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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0011

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ti, Rii'osTinuo dei Bronzi nurautct tu monte sa mn\

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esistenti sul monte, prima della costruzione della torre
nuragica. Ma la, linea del pavimento era indicata dalla
soglia della porta d'ingresso e da uno strato di ceneri
carboniose che si stendeva a quel livello per tutta l'am-
piezza della cella, con uno spessore da 20 a 30 cm.

L'accesso della cella, volto a mezzogiorno, era, as-
sai angusto e tortuoso, sia per irregolarità di costru-
zione, sia, anche per uno scopo pratico di rompete al-
quanto la violenza del vento, che su quella vetta isolala
è quasi sempre dominante.

Oltre alle ceneri ed ai carboni lo strato della cella
presentò molte scheggio di ossidiana, frammenti di aghi
crinali in bronzo, varie teste di mazza, circolari ed ap-
piattite, forate sid centro, in calcare, per lo più spez-
zate e varii frammenti di macinelli.

Le stoviglie appartenevano tutte all'età nuràgica;
per quanto frammentarie si potè conoscere il tipo con-
sueto, di rozzo impasto, ma con superficie levigata e
molto dura, quasi lucente, senza decorazioni, se si toglie
qualche orlo sporgente, e con grandi anse a gomito, spe-
ciali dei nuraghi. Dai frammenti si potè desumere una
grande copia di tegami dal fondo piatto, con pareti poco
alle, inclinate all'esterno e l'orlo sporgente, come pure
di olle, tondeggianti che subirono l'azione del fuoco.

La torre servì adunque di dimora e di vedetta pei'
queste modeste famiglie appartenenti alla gente nura-
gica in periodo preromano, alcune delle quali eserci-
tarono sul monte l'industria dei fonditori. L'assenza
di materiali fenici e cartaginesi e di quelli romani dagli
scarichi della, pendice e dal riempimento della, cella
nuragica sarebbe una prova che la dimora cessò in età
anteriore alla diffusione della vita e della civiltà carta-
ginese nell'isola, e che il ripostiglio dei bronzi siasi for-
mato in età assai remota, e fu assai probabilmente la.
conseguenza della prima spinta dei coloni fenici o car-
taginesi dalla sede di Carolis verso l'interno, dirett a a
rimovere dalle vicinanze immediate della loro colonia
i gruppi armati e minacciosi delle genti sarde e ad assi-
curare così il dominio della pianura campidanese, nella
quale l'elemento indigeno venne a poco a poco sopraf-
fatto dai nuovi coloni cartaginesi.

Questi sono i dati positivi che si poterono desumere
dalla ricerca sul Monte di Sa Idda, i quali mostrano una
lunga permanenza di popolazioni protosarde nella, loca-
lità che ancora nel nome serba un ricordo lontano dei
lontanissimi abitatori, ed insieme al ricordo le consuete

leggende di tesori nascosti, le (piali, nel nostro caso,
hanno avuto una inaspettata conferma.

Questi dati lasciano supporre l'esistenza di famiglie
di fonditori di bronzo, a cui sarebbe dovuta la raccolta
dei materiali del ripostiglio ; esaminiamone oro la com-
posizione per vedere se da essa abbiamo qualche mag-
giore luce sul carattere e sull'origine di questo interes-
sante materiale.

CAPITOLO li.
Descrizione del ripostiglio.

Procediamo ora alla descrizione dei varii materiali
componenti questo notevole ripostiglio di Monte Sa Idda,
distribuendolo secondo i gruppi di oggetti che lo compon-
gono. Questi gruppi comprendono hi ascie e !e accette,
distinte secondo i varii tipi; le spade e le impugnature ;
i pugnali, le cuspidi, le falci, gli scalpelli, i trapani e le
seghe. Seguono poi pochi oggetti di ornamento, aghi
crinali, borchie, anelli e grappe; utensili ed arredi eque-
stri o guerreschi, come tendiarco, morsi, passanti di bri-
glie ; vasi in bronzo ed anse : bronzi figurati, e per ultimo
panelle di rame e altri materiali frammentarli di fon-
deria.

I. Ascie, accette e scuri.

A. Accette piatte,

1. (Inv. 36280). Accetta piatta, piccola, lungh.
m. 0.095, larga al taglio 0,04, i margini (fig. 5) appena
rialzati, vanno quasi rettilinei al tagliente, appena
espanso e con tenue curva; è assai levigata dall'uso e
leggermente guasta alla testa. Appartiene alle forme più
arcaiche dell'eneolitico e che apparendo in talune sepol-
ture ipogeichc o domus de gianas dell'isola, si fanno più
rare, pure non mancando, negli strati nuragici. Sono
appena necessarii a fissare la grande antichità di questo
tipo i confronti con le accette della grotta di S. Elia, a
Cagliari delle necropoli di Remedelìo (2) e di Poma-

ta Pinza, Monumenti primitivi della Sardegna, tav. II, 2,
pag. 18.

(2) Colini, Bull, di Paletnol. hai. A. XXIV, p. 17, tav.
Vili, 7.
 
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