nell'amazzone
e nel diadumeno la tangente taglia addirittura il tal-
lone della gamba piegata.

La seconda linea mostra le forti oscillazioni verifica-
tesi nella misura in cui l'uno dei piedi viene ritratto
rispetto all'altro. Anche questo fatto non deve essere
fortuito e la sua irregolari!à, contrastante con la rego-
larità evolutiva che abbiamo constatato per tutti gli
altri aspetti dell'arte di Policleto, ci dice che non deve
dipendere da un fattore costante, ma bensì da uno
variabile di volta in volta, quale per esempio poteva
essere il diverso movimento delle braccia con le diverse
necessità di equilibrio che ne derivavano nel corpo.

Anche nel gruppo di opere, che più colpirono gli an-
tichi per la loro apparente uniformità, Policleto non
si ripete, ma in ogni nuova figura il problema della
ponderazione viene risolto divèrsamente, in relazione
forse alla diversa composizione.

La base del Pythokles (fig. 89) è una novità a prima
vista sconcertante : la nostra tendenza a voler vedere in
Policleto dell'uniformità ad ogni costo ci rende ostico
il pensare che egli in un certo momento abbia quasi
ripudiato la ponderazione che era stata uno dei suoi
maggiori titoli di fama, per adottarne un'altra così
radicalmente diversa, tanto più che questo sarebbe
avvenuto proprio nei suoi ultimi anni. Ma la vecchiaia
di Policleto si adorna del diadumeno e della Hera,
prove sicure che la maniera non si era impadronita di
lui e che la sua potenzialità artistica si manteneva
ancora fresca rinnovandosi. D'altra parte la pondera-
zione del Pythokles non era cosa completamente nuova
nell'ambiente peloponnesiaco e i rarissimi esempi sta-
tuari di essa conservatici accennano tutti a una stretta
relazione con Argo, anzi a una, diretta dipendenza da
Policleto. La novità del Pythokles si inquadra così
storicamente nella scuola peloponnesiaca e in quella ar-
giva in particolare. Un precedente è l'Eros Soranzo (*)
opera certo peloponnesiaca (p. 165); esempi all'incirca
contemporanei del Pythokles o di poco posteriori,
segnalati già dallo Studniczka (2), sono l'Ares Bor-
ghese (3) e il Discoforo della Sala della Biga al Vati-

0) Vedi nota 1, col. 715.

(2) Studniczka, in Jahreshefte, IX (1906), p. 137.

(3) Furtwangler, Meisterwerke, p. 121 sg. ; AVhandl. bayr.
Akad. XX, 3, p. 566 sgg.; Br. Br. tav. 63 ; Wintcr, IL in B., 259,6 ;
Ducati, Arie classica, p4 409 sg. e fig. 400.

cauo (1). L'Ares Borghese non ha trovato ancora il suo
giusto posto nella storia dell'arie greca, ma sembra
che elementi stilistici e ponderazione concorrano a
collegarlo strettamente con quello. D'altra, parte la
nuova replica del discoforo entrata all'Antiquariimi
del Celio)2) ne ha distrutto la vecchia, attribuzione alla
scuola attica, rimettendo in prima linea l'ipotesi che si
debba pensare a Naucide (3) e il fatto che troviamo
la sua caratteristica ponderazione in una delle ultime
opere di Policleto è, insieme alla derivazione dal disco-
foro di Policleto stesso, un elemento di prova non tra-
scurabile. Forse questa nuova ponderazione fu l'im-
mediata eredità artistica che il grande maestro lasciò
ai suoi scolari.

L'esame delle basi e delle orine delle opere di Poli-
cleto ci mostra dunque che egli, contrariamente all'o-
pinione corrente, non ha usato hi. sola ponderazione
dell' « uno orare insistere » ma anche altre. Queste pe-
raltro precedono o seguono l'uso di quella., che rappre-
senta, senza eccezioni a noi note, il centro della sua
produzione artistica.

Così stando le cose, se ci facciamo a considerare
la base di Aristion, i dubbi <i;ià sollevati contro la
sua rivendicazione al Policleto maggiore (col. 655), si
fanno anche più gravi. La ponderazione di Aristion non
è la. classica, policletea, non è quella del discoforo e del
Xénokles, e assomiglia, solo vagamente a quella del
Pythokles. Agli argomenti in favore della sua attri-
buzione al Policleto minore si aggiunge ora anche pre-
sto della ponderazione, che, derivala da una delle
opere tarde del maggiore Policleto, simile a. quella che
per mezzo del discoforo dell'Antiquarium e della basi-
di Eukles (*) possiamo ritenere propria degli scolari
immediati di Policleto e precisamente di Naucide. si
confà benissimo al Policleto minori', che era allievo pro-
prio di Naucide (5).

(1) Helbig, Fuhrer, I. n. 324, p. 213 sgg.; Bulle, d. sch. M.,
eoi. 106 e tav: 51; Br. Br. tav. 131; Wint'r. E. in fi., 255. 3-4.

(2) L. Mariani, in Bull. Com., XXXIX (1911), p. 97 <gg.
e tav. VI-VII ; Helbig, Fuhrer, I3, n. 1030. p. 586 sg. Su questo
vedi ultimamente : J. SieveMng, in Br. Br, tavv. 682-685 (1920).

(3) Mi riprometto di riprendere quanto prima la questione,
per dimostrare in base a questi e a varii altri elementi, cl<e il
Discobolo dell'Antiquarium è veramente opera di Naucide.

(4) Olympia, V, Inschrifkn, n. 159. col. 275 sgg.
(6) Pausania, VI, 6, 2.
 
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