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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Bendinelli, Goffredo: Il monumento sepolcrale degli Aureli al Viale Manzoni in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0241

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451

IL MONUMENTO SEPOLCRALI': DEGLI AURELI

452

si trovi l'accennata interpretazione con la rimanente
decorazione figurata.

Sulla parete di fronte a quella c olla limetta descritta,
trovasi il fregio caratterizzato dal cavaliere in trionfo.
A proposito del quale più di una interpretazione è stata
sinora avanzata. La prima in ordine di tempo si è quella
dell'entrata di Cristo in Gerusalemme Le due altre,
come è stato sopra ricordato, si riferiscono all'entrata di
Epifane in Sanie e all'entrata di Giobbe nella sua città.

Evitando di addentrarci in una confutazione detta-
gliata delle varie ipotesi, richiamando l'attenzione sopra
minuti particolari che l'accorto lettore non può a meno
di rilevare per suo conto, a infirmare le predette inter-
pretazioni sarà forse sufficiente mettere innanzi una
sola ma importante caratteristica del fregio figurato in
discorso. Il carattere trionfale dell'accoglienza, risulta
principalmente dalla solennità in cui si presenta al ca-
valiere sopravveniente il folto corteo dei personaggi
fuori della porta monumentale. Si tratta veramente di
personaggi del più alto rango, come sarebbero i com-
ponenti di una corte sovrana, o comunque i Senatores,
gli Equites, i patrizi di una città, sfilanti ai nostri occhi
secondo un supponibile ordine gerarchico prestabilito
dal cerimoniale, rappresentanti senz'alcun dubbio le
elevate autorità cittadine, incamminate forse oltre le
mura per un ricevimento ufficiale. Non si tratta, dunque,
di un'accoglienza spontanea, improvvisa e più o meno
tumultuosa di popolo, come dovrebbe essere in tutti
i casi predetti, poiché il popolo, anzi, come plébs, cioè
come massa, rimane escluso e tenuto distante dalla
scena di ricevimento, secondo chiaramente apparisce
dalla calca arginata sul limitare della porta medesima.
Non credo perciò possa sostenersi seriamente l'identi-
ficazione del cavaliere nè con il Cristo (il cui aspetto
nel medaglione accanto è profondamente diverso), nè
con Giobbe, e neanche con Epifane.

(*) Grossi-Gondi,art. cit., pag. 130. Un particolare, però, che
difficilmente manca nelle scene dell'entrata in Gerusalemme,
è quello di fanciulli die si tanno incontro al Signore ; ved. Rol-
ler, op. cit., tav. LIX (sarcofago di Giunto Basso) ; Id., tav.
LX, 1 e 3 e tav. LXXXII, 3. D'altra parte non ci riuscirebbe
di accettare l'identificazione del Cristo nella figura del cava-
liere, così a causa ael cavallo caracollali le, conio a causa della
troppa differenza che corre tra la figura del Cavaliere raso
in volto, o imberbe, e la figura del Lettore seduto, barbato
(tav. IX), nel quale a tanto maggior ragione possiamo rico-
noscere il ('risto.

Si ritorna cosi alla primitiva ipotesi, secondo la quale
si tratta di un'accoglienza solenne tributata dai maggio-
renti di una città, probabilmente a un duce o sovrano, di
ritorno forse da una spedizione guerresca, come sembra
dimostrato dal seguito delle persone in veste succinta,
identificabili con soldati, pur essendo questi non visibil-
mente muniti di armi. È questa, dunque, un'accoglienza
trionfale espressa nella forma dell'Ovatto, che si conce-
deva dal Senato romano in determinate occasioni,
quando, cioè, la cerimonia più solenne del Triumphus
sembrasse sproporzionata alle imprese compiute dal
duce (!).

La scena, evidentemente, è ispirata alla realtà vis-
suta, essendo la riproduzione di quegli spettacoli che
si davano frequentemente in Roma durante i primi
secoli dell'Impero, quando un valoroso capitano, o
l'imperatore in persona, faceva ritorno da una spedi-
zione militare vittoriosa. A simili spettacoli di parata
erano ispirate le scene rappresentate su monumenti
figurati romani di vario genere: archi trionfali, colonne
onorarie istoriate (2), monete (3), oggetti minuti di ore-
ficeria (4) e di glittica, nonché opere di pittura nume-
rosissime, di cui non ci è conservato che un pallido,
ma pur significativo riflesso nel fregio che abbiamo
sott'occhio.

Dopo tutti i vani tentativi sinora compiuti dagli
studiosi per dare alla scena del trionfo un particolare
contenuto suggerito dai sacri testi, a noi sembra che ci
si debba in definitiva contentare di una spiegazione ge-
nerica, trattandosi realmente di una scena trionfale,
senza possibilità, e a dir vero senza necessità, di identifi-
care storicamente il duce o imperatore protagonista.
Tale interpretazione generica è per sè sufficiente a giu-
stificare la presenza delle due scene simmetricamente

(') Daremberg-Sagiio, Dietiontiaire, s. e. Triumphus. Non è
detto, anche qui, che l'artista abbia inteso seguire per suoi fini
la rigorosa distinzione giuridica tra ov:ttio e triun j/hus. po-
tendo avere prescelto l'ovatto, come noi crediamo, unicamente
come motivo più semplice e più adatto alla composizione di
un ristretto e angusto fregio decorativo.

(2j Cfr. la colonna di Teodosio a Costantinopoli, conser-
vata unicamente nei disegni di anonimo artista italiano del
Rinascimento: S. Reinach, IUpcrt. dea Rcliefs, I, p. 103 segg.

(3j Cfr. il medagli ine di Settimio Severo, qui riprodotto
a fig. 25 e nota 1 a col. 347 ((13 dell'Est*.).

(4) Ved. lo seyphu-i argenteo del tesoro di Bascoreale, in
S. Reinach, op. cit., v. e., p. 96 segg.
 
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