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IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO IN AGRIGENTO

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tre Giganti piantati giusta in mezzo alla porta per so-
stenere l'architrave, una cosa non vista mai, nè sognata
da alcuno » (1). Mantenne dapprima il Politi (2) questa
sua ricostruzione che intanto veniva approvata dall'il-
lustre Inghirami (3) ed, almeno parzialmente da uno
studioso tedesco, il cavalier L. Klenze, il quale rifece
sostanzialmente lo scritto del Politi, sostituendo al
gruppo di cariatidi centrali una colonna intera, men-
tre collocava i Giganti, secondo una diversa conget-
tura (4) alla quale poco dopo accedeva anche il Politi,
dovuta all'architetto inglese Mr. Roberto Cockerell.
Questi nel periodo dell'influenza politica inglese in Si-
cilia (1812) aveva intrapreso uno studio del tempio
di Zeus, ed aveva lasciato presso il console inglese in
Girgenti, uno schizzo nel quale collocava i Giganti,
in numero di 24 nell'interno della cella, formando un
second'ordine, « o per meglio dire, un attico cariatico
ciascuno a piombo degli anti sottoposti » (v. fìg. 4) (5).

Nel 1830, l'architetto Cockerell (6) pubblicava con
lusso di belle riproduzioni il suo studio, che già nel
concetto fondamentale era stato divulgato dal Politi.

Il Cockerell ricostruì graficamente dagli avanzi dis-
giunti dei Giganti, la figura completa di uno di essi,
costituita da dodici assise, ch'egli computò non doves-
sero essere minori nel complesso di 25 piedi (7).

Riconosciuta la particolarità della pianta con sette
colonne sui lati brevi, ne deduce che le porte non po-
tessero essere in altra situazione all'infuori che negli
intercolumni alle estremità della facciata orientale.
«Le finestre negli intercolumni sono introdotte arbitra-

(x) Hans, Risposta alla lettera di R. P. al sig. eiantro Panit-
teri etc. Palermo, 1810, p. 3.

(2) Politi, Al sig. March. 11. sulla sua risposta alla lettera di
It. P. Siracusa, 1820.

(3) Muova collezione di opusc. e noi. di scienze leti, ed arti,
Radia Fiesòlana, 1820, fase. [II.

(*) Dcr Tempel des Olympischen Jupiter sur Agrigent, Stutt-
gart and Tiibingen, 1821.

(5) Politi : Cenni sui giganti scolpiti in pietra nel gran tem-
pio di Giove Olimpico in Agrigento, in Oiorn. di scienze leti, ed arti
per hi Sicilia, n. XXIX. Palermo, 1825 ; Guida alle antichità di
Agrigento, Girgenti 1827. p. 36 segg. ; Il viaggiatore in Girgenti
e il Cicerone di Piazza, seconda edizione Palermo, 1842, p. 31 sejg;

(*) C. R. Cockerell, The Tempie of Jupiter Olympius al Agri-
gentina, commonly called the Tempie of the Giants, London, 1830.,
(ristampato come supplemento al 4° volume delle antichità di
Atene dello Stuart).

(') The whole height could not have been less than 26 l'eet
p. 4, vedi tav. del frontespizio e tav. VI.

riamente » per spiegare l'illuminazione del portico ;
ed al disotto di esse è collocata una fascia ad ovolo
di cui si ha un avanzo.

Per la cella, riconosce che non vi è traccia della di-
sposizione dell'estremità orientale ove manca un muro
trasversale, tuttavia la congettura, come divisione
della cella da un pronaos ipotetico. Una seziono tra-
versale del tempio disegnata in prospettiva ci mostra
l'effetto dei portici e l'esterno della cella : il tempio è
concepito come ipetrale ed i telomoni come s'è detto,
vengono collocati come decorazione interna di un or-
dine attivo o superiore.

Nel muro traversale di fondo è congetturato « a
somiglianza della facciata esteriore » un pilastro nel
centro. Non manca lo studio ed il rilievo di quelle al-
tre particolarità che presenta l'ordine del tempio : basi
alle colonne ed ai pilastri, epistilio in pezzi etc.

Le scolture decorative cui allude Diodoro sono col-
locate nei timpani del frontone

La questione delle porte del tempio è anche trat-
tata, incidentalmente, dallo Hittorf, che visitò Agri-
gento nel 1825. Egli suppone due porte nel lato orien-
tale, ed una invece centrale, ad occidente (2).

Prima ancora che l'ipotesi del Cockerell, fosse pub-
blicata nel lavoro dell'autore, interveniva nel dibattito
il Lo Presti pubblicando nel 1827 (3) una sua critica
alla duplice opinione del Politi, in cui finisce col
supporre dodici Giganti, come decoranti, quattro a
quattro, addossati agli stipiti, le varie porte che dal-
l'esterno introducevano nel tempio (v. fìg. 4,2). il
quale è da lui reputato ipetrale, nel senso che racchiu-
deva internamento un cortile scoperto. Egli ritiene poi,
col marchese Haus, che le decorazioni di scoltura di
cui parla Diodoro, non fossero nei timpani, bensì nei
portici, senza spiegar bene che cosa e dove precisa-
mente intendesse.

Ribattè ardentemente il Politi (4) a questa critica

(*) Ai risultati del Cockerell si riferisce; nella sua nota opera
lo ITirt (Die Geschichtc der Baukunst bei dea Altea, Berlino, 1822.
II, p. !)2-3).

(2) Hittorf-Zanth, Archit. antique de la Sicile, Ricucii des
monuments de Ségeste et de Sélinont, Parigi, 1870, tav. 86 c 88.

(3) Giuseppe Lo Presti. Disseriazioue apologetica su materie
architettoriche e di storia ecc. Girgenti, 1827

(4) Sul ristabili mento del gran tempio di Giove Oli tipico in
Gitgenli, e sai cella ipclra, distrutto e ridotto a cortile nella dis-
sertazione apologetica etc. Venezia. 1828
 
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