Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Hinweis: Ihre bisherige Sitzung ist abgelaufen. Sie arbeiten in einer neuen Sitzung weiter.
Metadaten

Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

DOI Artikel:
Della Corte, Matteo: Groma
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0055

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
97

GROMA

98

quando pure si volesse tener conto insieme dei tanti
altri vasi ed utensili di bronzo di uso domestico venuti
fuori dalla bottega ('); nè si potrà mai solo sospettare,
ad esempio, quanta suppellettile di legno fosse esposta
in vendita col vasellame di bronzo.

Io inclino a credere che le opera fabrilia che usci-
vano dalle mani del nostro Vero (tanto più quando
sappiamo che egli esercitava l'arte agrimensoria, richie-
dente intelligenza e acume, precisione ed accuratezza)
fossero il prodotto dell'applicazione di uno spirito alacre
e non indotto, e, per specificare in qualche modo, fossero
e la costruzione ed il restauro della più varia piccola sup-
pellettile domestica e tecnica, di ogni natura e materia.
Vero, a parer mio, sarà stato, molto probabilmente, un
tecnico, nel senso moderno del termine. Opera fabrilia
ad ogni modo erano adunque le occupazioni ordinarie,
quotidiane, del nostro Vero : e ciò è messo fuori di-
scussione dallo scriptor del 3° programma ; ma, all'oc-
correnza, cioè quando ne veniva richiesto, egli eserci-
tava le vacazioni di mensor agrarius. Nè la duplice con-
dizione sociale di Vero può meravigliare oltre un certo
limite, quando pensiamo che anche oggi, in mezzo a
tanta specificazione di arti e professioni, non mancano
piccoli centri, nei quali le nozioni elementari di pratica
geometria agraria, spesso per tradizionale insegna-
mento trasmesse da padre in figlio, costituiscono un
retaggio di conoscenze gelosamente detenuto da alcune
famiglie, non rare volte di contadini.

Negli ultimi anni di Pompei, come è ben noto, per
ordine di Vespasiano si fecero, tanto intorno alla città,
quanto nell'Agro Pompeiano, operazioni gromatiche su
vasta scala dal tribuno militare T. Suedio Clemente,
in seguito ai reclami insistenti della cittadinanza contro
rapaci privati, i quali a poco a poco avevano sconfinato
a danno delle possessioni fondiarie, tanto patrimoniali
quanto demaniali, del municipio (!) ; ed il commissario
imperiale, dopo una lunga permanenza a Pompei, « caus-
sis cognitis et mensuris factis, loca publica a privatis
possessa Rei publicae Pompeianorum restituii » (3). Non

l1) Not. d. se., 1912, 29 aprile ; 1, 2, 4 e 5 maggio ; 15, 18
e 19 luglio ; 25 settembre e 19 novembre, nei Rapporti mensili
degli scavi di Pompei.

(2) M. Della Corte,li! « Pomerium» di Pompei, in Eend. Lincei.,
voi. XXII, fase. 6°, pp. 261-308 ; specialmente alle pp. 266-269.

(3) Dal cippo pomeriale C. /. L., X, 1018, conforme all'al-
tro: Not. d. se, 1910, p. 399.

crediamo intanto di andar molto lungi dal vero, sospet-
tando che l'imperiale commissario della laboriosa e com-
plessa finium reslitutio riservasse alle sue cure personali
la sola causarum cognitio, o esame dei titoli di possesso
dei convenuti usurpatori (*) ; ma che affidasse a persona
più modesta, pur sottoposta alla sua alta vigilanza, l'in-

(*) Della lunga permanenza che Suedio Clemente fece a Pom
pei, e dell'opera che egli quivi svolse, già in altro studio mi sono
dovoto occupare (Il «Pomerium» di Pompei, p. 266 sgg.). A
volersi l'are un'idea approssimativa della vasta materia che potè
essere in contestazione, e sulla quale l'imperiale commissario
potè portare il suo giudizio, torna quanto mai opportuno seguire
Frontino (Gr. vet., pp. 54-57, cfr. p. 86-88) nella sua espo-
sizione de controv. agr., loca publica, tanto più, quando e testi-
monianze epigrafiche e risultati di scavi ci assistono, per atte-
starci che nel patrimonio della colonia pompeiana esisteva più
d'uno dei cespiti fondiari) da Frontino considerati : « Sunt silvae
de quibus Ugnarti m uremia in lavacra publica ministranda cae-
duntur; sunt et loca publica quae in pascuis sunt relieta quibu-
scumque ad urbem venientibus peregrinis. Habent et res publicae
loca suburbana inopum funeribus destinata quae culinas appel-
lani ». Se possiamo solo ammettere come certo che la colonia
pompeiana possedesse selve cedue per fornire del necessario
combustibile i numerosi suoi lavacra publica, e liberi pascoli,
forse gratuiti, ci è espressamente provato, dalle apochae lucun-
dianae (C. I. L. IV : tab. cer. CXLV CXLVI e CXLVII) che
Pompei ebbe pascua dei quali, per quel che se ne conosce, quelli
solo amministrati dal banchiere Cecilio Giocondo, rendevano
2675 sesterzii annui; inoltre è provato da felici risultati di scavi
fatti nel pomerium, specie al difuori delle mura, fra le porte del
Sarno e di Nola (cfr. Mau, Pompeji, its life and art, p. 429),
e quindi precisamente in loco suburbano, che Pompei ebbe le
sue culi/noe. Accanto poi alle notizie di altri redditi della co-
lonia, provenienti da fullonicae e mercatus (tab. cer. CXLI-
CXLIV e CLI), le apochae LXXXVIII e CXL ci serbano me-
moria di un reddito annuo di 6000 sesterzii che dava il fundus
Audìanus (Colonorum Col. Yen. Coni. Pompeianorum), la cui
condizione non può essere stata dissimile forse da quella del fundus
Septicidnus Coloniae Augustae Concordine, menzionatoci da Fron-
tino. Nel mio studio più sopra citato non ho mancato di addi-
tare, fra quanti loca publica potè possedere la colonia pompe-
iana, come la più esposta alla rapacità dei molti privati con-
finanti, la zona dell'antico pomerium, sita a contatto imme-
diato delle mura; ed ho posto in rilievo anche qualche caso pratico
di usurpazione, controllato in quelle piccole aree che della vasta
zona si sono finora rimesse alla luce. Ora, se per tanti punti
di contatto, qui posti in luce, gli stati di fatto emergenti dagli
scavi di Pompei possono considerarsi come il commento più op-
portuno alla parola di Frontino, seguendo fino alla fine quel
testo, potremo ammettere ancora senza difficoltà che Suedio Cle-
mente, oltre alle terre costituenti l'antico pomerium, dovè in
integrum restituere, facendo rientrare nei giusti confini gli usurpa-
tori, loca extra elusa, situati ai confini del territorium, luci sacri e
loca sacra, e conventus. specie poi quando della esistenza di questi
ultimi ci sono menzioni esplicite nelle epigrafi graffite (C. I. L.,
IV, 3888: XIII k. dee. in eonventu veni; 5181: VII. le. dee,
Salinis, in eonventu, etc) e, con probabilità che rasenta la

Monumenti Antichi — Vol. XXVIII.

7
 
Annotationen