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205

IL TEMPIO DI GIOVE OLIMPICO IN AGRIGENTO

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cui quelli del Campidoglio di Sufctula (1). Ma in questi
templi le colonne del portico erano isolate, il che non
era ad Agrigento.

Quivi nei lati lunghi le pseudocolonne erano 14 ;
sette invece sul lato di oriente, come risulta dagli
avanzi ; nò abbiamo alcun motivo per non ammet-
terne altrettante nell'altro lato breve - quello occiden-
tale - compiutamente devastato.

L'area coperta dal tempio, è all'esterno, di me-
tri 120,87 X 55,10. Si ricorderà che i manoscritti di
Diodoro (col. 175) danno le misure di 340 X 60 piedi.
Quest'ultima cifra è certamente corrotta e va resti-
tuita in 160. Così si ottengono le dimensioni di me-
tri 104,72 X 49,28, (2) che non si devono intendere
come approssimate, bensì come riferite all'interno, il
che è naturale in una misura data, come s'è visto, da
mistagoghi.

Il grandioso ambiente rettangolare (tav. IIj era diviso
in tre navate da due lunghe file, ciascuna di dodici pila-
stroni quadrangolari, corrispondenti alle terze pseudoco-
lonne dall'angolo dei lati brevi ; pilastroni collegati da
un muro che li lasciava aggettanti dalle due parti,
ma più da quella interna, sicché la navata centrale ri-
sultava più ampia delle due laterali. Queste ultime,
specie di lunghi corridoi, in rispondenza col nome di
if^whiffioà dato al muro esterno, vanno chiamate
xqcvtiìo'i mQi'nram (Athen. loc. cit.)

Il corpo centrale, è invece lungo m. 80 e largo, tra
lo fonti dei pilastri, m. 12,85, oltre i grandi nicchioni
che restano fra la sporgenza dei pdastri, profondi
ciascuno m. 4,01.

Quasi tutti gli autori (tav. II, 3) hanno qui supposto
tre parti uguali (pronao, cella propriamente detta ed
epistodomo) mentre il Canina ha supposto anche un
altro corpo centrale.

In realtà, come può vedersi nella pianta degli avanzi
(tav. Il, 2), l'ultimo tratto di questo corpo centrale verso
occidente era diviso da un muro traversale ; ma non si

(*) Ofr. Saladiu, Arch. des missions, XIII, 3a serie, p. 68
sogg. ; Cagnat et Saladin, Tour du monde, L, p. 407 segg. ;
Cagnat et Gauckler, Les monuments antiques de la Tunisie,
I, p. 14 segg., tavv. VIII-X e, per gli ultimi scavi, A. Merlin,
Forum et Eglises de Sufetula, in Notes et Documents de la
Direct, desantiq.de Tunisie, V, Parig 1912, p. 7 segg.: Durra,
op. cit., pp. 167-8.

(2) Cfr. Hultsch, Griech. und min. Metrologie1' pp. 699 etc. Il
nov; (attico) = m. 0,308.

ha traccia alcuna di un simile muro verso oriente, nè
in una costruzione così piena di peculiarità, nulla ci
impone a dir vero di supporre questo altro braccio tra-
sversale restituito in base alle comuni analogie.

Con questo muro o senza, supponendo il tempio in-
ternamente disposto secondo lo schema abituale, do-
vremmo sempre imaginare le pareti lunghe della cella -
poiché si deve scartare l'assurda idea di un blocco unico
di circa tredici metri per architrave - fronteggiatisi, del
tutto staccate l'una dall'altra senza almeno il collega-
mento della trabeazione.

Per ragioni dell'arte non meno che per necessità della
tecnica riesce invero difficile immaginare siffattamente
queste due ali lunghe della cella, la quale, subito ap-
pena varcato il peristilio, sarebbe apparsa come spa-
lancata, con le pareti terminanti in pilastri troncati
e per se stanti, senza collegamento alcuno fra di loro
e con gli altri elementi dell'edilìzio. Mentre le pareti
della cella prolungate sul davanti, in tutti i templi,
siano in antis o prostili, trovano sempre un colle-
gamento nella trabeazione che le include in un unico
e coerente insieme ; nè questo raccordo manca nel
tempio C di Selinunte, nel quale al pronao si accede
per una porta.

Questa strana disposizione lascerebbe inoltre privo
di sostegno il tetto da questo lato.

Date le colossali dimensioni del tempio - e Vitruvio
nel suo celebre passo (III, 1, 8) sul tempio ipetrale
dichiara, com'è noto, che ipetrali erano appunto i tem-
pli più grandi - credo che non si possa revocare in dub-
bio che tale sia stato appunto il nostro tempio. Seb-
bene questa vecchia e tormentata questione non ab-
bia trovato ancora una soluzione che raccolga tutti i
consensi (J), in realtà si può intendere risoluta nel senso
che a questa classe di templi avesse un tetto soltanto
tra la cella e il peristilio mentre la parte centrale doveva
rimanere scoperta, quasi atrio. Nel nostro monumento
a me pare che si possa trovare un argomento solido per
questa interpretazione, perchè mentre essa ci aiuta
a comprendere la forma del tempio di Agrigento, la forma
di questo ci dimostra che non è ammissibile altra teo-
ria del tempio ipetrale.

Se infatti supponessimo che la parziale copertura
di cui parla Vitruvio fosse limitata alla parte centrale

(L) Durra, pag. 433 segg. ; Choisy, I, 444-452.
 
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