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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Pace, Biagio: Il tempio di Giove Olimpico in Agrigento
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0128

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APPENDICE

IL MEGAKON E IL TEMPIO C DI SELINUNTE
E GLI EDIFICI ANTICHI A DUE NAVATE E A COLONNE DISPARI SUL FRONTE

Negli scavi del 1876 sull'Acropoli di Selinunte, a
circa 6 metri verso sud del tempio C, veniva scoperto
un piccolo edificio rettangolare (1).

Sopra uno zoccolo aggettante pochi centimetri
(eidhyntena) di cui nel lato meridionale del terreno de-
clive emergono tre assise, l'edilìzio, orientato e misu-
rante nel complesso m. 1.7,83 5,31, si compone di tre
vani, le cui pareti - di filari di blocchi simili a quelli
deWeuthyn'.eria - sono conservate per piccola altezza (2).

Un'ampia porta dà accesso al primo vano verso
oriente, che comunica col secondo vano più piccolo.
Nessuna comunicazione invece è documentata dalle
rovine, così come sono oggi, tra questo secondo locale e
quello che vi tien dietro ad ovest. Questo aveva invece,
nel lato meridionale, un sua porta indipendente, di
cui sono traccia il taglio che segnava la soglia e la parte
inferiore degli stipiti e che potrebbe segnare forse il
livello antico della collina da quel lato, ove non si voglia
pensare ad una scala posticcia di legno.

L'assenza di una comunicazione fra i primi due vani
e il terzo, il loro rispettivo ingresso indipendente e più
chiaramente ancora la giuntura delle costruzioni là dove

i1) Cavallari, Notizie degli Scavi, 1876, pag. 105, cfr. tav.
IV, n. 1. Nella « stanza » di sud est « si trovarono più di cento
globi di calcare compatto del diametro di ni. 0,80 a m. 0,12 »
Evidentemente proiettili da frombola che ci attestano forse una
ultima destinazione dell'edilìzio a magazzino di munizioni. L'e-
dilizio è descritto e rilevato in Koldewey-Puchstein, pag. 92 e
ftg. G4.

(2) Su questo zoccolo in conci, viene il sospetto che il resto
dell'edilizio potesse elevarsi in mattoni crudi. Ma di questa tec-
nica-che pure lascia notevole tracce - non si ha finora docu-
mento nè qui nò altrove in Sicilia all'infumi di Mozia.

i muri del terzo vano s'innestano in quelli del resto del-
l'edilìzio, ci prova che questa terza stanza è un'ag-
giunta ; il che è reso anche manifesto dalla diversità del
materiale. I due vani, di sud-est, constano infatti di
blocchi regolari di tufo calcare gialliccio, di grossa grana
e poco resistente, ricavato dalla formazione medesima
della collina, quello stesso onde è costruito il nucleo pri-
mitivo di mura dell'Acropoli, di cui avanzano in buon
numero avanzi nel lato orientale, nel cosidetto muro
a gradini. L'ambiente di fondo invece è edificato con
blocchi di quel tufo molto resistente, grigio e di grana
fina, adoperato nelle mura dell'Acropoli del primo rifa-
cimento, anteriore a quello di Krmocrate del 407 av. Or.
che è il terzo (1).

Non soltanto possiamo per ciò ritenere con sicurezza,
che l'edilìzio ha subito un ingrandimento, ma abbiamo
anche un criterio cronologico che ci permette far risalire
i due elementi intercomunicanti del nostro edilizio
— che sono la parte originaria — ai primordi della fon-
dazione di Selinunte, mentre raggiunta sarebbe da ri-
ferire al corso del sec. V av. Cr.

La grande porta di entrata che s'apre ad oriente,
era all'atto della scoperta impiccolita dalla sovrappo-
sizione di due blocchi, di cui l'uno sostituiva l'originaria
soglia più bassa, l'altro, posto ritto, faceva da stipite.
Sollevati la scorsa primavera questi due blocchi di pie-
tra alla mia presenza,, è apparsa la soglia originaria,
composta di due pezzi di eguale dimensione ; non v'è
traccia di cardine di un" imposta, la quale doveva

(!) Cfr. Bollettino della Commissione di Antichità, IV. Palermo,
1871, pag. 8.
 
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