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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0377

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MONUMENTI POLICLETEI

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testa dell'arcaismo maturo e tracce del restauro antico
sono ancora visibili. Il suo carattere ellenistico non è
provato lauto dal soggetto che può anche non essere di
genere, come si credeva in generale, e che ad ogni modo
è criterio puramente aprioristico, quanto dalla compo-
sizione che risponde alle leggi sviluppatesi solo al tempo
di Lisippo e specialmente per suo merito i1). II motivo
della figura rannicchiata e piegata in avanti, formante
tale intreccio di membra che manca una, veduta princi-
pale (2), non si trova che dopo Lisippo, nell'ellenismo
già avanzato. Lo spinano Castellani (8) con testa an-
tica e appartenente di tipo ellenistico pretto, ha va-
lore di incontrovertibile documento monumentale.
Lo stesso confronto con lo stalliere di Olimpia (4), che
è stato invocato per provare la contemporaneità dello
spinarlo, dimostra come nel V sec. un motivo molto
simile venisse realizzato in modo allatto diverso. Lo
stalliere è una composizione a quattro vedute, due
delle quali (il rovescio e il lato sinistro) trascurate del
tutto dallo scultore, mentri» lo spinano ne lui un numero
infinito, perchè può essere girato per 180 gradi e da
qualsiasi punto presenta una buona veduta. La costru-
zione a quattro vedute è il particolare che lega lo
stalliere di Olimpia alla sua epoca nella quale a prima
vista sembra quasi una eccezione per la posizione
rannicchiata e per il soggetto, dovuti l'una al suo ca-
rattere disegnativo come figura frontonale, l'altro alla
scena mitica di cui fa parte. Per convincersi poi della
non appartenenza della testa al corpo nel bronzo dei
Conservatori, quando si voglia negare valore alla sal-
datura in esso visibile, spiegandola come un semplice
procedimento tecnico, e alla irrazionalità della, capi-
gliatura, che nulla risente della fortissima inclinazione
della testa, ma che potrebbe l'orse giustificarsi con qual-
che esempio analogo del V sec. (5), anche se non così

(x) Questo punto è stato sviluppato da Aubert, in Zcitschrift
fur bild. Kunst, XII (1901), p. 40 sgg. e 05 sgg.

(2) Le parole con le quali l'Amelung, che pure sostiene de-
cisamente l'origine dal V sec, comincia in: Helbig, Fuhrer, I.
p. 544, la descrizione della statua, sono il migliore argomento
per dimostrare il suo carattere ellenistico.

(3) A. II. Smith,Sculpture-catalogue, 111. 1904, a. 1755. p. L08
sgg. e tav. VIII ; Bulle, d. sch. AL, (ig. 95, col. 358; Br. Br. tav. 322.

(4) Olympia, III, Bildwerke, p. 62 sg. e tav. XIV, 4; Bulle.
d. sch. il/., col. 402etav. 385; Br. Br. tav. 450 a. : Ducali. .Ir/c
classica p. 300 e fìg. 289.

(5) Oltre gli esempi citati in Helbig, Fuhrer, [3, p. 546 si
confronti il celebre rilievo della così detta Athena melanconica:

accentuato e così patente, basta considerare la replica
marmorea della, testa conservata all'Antiquarium del
Celio, nella quale l'attacco e la forma, del collo dimo-
strano che doveva appartenere a una figura eretta e
non ad una rannicchiata (1). L'efebo del Prado I2!
e il piccolo Dioniso in bronzo della Bibl. Naz.
ci mostrano quale poteva essere il corpo cui appar-
tenne la testa dello Spinano dei Conservatori.

La così detta Venere esquilina (4) è opera eclettica
del periodo d'Augusto e lo prova all'evidenza : il trat-
tamento naturalistico della parte inferiore del torso ;
l'espressione di languore degli occhi, che, finora, è at-
testato solo da Prassitele in poi; il movimento pudico
della, gamba sinistra, che comincia ad essere accennato
nella Cnidia (5), ma si sviluppa del tutto solo più tardi,
per esempio con l'Afrodite di Siracusa (6) e con la, Ca-
pitolina (7), mentre è ancora sconosciuto all'Afrodite
di Cirene (8) e alla stessa Atalante del noto vaso bolo-
gnese (9) nella quale si volle vedere la patente di au-
tenticità della statua esquilina : infine dal contrap-
posto accentuaiissimo fra linea delle spalle e linea dei
fianchi che nel 460, data approssimativa per lo stile della
testa, sarebbe stalo molto meno marcato (10).

vedi nota 1. col, 620, dove il peplo scende in rigide pieghe, pa-
rallele all'asse del corpo, sebbene questo fortemente in-
clinato.

(!) Helbig, Fuhrer, l3, n. 1053, p. 598. I fori visibili nella
frattura del collo sono un vero indovinello, ma non ini pare
dimostrino l'originale posizione inclinata come è detto nel 1. c.

(2) Vedi nota 5, col. 544.

(8) Vedi nota 4. col. 715.

(*) Helbig, Fuhrer, I8, n. 939, p. 532 sgg.. Br.-Br., tav. 305;
Bulle, d. sch. M., col. 320 sgg., 688 e tav. 148: Winter. A', in lì..
2.57. 8. Ultimamente ha trattato della Venere esquilina 1. Six,
in Jahrbuch, XXX (1915), p. 90 sg. attribuendola a Calaraide e
non escludendo che abbia, influito su essa il diadumeno di Poli-
cleto.

(5) Helbig. Fiihrer, 1, n. 310. p. 204 sg. : Br. Br. tav. 371;
Bulle, d. sch. M. col 333 e tav. 155: Winter. K in R.. 295, 3-5;
Ducati, Arte classica, p. 478 sgg. e tig 468.

C5) Bulle, d. sch. M.. col. 340, e tav. 157.

(7) H. Stuart Jones, Gapitolin-Catalogue, p. L82 sgg.. n. 1
e tav. 45; Helbig. Fuhrer, I3, n. 803, p. 447 sg., Bulle, d. .-eh. .1/..
col. 340 e tav. 158; Br. Br. tav. 373.

(8) L. Mariani, /<»//. d'Arte, Vili (11)14). p. 177-1*4 con
tre tavole e ultimamente: 8. Sergi, L'Afrodite di Circuì-, in liiv.
di Antropologia. XXX 111 (1919), p. 101 sgg.

(') E. Bri/.io. vasi greci dipinti del Musco Civico di Rologna,
in Mus. Hai. di aniich. ehm. II (1886), p. 31 sgg. e tav. II A.

(10) Qualcuno potrebbe incolpare di 'iute queste particola-
rità il copista, ma in tal caso, dati tanti e così essenziali muta-
nienti, non saliremmo più cosa ritenere originale ne! resto della
composizione. S. Reinach, in Rei', dea étud, greeq. XXI (1908),
 
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