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DI ARTE PALEOETlirSCA IX STILB PKOTOIONK'O
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altro leiine, di riscontro, in aggruppamento araldico.
Il Milani (r) ha voluto riconoscere in tale rappresen-
tazione uno stretto legame con la scena, ed ha pen-
sato alla porta dell'Elisio, verso cui Meninone è con-
dotto, fiancheggiata da due leoni come la porta di
Micene. Ma è più probabile, a nostro giudizio, che si
tratti di una figurazione puramente decorativa, indi-
pendente dalla scena mitica. Infatti nell'arte ionico-
aTcaica, ancora legata alle tradizioni dell'arte orien-
talizzante, noi troviamo sovente, a contorno di de-
terminate scene mitologiche, figure di felini, o rap-
presentate in atto di assalire animali pascenti, o
disposte in fila in movimento aggressivo, o contrap-
poste araldicamente attorno ad una palma, ad un
cespuglio, oda qualche altro elemento floreale stilizzato.
Per molto tempo si è avuto, dirò così, scrupolo
di assegnare all'arte ionica primitiva prodotti di stili'
misto c composito con elementi di arte orientaliz-
zante ; e per certi prodotti scoperti sul suolo etrusco
si è pensato piuttosto ad opere di contaminazione del-
l'arte locale su modelli diversi. Così per le pissidi
eburnee dei tumuli di Pania (necropoli di Chiusi),
la combinazione di elementi decorativi di varia ge-
nesi, riscontrata principalmente nei due esemplali
frammentari del Museo archeologico di Firenze (2),
ha portato a conclusioni disparate (3) : alcuni studiosi
vi hanno riconosciuto dei prodotti genuini impor-
tati di arte greca con preponderanti elementi di stile
ionico ; altri invece (4), analizzando minutamente
le forme e lo stile delle rappresentazioni, vi hanno
intravveduto determinati elementi di arte locale,
per i quali sono stati indotti a considerare queste
pissidi chiusine come fabbricate sul suolo etrusco.
Se pur vogliamo accedere a quest'ultima ipotesi,
che è quella sostenuta dai più, non possiamo tutta-
(!) Cfr. Milani, op. cir., II, pag. 7, nota 2.
(2) Cfr. Milani, op. cit, I, pag. 234 sg.
(*) La questione dell'attribuzione ili queste pissidi ebur-
nee chiusine è siala riassunta «lai Collignon nello studili illu-
si rat ivo dell'esemplare più arcaico, conservato al Louvre, che
ricade ancora sotto la diretta influenza dell'aite orientalizzante :
cfr. Collignon, in Monum. et Mém. Piot, IX, 1902, pag. Llsgg.
Alla bibliografia del Collignon aggiungeremo: Zaini, in Grae-
ven. Antike SehmUerein, pag. 20; Nachod, Ber Rennwagen
liei Italik., pag. 11 ; Poulsen, Der Orioli ecc. pag. 132; Ter-
zaghi, Cyclopica, in Rivista indo-greco-italica, 1(1017), fase. II,
pp. 75-9S.
(4) Cfr. Nachod e Poniseli, 11. ce.
via pensare ad artefici indigeni, ma ad artefici greci,
aventi la loro officina in qualche centro etrusco
maggiormente a contatto con il mondo greco, come
ad esempio Caere.
Infatti, nella minuziosa analisi formale e stilistica
delle figurazioni intagliate su queste pissidi eburnee,
mi sembra che, data particolarmente l'età alla quale
appartengono non siano state prese nella dovuta
considerazione quelle scene di soggetto indubbia-
mente mitico, quali la mandria di Gerione, il gregge
del Ciclope con i compagni di Ulisse (2), che si trovano
associate alle altre figure e motivi decorativi riflet-
tenti ancora una influenza dell'arte orientalizzante.
1! Terzaghi (3) ha richiamato di recente l'atten-
zione sull'importanza di queste scene mitiche, le quali,
nel processo di fusione con gli altri elementi figurativi
e decorativi, palesano una composizione organica di
concezione prettamente greca.
Studiando nei più antichi prodotti dell'arte in-
digena le figurazioni sbalzate sui bronzi o quelle
graffite, impresse a cilindro, modellate ad erriblemata,
dei vasi di bucchero, constatiamo che le diverse scene,
isolate o ripetute per la meccanica riproduzione delle
stesse matrici, rispondono ognuna a ben determi-
nati schemi di composizione, dei quali riesce facile
ritrovare i prototipi nell'arte protogreca. Nel pro-
cesso di fusione i diversi schemi figurativi manten-
gono integri e ben contraddistinti i caratteri fornitili
e stilistici della composizione originale (4) : non as-
(*) Perla suppellettile funebre, concomitante a queste pissidi
eburnee, dei tumuli chiusini di Pania, vedansi : Montelius, Die
vorld. Chron. Italiens, pag. 121 ; Terzaghi, 1. e. pag. 715. noia 1.
(2) Alcune scene mitiche di queste pissidi chiusine sono
state già considerate: Cfr. Bolle, De mommi, ad Odyss. pertin.,
pag. 10 sg. ; F. Mtiller, Die ant. Odyssec Ilhiftr., pag. 25.
(3) Cfr. Terzaghi, 1. e, pag. .Sii sgg.
(4) Ricordiamo a questo proposito la rappresentazione
sbalzata sopra una lamina di bronzo che fa parto dei resti di
un carro, scoperti in uno degli ipogei del tumulo di Montecal-
vario a Castellina in Chianti (Milani, in Notizie degli Scuri,
1905, pag. 232, fig. 25 ; Montelius. Die vorH. Chron. pag. 104,
fig. 258). La rappresentazione si compone di tre scene ripe-
tute a stampo nel medesimo ordine : la scena più completa,
il cui soggetto è stato interpretato dal .Milani come di danza
pirrica, risponde, allo schema arcaico della monomachia di
Achille e Meninone, con l'assistenza delle due madri (Robert,
Arch. Hermeneutilc, pag. 202 sgg.); la seconda scena rappre-
sentante una. donna ed un fanciullo che gestiscono verso un
uomo, (die a! Milani è sembrato un atleta con gli Imiterei, ri-
produco uno degli episodi solili di congedodi un guerriero, dal
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altro leiine, di riscontro, in aggruppamento araldico.
Il Milani (r) ha voluto riconoscere in tale rappresen-
tazione uno stretto legame con la scena, ed ha pen-
sato alla porta dell'Elisio, verso cui Meninone è con-
dotto, fiancheggiata da due leoni come la porta di
Micene. Ma è più probabile, a nostro giudizio, che si
tratti di una figurazione puramente decorativa, indi-
pendente dalla scena mitica. Infatti nell'arte ionico-
aTcaica, ancora legata alle tradizioni dell'arte orien-
talizzante, noi troviamo sovente, a contorno di de-
terminate scene mitologiche, figure di felini, o rap-
presentate in atto di assalire animali pascenti, o
disposte in fila in movimento aggressivo, o contrap-
poste araldicamente attorno ad una palma, ad un
cespuglio, oda qualche altro elemento floreale stilizzato.
Per molto tempo si è avuto, dirò così, scrupolo
di assegnare all'arte ionica primitiva prodotti di stili'
misto c composito con elementi di arte orientaliz-
zante ; e per certi prodotti scoperti sul suolo etrusco
si è pensato piuttosto ad opere di contaminazione del-
l'arte locale su modelli diversi. Così per le pissidi
eburnee dei tumuli di Pania (necropoli di Chiusi),
la combinazione di elementi decorativi di varia ge-
nesi, riscontrata principalmente nei due esemplali
frammentari del Museo archeologico di Firenze (2),
ha portato a conclusioni disparate (3) : alcuni studiosi
vi hanno riconosciuto dei prodotti genuini impor-
tati di arte greca con preponderanti elementi di stile
ionico ; altri invece (4), analizzando minutamente
le forme e lo stile delle rappresentazioni, vi hanno
intravveduto determinati elementi di arte locale,
per i quali sono stati indotti a considerare queste
pissidi chiusine come fabbricate sul suolo etrusco.
Se pur vogliamo accedere a quest'ultima ipotesi,
che è quella sostenuta dai più, non possiamo tutta-
(!) Cfr. Milani, op. cir., II, pag. 7, nota 2.
(2) Cfr. Milani, op. cit, I, pag. 234 sg.
(*) La questione dell'attribuzione ili queste pissidi ebur-
nee chiusine è siala riassunta «lai Collignon nello studili illu-
si rat ivo dell'esemplare più arcaico, conservato al Louvre, che
ricade ancora sotto la diretta influenza dell'aite orientalizzante :
cfr. Collignon, in Monum. et Mém. Piot, IX, 1902, pag. Llsgg.
Alla bibliografia del Collignon aggiungeremo: Zaini, in Grae-
ven. Antike SehmUerein, pag. 20; Nachod, Ber Rennwagen
liei Italik., pag. 11 ; Poulsen, Der Orioli ecc. pag. 132; Ter-
zaghi, Cyclopica, in Rivista indo-greco-italica, 1(1017), fase. II,
pp. 75-9S.
(4) Cfr. Nachod e Poniseli, 11. ce.
via pensare ad artefici indigeni, ma ad artefici greci,
aventi la loro officina in qualche centro etrusco
maggiormente a contatto con il mondo greco, come
ad esempio Caere.
Infatti, nella minuziosa analisi formale e stilistica
delle figurazioni intagliate su queste pissidi eburnee,
mi sembra che, data particolarmente l'età alla quale
appartengono non siano state prese nella dovuta
considerazione quelle scene di soggetto indubbia-
mente mitico, quali la mandria di Gerione, il gregge
del Ciclope con i compagni di Ulisse (2), che si trovano
associate alle altre figure e motivi decorativi riflet-
tenti ancora una influenza dell'arte orientalizzante.
1! Terzaghi (3) ha richiamato di recente l'atten-
zione sull'importanza di queste scene mitiche, le quali,
nel processo di fusione con gli altri elementi figurativi
e decorativi, palesano una composizione organica di
concezione prettamente greca.
Studiando nei più antichi prodotti dell'arte in-
digena le figurazioni sbalzate sui bronzi o quelle
graffite, impresse a cilindro, modellate ad erriblemata,
dei vasi di bucchero, constatiamo che le diverse scene,
isolate o ripetute per la meccanica riproduzione delle
stesse matrici, rispondono ognuna a ben determi-
nati schemi di composizione, dei quali riesce facile
ritrovare i prototipi nell'arte protogreca. Nel pro-
cesso di fusione i diversi schemi figurativi manten-
gono integri e ben contraddistinti i caratteri fornitili
e stilistici della composizione originale (4) : non as-
(*) Perla suppellettile funebre, concomitante a queste pissidi
eburnee, dei tumuli chiusini di Pania, vedansi : Montelius, Die
vorld. Chron. Italiens, pag. 121 ; Terzaghi, 1. e. pag. 715. noia 1.
(2) Alcune scene mitiche di queste pissidi chiusine sono
state già considerate: Cfr. Bolle, De mommi, ad Odyss. pertin.,
pag. 10 sg. ; F. Mtiller, Die ant. Odyssec Ilhiftr., pag. 25.
(3) Cfr. Terzaghi, 1. e, pag. .Sii sgg.
(4) Ricordiamo a questo proposito la rappresentazione
sbalzata sopra una lamina di bronzo che fa parto dei resti di
un carro, scoperti in uno degli ipogei del tumulo di Montecal-
vario a Castellina in Chianti (Milani, in Notizie degli Scuri,
1905, pag. 232, fig. 25 ; Montelius. Die vorH. Chron. pag. 104,
fig. 258). La rappresentazione si compone di tre scene ripe-
tute a stampo nel medesimo ordine : la scena più completa,
il cui soggetto è stato interpretato dal .Milani come di danza
pirrica, risponde, allo schema arcaico della monomachia di
Achille e Meninone, con l'assistenza delle due madri (Robert,
Arch. Hermeneutilc, pag. 202 sgg.); la seconda scena rappre-
sentante una. donna ed un fanciullo che gestiscono verso un
uomo, (die a! Milani è sembrato un atleta con gli Imiterei, ri-
produco uno degli episodi solili di congedodi un guerriero, dal