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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 26.1920

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Anti, Carlo: Monumenti policletei
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https://doi.org/10.11588/diglit.12554#0393

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MONUMENTI POLICLETEI

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Chi succedette a Fidia nella direzione dei lavori ? Gli
autori antichi non lo dicono. Forse nessuno degli al-
lievi, neppure Agoracrito e Alea mene, era abbastanza
superiore agli altri da aspirare a tanta, carica, torse, dopo
la sventura di Fidia, gli artisti ateniesi erano restii ad
accettare da Pericle un'offerta che poteva sembrare
pericolosa. In questo momento noi vediamoPolicleto
giungere ad Atene, trattenervisi a lungo e lavorarvi in-
sieme ad nn gruppo di scolari, fra i quali Naucide che
collocherà una statua sull'Acropoli e Fradmone che
collaborerà col maestro al gruppo delle Amazzoni efesie
e intanto scolpisce forse il gruppo di Prokne ed Itys
per l'Acropoli. Sappiamo che Policleto modella il ri-
tratto di uno dei più devoti collaboratori militari di
Pericle : Alleinone il « periphoretos », ritratto che
fece rumore.se i ricchi ateniesi additavano lui come
l'artista preferito per incarichi consimili. Forse durante
la, permanenza ad Atene egli fa anche una statua di
Teseo, WHageter arma sumens» opera che ne accen-
tua anche più la posizione di artista ufficiale. 1 suoi
fii;ii vivono in dimestichezza, con quelli di Pericle e tutto
il mondo colto. Socrate alla testa, lo considera il prin-
cipe dell'arte, onorando della- massima considerazione
in Atene, centro dell'espressionismo, lui esponente
purissimo del formalismo. Tutte queste circostanze
l'anno pensare che Policleto non si sia, recato ad Atene
per iniziatica personale, ma vi sia sfato chiamato da
Pericle per succedere in certo qual modo a Fidi;; nel-
l'alta funzione direttiva, dei lavori dell'Acropoli. Così
il grande peloponnesiaco aggiungeva alfa corona della
sua gloria il solenne riconoscimento del massimo cen-
tro del mondo ellenico. La pura e severa bellezza l'or-
male dell'arte sicionio-argiva conquistava l'acropoli
dell'espressionismo.

Aon sarebbe difficole additare nei frontoni del Par-
lenone e specialmente in quello occidentale, motivi
di nudo e di panneggio, che ricordano quelli lo stile
forte e quadrato di Policleto, questi il verismo bale-
nato ad Olimpia,, sviluppatosi nei niobidi sallustiani
e che più tardi vediamo pienamente evoluto nelle scul-
ture dei templi di Argo e di Epidauro. Del Dioniso del
frontone orientale è stato detto che sembra il doriforo
seduto. Anche più significativi sono il torso di Poseidon
e il supposto Buzyges del frontone occidentale. Ma era
troppo tardi perchè l'impulso direttivo di una persona-
lità artistica, sia pure gagliarda come quella di Poli-

clèto, e forse la, collaborazione diretta, di alcuni nuovi
maestri, potessero imporre un indirizzo stilistico nuovo
ai maestri di scalpello educati da Fidia e capeggiati dai
suoi scolari diretti e ciò ostalo certo un bene per l'unità
stilistica del Partenone.

Ben diversa doveva essere invece l'azione della, ra-
diosa e penet rante bellezza, dell'arte fidiaca, delle grandi
composizioni marmoree del Partenone, frutto di un'arto
di più facile e più generale comprensione, sull'animo
ancor giovane dello scultore peloponnesiaco, abituato alla,
severa, disciplina del bronzo, alla tradizione un po'
cerebrale delle semplici figure apollinee. Le opere sicu-
ramente posteriori alla permanenza ad Atene : l'a-
mazzone, il diadumeno, l'Hera mostrano un Policleto
alquanto diverso, costituiscono un gruppo omogeneo
e rappresentano una fase attica, che si distingue netta-
mente così dai tentativi giovanili, che conosciamo at-
traverso il discoforo e l'Hermes, come dalla fase della
prima maturità, peloponnesiaca pura, rappresentata
dal doriforo, dal Kyniskos, dall'Herakles e dalla testa
atletica, dell'Antiquarium.

La morbidezza di forme del diadumeno è ben lon-
tana dall'aspra gagliardia del doriforo e dell'I[erakles;
nell'Amazzone si afferma l'espressione di un pathos in-
tenso, nella, lesta di Hera spira un alito divino, sco-
nosciuto all'Hermes e all'Herakles. La differenza fra
questa nuova fase e le precedenti sarebbe cello anche
più evidente se accanto al panneggio dell'Amazzone,
nel quale è vivissimo il riflesso dello stile del Parte-
none, conoscessimo un motivo di panneggio policleteo
più antico. Ma, amenochè Policleto nella sua giovinezza
non abbia effettivamente modellato le canefore che
gli sono attribuite e che in tal caso ameremmo imma-
ginare non molto dissimili dalle « peplophoroi » pelopon-
nesiache, è probabile che l'esaltatole della figura atle-
tica lino ad allora non avesse mai affrontato il pan-
neggio. Ciò spiegherebbe anche meglio la completa
dipendenza del panneggio dell'amazzone dallo stile del
Partenone.

Se Policleto, quanto allo stile, ha ricevuto dall'At-
tica più che non abbia dato, ben diversa è la situa-
zione quanto all'efficacia lontana da lui esercitata. L'in-
flusso di un artista, non si misura del resto ne! campo
stilistico ricercando quanti ne hanno seguito più o meno
servilmente lo stile e il canone: i « policletei » intesi nel
senso comune, sono rami morti dell'arte. L'importanza
 
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