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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Taramelli, Antonio: Il ripostiglio dei bronzi nuragici di Monte Sa Idda di Decimoputzu (Cagliari)
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0042

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IL RIPOSTIGLIO DEI BRONZI NURAGICI DI MONTE SA IDDA

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rifiuto, raccolti da antiche costruzioni nuragiche, ac-
cumulato insieme ;ul altri tratti da necropoli e dà edi-
ficii sacri, sotterrati nella costruzione di Abini, in
attesa del momento propizio per rifonderli o venderli
a qualche calderaio o fonditore. Tanto l'opera di rac-
colta del materiale che quella del suo deposito nell'edi-
ficio di Abini sarebbe avvenuta, secondo il Pinza,
quando questo nuraghe ed anzi tutli i nuraghi erario
abbandonati ed avevano perduto la loro destinazione
primitiva.

E certo che accanto alle spade con simboli e con
traccio di saldatura, agli idoletti, ai monili edagliog-
getti di ornamento, agli strumenti ed alle armi che
furono offerti alla divinità, come dono votivo, si ebbero
non solo i pani di rame a focaccia, che furono riscontrati
anche in depositi votivi, ma nuche lime, punteruoli,
lame di sega e strumenti da lavoro infranti, frustoli
di metallo, scorie di fusione, si ebbero sopratutto mi-
nerali di rame, con traccie di parziale lavorazione:
si ebbe infine la eassiterite, elementi tutti che l'anno
pensare al ripostiglio di un fonditore il quale avesse
preparati insieme agli Oggetti antichi, anche il rame
ed i minerali di rame per fabbricarne dei nuovi e lo
stagno per arricchire le leghe impoverite. Ma tutto ciò
ha carattere primitivo e nuragico ed in questo appunto
dissento dal Pinza, il (piale in base al tipo della l'ossa
in cui furono rinvenuti gli oggetti, secondo il disegno
dato dal Gouin e ad una fibula a balestra, da lui rite-
nuta di età romana, unita al materiale del ripostiglio,
fónda il suo giudizio sull'epoca della formazione del
ripostiglio.

(Ili studii fatti sui templi nuragici hanno procurato
ima varietà di dati sulle conoscenze tecniche per parte
dei latori della civiltà nuragica, tale da poter attri-
buire loro una l'ossa accurata, (piale risulterebbe dal
disegno pubblicato dal Gouin, per quanto esso non sia
un documento di incontrastabile valore. Quanto poi
alla fibula a balestra che fu trovata nel ripostiglio,
dato il modo tumultuario in cui avvenne la raccolta,
o meglio il saccheggio degli oggetti di Abini, per parte
di quei poveri sognatori del tesoro, non èimprobabile
si tratti di un oggetto raccattato alla superficie del
terreno e confuso con quelli raccolti nella fossa, in cui
erano riuniti tutti gli oggetti del ripostiglio Vivane!.
E se proprio dovessimo ritenere quell'oggetto prove-
niente dall'interno del ripostiglio, dobbiamo ricor-

dare che fìbule a balestra si ebbero non solo nei depo-
siti della età del l'erro a S. Lucia, di Caporetto (') e della
Spagna (2). ma ci vennero conservati nella necropoli di
Douimes, a Cartagine del IV secolo (3), tanto che il
Dechelette poti' asserire che questo tipo di fibula sia
derivato da un prototipo greco importato dai focesi
e diffuso nell'Adria, a Tartesso ed a Cartagine e da
questi emporii marittimi si sarebbe irradiato nei ri-
spettivi entroterra questo tardo tipo di fibula (4). II
ripostiglio si potrebbe ritenere formato all'epoca in cui
pervennero alle coste della Sardegna, penetrando anche,
nell'interno, materiali cartaginesi e ciò sarebbe con-
fermato anche da un Inacciaici In d'argento munito di
campanello in bronzo, simile a quelli dati dalle necro-
poli puniche di Nora, che io ebbi a Teti, proveniente
dalle ricerche in Abini e che ora trovasi nel Museo
di Cagliari. E del resto io credo sempre più ferma-
mente che il prof. Ettore Pais sia, perfettamente nel
vero (piando sostiene, e lo fa da 50 anni, che i nu-
raghi siano assai meno antichi di quanto si crede.
Solamente questo 'assioma» del vecchio e beneme-
rito studioso della sua Sadegna va, inteso alla luce,
delle recenti scoperte, le (piali tendono a provare, nel
modo più luminoso, che i Romani conquistatori del
centro dell'isola solo verso l'età, di Siila, o forse di
Augusto, si trovarono di fronte i Protosardi, gli indi-
geni, i Pelliti insomma,, disciplinati e compatti ma
sempre viventi in una civiltà, rimberbarita, ma pur
in storia nuragica.

lo inclino a ritenere che il maggiore anzi l'unico
centro di provenienza di tutto il materiale eneo rac-
colto nelle fosse scavate nell'edificio di Abini, siail
santuario di cui dobbiamo ammettere l'esistenza in
quella località, l'orse una di quelle fontane sacre che
io spero entro quest'anno stesso di ricercare, e, spe-
riamo, di esplorare. L'edificio dov'erano le l'osse po-
teva anche non essere il tempio, ma solo attiguo ad
esso ed adatto per la sua solida, costruzione a racchiu-
dere il nascondiglio di quegli oggetti preziosi e che
erano stati offerti alla, divinità, perii loro valore come
forma, ma anche come metallo.

(!) Marchcsetti, La necropoli di Santa Lucia, tav. XIX, 15, n.
(-) I'. Paris, Ti'/(spagne primitive, II, 270, 405, tav. V, 5.
Delatre, Fouilles dans la necropok de Douimes, en 1895,
p. 312, 333, ligg. 37, 52, Memoires soc. Antiq. de France, 1895.
(*) Dechelette, or,, cit. II, p. 853.
 
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