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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 27.1921

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Galli, Edoardo: Fidia in Etruria
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https://doi.org/10.11588/diglit.12551#0157

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2G9

FIDIA IN ETRURIA

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pittura tarquiniese in discussione fu creato in Grecia

- e per riflesso ripetuto in quella mirabile piccola Grecia
che era l'Etruria - prima dell'avvento del genio d'
Polignoto. Più che le osservazioni e i rilievi verbali

- del resto assai facili dinanzi all'evidenza - giovano
in questo caso le prove e i riscontri artistici, capaci di
distruggere da sè soli ogni preconcetta teoria. - Io credo
che tutto sia da rifare, o almeno tutto sia da riesami-
nare criticamente nel vario campo dell'arte figurata
etrusca d'imitazione greca ; ma bisogna incominciare
a rendere editi tutti i monumenti sopravvissuti: la-
voro certo immane, però indispensabile e di carattere
preliminare (1).

Non può far meraviglia una simile contaminazione
stilist'ca nell'ambiente culturale di Tarquinia: essa
non costituisce certo un fenomeno nuovo o inusitato
in Etruria. E perciò dobbiamo considerare le quattro
pareti affrescate, sulle quali si ripetono le scene della
caccia e della pesca, con criterio sereno e scevro d'ogni
pregiudizio. Per non annoiare i lettori di questi Monu-
menti, non farò una descrizione particolareggiata di quel
che si vede nella estesa composizione pittorica ; poiché
la materia già esposta e quella che ancora resta da chia-
rire è tanta, è necessario procedere con accenni sintetici.

È indiscutibile che il decoratore di questo sepolcro
ebbe la pretesa di riprodurre scene naturalistiche, niente
affatto in relazione con la morte, ma piuttosto per dare
alla sotterranea dimora delle anime l'aspetto e la ga-

(!) Per le tombe dipinte poi, come per ogni altro monumento
suscettibile di progressiva e rapida rovina, è urgente di ripro-
durle in fac-simili nitidi e fedeli, perchè esse costituiscono un
materiale preziosissimo, ma non sempre adeguatamente valu-
tato, un vero corpus di riflessi - sovente più diretti e genuini che
non i vasi dipinti - delle celebri megalografie scomparse.

Il Milani, mal sofferendo che il Musoo Jacobson di Copena-
ghen possedesse i fac-simili delle pitture etnische, ebbe la nobile
iniziativa di istituire e di avviare presso il Museo Etrusco Cen-
trale di Firenze un'apposita Galleria di siffatti dipinti (cfr. sua
Guida, I, pag. 85 sgg.), eseguiti già per 4 o 5 tombe - con rara
perizia e vero senso d'arte - dal Disegnatore Guido Gatti ; ma
morto il Milani, tale impresa non potè aver seguito., mentre
avrebbe dovuto culminare con una grande e completa pubbli-
cazione illustrativa, di ben altro carattere che non ha quella del
Weege ora venuta in luce. - Se il Ministero e gli altri Istituti
di cultura storica e artistica considerassero per un momento il
danno che fu recato alla scienza, lasciando deperire le diecine
di sepolcri dipinti scoperti negli ultimi 50 o 60 anni nei territori
di Chiusi, di Orvieto, di Tarquinia e in altri luoghi - augusto
voci del passato, spente ormai per sempre ! - son sicuro che
procaccerebbero i pochi denari necessari per fare eseguire le
copie almeno di quelli sin oggi miracolosamente rimasti in piedi.

Monumenti Antichi — Vol. XXVII.

iezza di una casa di vivi. Il repertorio al quale egli
ricorse per tale scopo, doveva essere dei più vari e lus-
sureggianti, a, giudicare dagli episodi superstiti, che
rappresentano - anche in virtù dei loro caratteri intrin-
seci - elementi assai notevoli per la conoscenza della
vita antica. Ma rimanendo fermi nella nostra tesi, di
volere indagare solo il lato artistico e formale dei monu-
menti che si esaminano, dobbiamo convenire che nella
pittura in questione domina lo stesso spirito rivelatoci
in particolar modo dal cratere Blacas con la nascila
del sole, da, noi sopra riprodotto. Certo errerebbe chi
volesse trovare un parallelismo perfetto fra i due monu-
menti di così diversa natura ed origine tecnica; ma,
chi ha gusto d'arte non può non riconoscere nell'affresco
tarquiniese - di cui qui riproduco le parti sostanziali
nelle due vignette a disegno lineare (figg. 31 e 32) -
la medesima maniera di distribuire le figure, di prestar
loro varietà di gesti e di atteggiamenti, di rendere gli
accenni del paesaggio, indicando le rocce alte sull'acqua
e la vegetazione sui loro declivi. Si dirà : è un quadro
convenzionale, stilizzato, soprattutto per sii uccelli e
per i delfini. Sicuro - anzi ideale addirittura ; ma, non
per questo vi difetta, la chiarezza, e la vivacità, che ri-
scontrammo sul vaso di Londra. Fra le figure della
tomba manca bensì il carro ascendente di Helios; ma
e scene che vi sono riprodotte, corrispondono perfet-
tamente alle occupazioni dell'alba: quando i marinai
traggono nella barca la rete distesa durante la notte ;
quando i delfini che seguono le navi, saltano per ri-
tuffarsi nelle onde (ed è questo un fenomeno ovvio
osservato da tutti i naviganti mattinieri) ; nell'ora
finalmente in cui gli uccelli riposati e giulivi svolaz-
zano a frotte allo spuntare del giorno. Dunque, forme
e motivi quanto si vuole stilizzati e convenzionali; ma
indiscutibilmente in essi bisogna ammettere quell'in-
tima forza che attinge alla diretta conoscenza della
natura, e la esalta nei suoi simboli. E non parlo della
stanza anteriore della tomba - non ancora riprodotta
in fac-simile - sulle cui pareti - secondo la descrizione
del Brizio e del Sittl - rimanevano (e rimangono in
parte ancora) • larghe tracce di una decorazione pit-
torica, ignota all'arte arcaica, e consistente in una vera,
• selva naturalistica di svariati alberi, popolata da
animali. Si dirà anche, anzi si è detto che nell'affresco
di Tarquinia di cui trattiamo, ricorrono spunti e forme
di origine ionica. - E che perciò ? - Tutti sanno che

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