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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0387

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MONUMENTI POLICLETEI

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diverse, che sarebbero rappresentate dall'atleta West-
macottj dall'efebo di Dresda (Gap. IV), dal vessatore
d'olio di PetworthC1), dal Nareisso di Kerdon (2), dal
Pan di Leida (8), dall'Idolino (4), insomma da tutta
la lunga serie di figure di giovinetti attribuita a Poli-
eleto. Molte delle differenze stilistiche che contraddi-
stinguono e separano fra di loro queste opere, special-
mente dal punto di vista anatomico, sarebbero dovute
non a una mano diversa, ma alla diversa età che l'ar-
tista avrebbe voluto rappresentare. Anche il notevole
divario esistente fra il discoforo e il doriforo derive-
rebbe dalla diversità delle età raffigurati». Abbiami)
già visto che tale divario esiste effettivamente o note-
vole e che è dovuto non a diversità del soggetto, ma
ad una notevole distanza cronologica dell'uno dall'altro.
Rimane quindi solo l'atleta Westmacott ad attestare
che quando Policleto abbandonò la virile giovanilità del
discoforo, dell'Hermes, del Doriforo, dell'Herakles e
del diadumeno, lo fece solo per figure ancora più giova-
nili, rifuggendo effettivamente dal rappresentare l'età
matura.

*

La vivace discussione agitata a proposito del sog-
getto del doriforo e del diadumeno e il fatto che le
copie dell'Herakles poterono senza nessuna difficoltà
essere riferite ad un tipo atletico, sono le prove evidenti
che le ligure divine di Policleto non sono caratterizzate
così da essere facilmente distinte da quelle umane.
La precisa conoscenza che con gli studi precedenti ci
siamo potuti formare di sicuri tipi divini conferma pie-
namente ii giudizio antico.

Lasciando da parte l'amazzone, per il suo carat-
tere speciale, se mettiamo a paragone da una parte
il discoforo, il doriforo, l'atleta Westmacott e il dia-
dumeno, dall'altra l'Hermes, l'Herakles e la Hera,
rileveremo che le teste delle figure umane erano portate
già a tale altezza di idealizzazione, da escludere ulteriori
possibilità per le teste delle figure divine. Non è dunque
che Policleto infonda minore idealità degli altri artisti
contemporanei nelle sue statue di numi, che poche

(x) Vedi nota 3, col. 582.

(2) Vedi nota 2, eoi. 545.

(3) A. 11. Smith, Sculphire-caialogue, III, Londra, 1901,
nn. 1GG6-67, p. 0.1 sg. e tav. VII ; Br. Br. tav. 47.

(*) Vedi nota 4, col. 582.

figure del V secolo superano le sue in bellezza e maestà,
ma è insensibile il rapporto interno di idealità frale sue
figure umane e le sue figure divine. Del resto era nella
tradizione della scuola argiva e quindi doveva essere
nel carattere della sua arte una certa trascuratezza del
lato espressivo : l'opposizione fra dorismo e atticismo
è inoppugnabile nelle sue grandi linee e solo con il IV
sec. si può dire che cessi la tradizione delle grandi scuole
locali, per dare il passo a una specie di xoiviq arti-
stica, comune a tutti i paesi ellenici. Quella tradizione
che si era affermata e aveva dato i suoi frutti più belli
nella prima metà del V sec. con la generazione dei «pre-
cursori » era ancora vivissima ai tempi di Policleto,
che anche in questo si mostra figlio dei suoi tempi.

La mancanza di caratterizzazione dei tipi divini
nelle teste, trova riscontro nel resto delle figure.
Hermes ha un solo attributo : il caduceo, poiché nel-
l'originale mancavano certo quelli che pure erano gli
attributi più comuni del nume: il petaso, le alette talari,
la clamide. Il caduceo basta a individuare il nume,
il gesto oratorio della destra a precisarne la particolare
accezione nel caso specifico. Herakles ha la sola clava,
attributo proprio anche di Teseo, ma pure questa volta
il motivo del pugno sinistro appoggiato dietro il dorso
basta a dirci che è raffigurato proprio Herakles, l'eroe
che riposa vittorioso dopo qualcuna delle sue fatiche.
L'amazzone è indicata come tale dalla quasi nudità
eroica e dallo sperone al piede sinistro. Niente copricapo
frigio, niente arco, frecce, faretra ; è abolita anche la
lancia, che Fidia e Cresila avevano conservato.

E come nei numi e negli eroi, così negli atleti : una
corona per l'atleta Westmacott e un àxóvuov per il
doriforo, una benda per il diadumeno. Assistiamo ad
una vera reazione all'ili ustrazionismo dell'arte arcaica.
I maestri « precursori » anche tentando nuovi problemi
artistici erano rimasti fedeli ad esso per tradizione,
altri, contemporaneamente a Policleto, lo manterranno
e lo porteranno ad altezze rinnovate e insperate, primo
fra tutti Fidia, Policleto attratto da altri problemi lo
abbandona, anzi probabilmente lo avversa, tanto poco
concede ad esso nelle sue opere.

Dunque anche per ciò che riguarda gli attributi,
intesi nel senso più lato (particolari somatici, vestire,
attributi veri e propri) nell'arte di Policleto non vi è dif-
ferenza fra figure divine e figure di mortali : quelle sono
ben determinate, ma con il minimo di mezzi stretta-
 
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