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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0390

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MONUMENTI POLICLETEI

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al « probabile »o al semplice «possibile» è eccessiva,
tralasci questo capitolo e ricostruisca da se la figura
dell'artista in base ai dati eli fatto assodati nel resto
del lavoro.

*

L'altis di Olimpia l'orse non vide mai tanta attività
artistica, come intorno al 400 av. Cr. I grossi lavori
per il lempio di Zeus erano finiti e quelli per la sua
decorazione volgevano alla fine, mentre all'intorno sor-
geva rapidamente la folla di statue votive, che-doveva
dare il suo aspetto caratteristico al sacro recinto. Tre
artisti particolarmente famosi si disputavano in quegli
anni le più ambite commissioni per Olimpia: Pitagora
di Reggio, che giusto allora vi innalzava il maggior nu-
mero delle sue statue atletiche, Calamide dall'ignota
patria, che, finito da tempo il coro di fanciulli dedicalo
dagli Acragantini, attendeva forse a collocare i cava-
lieri di Hierone di Siracusa e Mirone che modellava il
Ladas e il Timanthés. Fidia,, era lontano da Olimpia,
impegnato in lavori ad Atene e a Delfi. Assenti erano
anche gli Egineti, la scuola dei quali stava spegnen-
dosi : Onatas, Glaukias, Simon e Theopropos è pro-
babile avessero già chiuso la loro attività. Come gli
egineti, così erano assenti i sicioni o per lo meno
ci sfugge chi l'osse in questo periodo il rappresentante
della loro scuola, che pure doveva essere tuttora in
pieno fiore : fra la generazione di Canaco e Aristokles
e quella di Policleto sta una lacuna che non sappiamo
colmare.

Preponderante per numero di artisti e attivissima,
appare invece la scuola argiva. Dovevano essere ancora
attivi Argeiadas, figlio e discepolo del grande Hage-
laidas, nonché Atotos e Asopodoros, che qualche de-
cennio prima avevano eseguito il donario di Prassitelc,
e proprio in quegli anni Glaukos e Dionysios modella-
va,! io i ricchi e multiformi denari del reggino Mikythos.

Era dunque in Olimpia una grande attività di arti-
sti dori per atleti, città e principi dori, che anche Cala-
nude lavorava allora quasi esclusivamente per i dori.
Ci mancano ancora gli elementi per due a chi si deb-
bano attribuire le sculture del tempio di Zeus ; un
fatto solo si può dire assodato : per lo meno i modelli
del frontone orientale furono sbozzati dal maestro del-
l'Hestia Giustiniani e dell'Apollo dell'Omphalos, il
quale dovette essere anche il maestro di Policleto. La

tradizione dice Policleto allievo di Hagelaidas, ma la
milizia, che semplici constatazioni cronologiche smen-
tiscono nel modo più assoluto, non ha maggiore valore
per Policleto di quanto l'abbia, per Fidia del quale
conosciamo per altra via il vero maestro : Hegias.
.Mollo acutamente un moderno ha voluto correggere
il nome di Hagelaidas in quello di suo figlio Argeiadas,
ma, secondo ogni apparenza., la, notizia, di Plinio non è
deformata,, bensì completamente errata. Se è difficile
dare un nome al maestro dell'Hestia Giustiniani è dif-
ficile anche il localizzarlo: da quanto abbiamo già
messo in rilievo egli era. cerio peloponnesiaco e poiché
non vi è motivo di dubitare dell'origine sicionia di Po-
licleto, non è forse troppo ardilo pensare più a Sicione
che ad Argo.

Intorno al 400 av. Cr. possiamo dunque pensare
Policleto giovinetto, non ancora, ventenne, lavorare in
sottordine alle sculture del tempio di Zeus. Avrà aiutato
semplicemente a sbozzare le grandiose figure dei fron-
toni o è statala sua collaborazione di maggiore entità,
non possiamo dire; certo la decorazione scultorea del
lempio di Zeus, insieme alle opere con essa collegate
e alle opere di Pitagora e di Calamide che sorgevano al-
lora, aeWAltis, è stata la, grande scuola che ha fissato
i caratteri della sua, arte nel momento più sensibile
della sua, vita. La visione nello stesso luogo dei pro-
dotti di maestri e di scuole diverse fra di loro e l'esame
delle opere dei maestri arcaici, che già allora dovevano
sembrare di gran lunga, superate, ma che pure dove-
Nano colpire per la loro stessa singolarità e attrarre
l'attenzione degli artisti con il fascino della tradizione
dedalica, contribuirono certo a sviluppare nel giovane
Policleto lo spirito osservatore e speculativo che più
tardi doveva affermarsi nel « canone ».

Ma so la probabile collaborazione allo sculture del
tempio gli avevano permesso un lungo prezioso sog-
giorno ad Olimpia fra i capolavori dell'arte, essa non
poteva bastare al suo spirito che sentiva fremere in sè
la sicura baldanza del genio. Gli abbisognava la prova
che gli permettesse di misurarsi con i grandi che ave-
vano già illustrato la casa di Zeus.

La commissione desiderata venne. Xenokles della
Menalia aveva vinto nel pugilato dei fanciulli varie
olimpiadi innanzi, ma non aveva ancora usufruito del
diritto di collocare la propria statua votiva nclVAltis.
È probabile che, come quasi sempre in simili circo-
 
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