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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0039

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IL RIPOSTIGLIO DEI BRONZI NURAGICI DI MONTE SA IDDA

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mancanza di forme da fondere escludeva la possibilità
di spiegarne l'origine in depositi di fonditori.

All'opinione di Eroli si accostò l'egregio prof. Pi-
o-orini, dapprima riferendo dei ripostiglio di Bosco della
Pozza, presso Mezzacorona, studiato dal Campi(x) e poi
nel magistrale articolo sui pani da fondere esistenti in
[talia, nel quale, manifestandosi d'accordo con le idee
espresse dal VVorsae e dall'Eroli, ritiene che siano stipi
sacre lutti i ripostigli dell'età del bronzo e della prima
età del ferro, anche se contengono pani di rame e di
bronzo, offerti anch'essi per il loro valore di metallo (2).

L'alta autorità scientifica dell'illustre maestro ini
pose tale interpretazione generica per tutte le raccolte di
antichi bronzi dell'età enea e della prima età. del ferro
sino allora noie e per gran pari e di quelle che si vennero
via via scoprendo in seguilo : e come il Calici ritenne se-
pollo per scopo religioso, (piale stipe votiva, il ripostiglio
di Tre Canali, presso Vizzini, così anche il Colini suf-
fragò tale opinione illustrando il ripostiglio della, prima
età del l'erro di Monte Rovello (Allumiere), rinvenuto
sino dal 1885 e quello alquanto più antico di Costa. Ma-
rano, nello slesso territorio (3). E verso questa ipolesi
inclina, del pari il chiarirlo sig, prof. Patroni, nello studio
del ripostiglio di ascio non finite di Pieve A bugnola,
presso Pavia che, a suo giudizio, presentano una suc-

ce .....e di tipi più arcaici e d'altri pai recenti, riuniti

in una s1 ipe sacra (*).

Ma il compianto prof. Pellegrini, illustrando il ripo-
stiglio di Castions di Strada, presso Udine, mentre ne
studia con molta, accuratezza la cronologia, non è espli-
cito sul carattere del deposito, da lui esattamente rife-
rito all'età della transizione dal periodo del bronzo a
quello del ferro (6), uè più chiaramente si esprime il Qua-
gliati nel suo ampio scritto illustrativo sul ripostiglio
di Manduria, in Terra d'Otranto, che insieme a quello di
Mot loia (Martina Franca) e di Reinzano sono i meglio
noti dell'Italia meridionale e comparabili per il loro ma-
teriale, caratteri ed epoca a quello di 8. Angelo presso

l'i Pigorini, Unii. Paletn. lini. A. XVI ti. |). tOfi; Arch.
i rentino, X. p. 240.

(2) Pigorini, Antichi pani di rame e di bronzo da fondere, sco-
perti in Italia. Bull, cit., XXI. p. 38 e seg.; Worsae, Memoires
ile la Società des antiquaircs du Nord, voi. 1866-1871. p. 61.

(3) Colini, Bull, cit, A.-XXVI, pp. 110, 117, 111).

(4) Patroni, Bull, cit., A. XXXII. p. 64.

(5) Pellegrini, Bull, citato, A. 37, p. 22.

Campobasso (*). Più deciso è invece il Castelfranco, che
già a veva veduto una paccotiglia di mercatante girovago
in un ripostiglio del Lodigiano daini descritto (2), mentre
a ((nello di Solicino, con ascio, pugnali, l'alci, cuspidi di
freccia e pani di rame, dà il carattere di tesoretto mone-
tario (»). K del pari l'Orsi (*), che già a veva sostenuto sia
per il ripostiglio di Galluzzo, presso Chiusi, sia per quello
di Montenero, di Livorno (6), l'ipotesi che entrambi fos-
sero magazzeni di merciaiuolo che raccogliesse pezzi vec-
chi per la rifondita, accanto a pezzi nuovi per lo scambio,
ritiene altresì che nel gran numero dei ripostigli italiani,
( in a una sessantina nel 1900 ed oggi assai aumentati,
ve ne siano di carattere e di scopi differenti, pure non
escludendo che il maggior numero sia quello delle stipi
sacre. Così il ripostiglio di Cannatello è, a suo giudizio,
una fonderia, di umile bronziero che esercitava l'industria
nella, sua casa, cosi a nche il ripostiglio di Pantalica, come
gli altri di Leni ini, Modica, Granmichele e quello gran-
dissimo di Adernò, con oggetti rotti e spezzati ed asso-
ciati a pani di rame impuro, stanno a, dimostrare che
nella, Sicilia fioriva l'industria di fonditori ambulanti,
che ritraevano materie prime e modelli dalle regioni del-
l'I (rierite Egeo e dell'lberia.

Anche il compianto Dechelette, che nel 1910 ha rac-
colto un elenco di ben 747 depositi di bronzi dell'ultimo
periodo del bronzo e della prima età del ferro, pure accor-
dando un gran peso all'opinione dell'Eroli e del Pigorini
e schierandosi con loro nel giudizio sul carattere votivo
del ripostiglio di Bologna, ha diviso i depositi in due ca-
tegorie ; depositi di fonditori e depositi semplici, che
sono alla loro volta distinti in offerte votive e nascon-
digli di tesoro (s). Fonderie sono indubitabilmente quelle
che hanno scorie, forme, pani e panelli di rame, oggetti
non finiti, non riusciti e tuttora, muniti di sbavature, e
depositi votivi invece, spesso scoperti presso antiche
fontane e presso santuarii, tutti quelli che non contengono
alcun materiale indicante utilizzazione industriale.

(!) Quagliati, Bull cit., A. 29, p. 116. p. Ufi; cf. A. Ili, 223.

(2) Castelfranco, Bull, cit., A. TV. p. 7.

(*) Castelfranco; Bull, cit., A. XIX. p. 112; Atti Società
Hai. Sciente Naturali, A. 1892.

(■») Orsi, Bull, cit., A. XIII, p. 109, 12f>.

(*) Orsi, Bull, cit, A. XXIII, p. 106 (Cannatello) ; A. XXVI,
p. 283 (Pantalica, Lentini, Modica, Granmichele) ; A. XXXV,
p. 44 (Aderno).

(6) Dechelette. Archeologie preistorique celtique et gauloise,
II, p. 163, e seguenti.
 
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