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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0379

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749

MONUMENTI POT.TPI.F.TF.T

7r,o

a confronto con il diadumeno di Policleto può dimostrare
come l'identico soggetto, reso anche in uno schema
molto simile, assuma aspetto profondamente diverso
quando manchi nell'artista il preciso intento di rag-
giungere un effetto ritmico, facendo concorrere a questo
l'armonia e l'euritmia della composizione (figg. 90-91).

Dobbiamo dunque credere che il ritmo chiuso sin
una invenzione di Policleto ? Lo studio dei monumenti
antichi dimostra costantemente che nessuna delle in-
venzioni attribuite a singoli artisti si possono conside-
rare effettivamente tali. Come si è già rilevato, un
artista, dotato di particolare genialità, può sviluppare
e dare forma definitiva a precedenti tentativi, coro-
nando così l'opera di altri artisti e in questo senso es-
sere considerato un inventore, ma nulla può-trarre im-
provvisamente dal nulla. Tale è il ca-so di Policleto
anche per ciò che riguarda il ritmo chiuso C1). Se in-
fatti nelle opere sopra ricordate si può escludere la
ricerca intenzionale del ritmo chiuso, nonne mancano
altre anteriori a, Policleto nelle quali essa compare in
forme molto semplici, quale spontanea elaborazione
dell'armonia di composizione, origine naturale di questo
indirizzo estetico. Sono alcune di quelle appartenenti
all'arte peloponnesiaca e, particolarmente significative,
l'efebo del Prado, l'Hestia Giustiniani e la danzatrice
ercolanese che si allaccia il peplo. Queste due trovano
corrispondenze molto strette di stile e di composi-
zione in alcune figure dei frontoni di Olimpia e pre-
cisamente, limitandoci a quelle di spiccato carattere
statuario, nella Sterope, nell'Ippodamia e nell'Enomao
del frontone orientale (2).

salvo il dato cronologico della stretta relaziono fra la vittoria di
Pantarkes e l'esecuzione dello Zeus (e questa è la cosa fondamen-
tale), nò va perduta la speranza di poterà un giorno solidificare la
rivendicazione a Fidia di una statua di anadumeno, sia o non sia
quella Farnese. Sulla questione vedi da ultimo : G. Q. Giglioli, in
Memorie dei Lincei, ser. V, voi. XVI, fase. VI (11)21). p. 245 sgg.

f1) Questo fenomeno della stretta dipendenza dal passato
è maggiormente evidente nell'arte greca, non porcile di natura
più tradizionalista dello altre arti, ma perchè il suo sviluppo,
esonte da qualsiasi contatto con altro arti evolute, che non esi-
stevano, è più puro, più rettilineo. Lo stesso fenomeno si ripete
peraltro nello arti di tutti i tempi compresa la modernissima.
L'ultra-impressionismo di Medardo Rosso non è che l'esage-
razione del flou alessandrino, lo stesso dinamismo plastico dei
futuristi non è ohe il ritorno a uno stadio primitivo dell'arte,
lo scioglimento della figura nei piani componenti, che troviamo
per esempio nelle figure dell'Ogouè (Congo).

(2) Per il carattere statuario di parte di questo frontone
in confronto della regola comune, vedere: A. Della Seta, Genesi

In queste opere la ricerca del ritmo chiuso è an-
cora ai primi passi, è tentato cioè o con il raccogliere
le br accia davanti al torso (Ippodamia) o con il solle-
varlo all'altezza della spalla (Sterope, danzatrice di
Ercolano) o infine col poggiarne una al fianco mentre
l'altra è sollevata (Enomao, Hestia Giustiniani) o varia-
mente mossa (efebo del Prado). Nelle figure femminili
contribuisce notevolmente all'unità della composizione
la massa compatta del panneggio, fu questi tentai ivi
sono già accennati gli elementi che, più sviluppati e
più euritmicamente composti, serviranno più tardi per
l'Hermes, l'atleta Westmacott e l'Herakles.

La constatazione è ricca di significalo. Essa ci dice
che l'indirizzo estetico del ritmo chiuso, come era pre-
vedibile, trae le sue origini da spunti disegnativi at-
traverso le sculture frontonali. Il disegno, ancora una
volta, precede ed è maestro alla scultura, e ancora una
volta le sculture frontonali, traduzioni in tutto tondo
di schemi disegnativi, sono il tramite per mezzo del
quale questi passano alla statuaria. Tale constatazione,
conferma anche con nuovi dati di fallo la dipendenza
di Policleto dall'arte delle sculture di Olimpia, sulla
quale oramai abbiamo insistito più volte, e ci dice
che il nuovo indirizzo è sorto nell'ambiente sicionio-
argivo. Era infatti logico che l'indirizzo strettamente
formale del ritmo chiuso si affermasse per la prima
volta nella scuola che per tradizione dava ogni cura ai
problemi formali e cioè, secondo i tempi, alla natura-
lezza anatomica, alle proporzioni o alla ponderazione,
trascurando invece il lato espressivo.

*

* *

Il diadumeno paragonato con il doriforo rappresenta
già una composizione elaborata, quasi ricercata, certo
meno spontanea; tuttavia le risorse del ritmo chiuso
erano con esso ben lungi dall'essere esaurite. L'indirizzo
del ritmo chiuso anzi non è più abbandonato, ma si rin-
nova con le successive conquiste dell'arte e adattandosi
al gusto delle varie epoche si perpetua come peculiare
indirizzo estetico, fino al tardo ellenismo, per rivi-
vere poi nell'evo moderno, dal Rinascimento ai nostri
giorni.

dello scorcio, p. 197. Un altro esempio di frontone con figure sta-
tuarie è l'orientale del tempio più antico di Delfi: Fouilles de
Delphes, I, Parigi, 1915, fig. 83 a p. 104.
 
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