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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Della Corte, Matteo: Groma
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0044

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2. Ad signum.

Allorché il gromatico doveva piantare il ferramen-
tum ad signum, ('), cioè, in fatto, presso una palina o
altro contrassegno determinante, o meno, il luogo di
un termine da piantare, nessuna difficoltà insorgeva,
perchè, distinguendo il signumwn punto, unico elemento
da considerare era per lui, in una parola, la lunghezza
del rostro sporgente, e propriamente la distanza di
m. 0,234 intercedente tra l'asse del ferramento e la
proiezione dell'asse della groma snWumbilicus soli
identifìcantesi col signum. In tal caso, per l'infissione
della cuspide del ferramento, tranne i quattro punti
in coincidenza con i rigores, erano per lui buoni gli
altri punti percorsi dalla circonferenza tracciata con i
limiti prescritti e col centro nel signum.

Riassumendo, adunque, figere ferramentum ad si-
gnum importava per il mensor il sapere soltanto che
il rostro dello strumento era quello che era, e regolarsi
in conseguenza, non eccedendo i m. 0,234 tra il punto
d'infissione della cuspide ed il signum : figere ferra-
mentum ad lapidem, di fronte a termini la cui pianta
fosse inferiore a m. 0,3612 di lato o di diametro, o, in
cifra tonda, a piedi romani 1% (pnlmipes), importava
tener conto di una scala di elementi di tolleranza, va-
rianti così per la forma e la dimensione del termii e,
come per il modo col quale la cuspide del ferramento
veniva ad infiggersi presso il termine stesso ; figere
ferramentum ad lapidem, nel caso di termini eccedenti
le ordinarie misure, come are, sepolcri e monumenti di
altra natura (nei quali già d'altronde l'altezza della co-
struzione faceva ostacolo), data l'impossibilità di rag-
giungere rumbilicus soli dell'ente terminale, ha valore
solo in quanto ogni operazione gromatica si facesse
nelle vicinanze, riferendone poi i risultati, copia artis
mensoriae (*), al detto umbilicus soli dell'ente terminale.

Abbiamo visto intanto nelle figure 14-17 profilarsi,
accanto alla cuspide dell'istrumento, termini coordi-
nati tanto al pes monetalis, normale in tutto il mondo
romano dopo l'unificazione del sistema metrico ordi-
nata da Augusto (8), quanto al pes Drusianus, adot-

(M (Ir. vet.. 285, 14.

( -) Cfr. mit i 1 a p. 73. in fine.

Man. Pompeji, its life and art2, p. 93.

tato specialmente nella Germania ed al pes Plole-
maicus in uso in provincia Cyrenensiam (!), al pes Olym-
picus, e finalmente, ciò che più interessa per la regione
donde lo strumento proviene, al pes .italicus, od osco-
sannitico. Quest'ultima unità di misura interessava più
da vicino l'agrimensore campano, anche a secolo
I dell'Impero cotanto inoltrato, perchè il piede osco,
fortemente radicato nella regione da un uso molte
volte secolare, non che dileguare automaticamente a
romanizzazione compiuta, non poteva scomparire nem-
meno dopo l'ordinamento Augusteo ; il quale, se provve-
deva per l'avvenire, nulla certo innovava per private ed
anche pubbliche misurazioni agrarie eseguite sotto l'im-
perio e col sistema metrico del tramontato regime del-
l'autonomia locale (3). L'adattarsi dello strumento a
tante varie unità di misura è pertanto constatazione
quanto mai interessante, perchè, mentre depone della
universalità di applicazione dello strumento stesso (*),

Or. vet., 123, io.

(2) Ibid. 123, 2.

(3) Della coesistenza e sovrapposizione di più limitazioni
successive in un unico agro, ci è serbata memoria in più di un
luogo dei Gr. vet.: 165,10-15 Graechanorum et Syllanorum limita-
tionum mentio hdbenda eat, in quibusdam enim regionibus, utopina-
mur, isdem lapidibus UmUibusque manentibus poste(a) assigna-
tiones posteriores duces (fecerunt*) J"_*ini pare sommamente
opportuto leggere (feeerunt) in luogrì del facti sunt del testo
senza dubbio per me h questo punto alterato nella tradi-
zionale manoscritta] : quibusdam autem, limitibus institutis, olii
lapides positi sunt, etiam eis manentibus quos Gracchimi et Syllani
posuerunt; 178, 2-10: multis regionibus antiquae mensurae actus
in diversum novis limitibus inciditur, nani tetrantum veterum
lapides adhuc parent. TI passo continua citando il caso specifico
della Golonia Minturnensium. e le condizioni di possesso relative
ai terreni posti trans et eitra Lirem. Di antiche misurazioni agrarie,
contrapposte alle più recenti, si parla pure nel passo 281, 3 sgg. e
ad ogni pagina del Liber Goìoniarum, pp. 209-262.

(*) Gr. vet., 183. 7: in diversis orbis terrarum partibus men-
tirne iguntur... ferramento; 205, 7 sgg. : nec tam anguste professio
nostra concluditur ut non etiam per singulas provincias privatas
hnìtnm observaliones dirigere, possit, ciò che importa anche,
per l'agrimensore provetto, vaste conoscenze sulla natura e
qualità delle diverse terre, e sulle loro varie misurazioni e con-
dizioni giuridiche. Torna opportuno a tale proposito ricordare
la menzione che Frontino, 30, 9, fa del modus proprio degli Osci
e degli Umbri, cioè del vorsus, di 100 piedi italici di lato ; e Igino,
122, 1, dove, secondo la felice emendazione del Nissan, Pomp.
Studimi, pag. 74, giustificata dalla parola di Vàrrone, R. R.
1, 10, va letto Gampania in luogo di Dalmatia. Nel passo 96, 12,
lotto con l'emendazione del Mommsen, Gr. vet., II, p. 147, nota
1 : hos inventu tuo per amplam Daciae partem ferramenti usus
explicuit, avremmo il ricordo specifico che la Dacia fu divisa
ed assignata proprio con l'uso della groma.
 
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