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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Bendinelli, Goffredo: Il monumento sepolcrale degli Aureli al Viale Manzoni in Roma
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0250

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4G9

AL VIALE MANZONI IN HO .MA

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di pura fantasia, può offrire caratteri di somiglianza con
un altro a distanza di secoli, senza che sia dato di riscon-
trarvi il più lontano rapporto storico

La serie iconografica del Viale Manzoni rimane per-
ciò un unicum privo di addentellati con le serie degli
Apostoli sin qui conosciute. In tale incertezza d'inter-
pretazione difficoltà d'altro genere non mancano di ad-
densarsi sull'argomento. Le figure degli Apostoli, quasi
sempre rappresentate in compagnia del Maestro, nel-
l'arte figurativa cemeteriale, mantengono rispetto a
questo non soltanto un posto subordinato, ma anche
delle proporzioni ragionevoli, piuttosto inferiori che
superiori a quelle del Cristo. "Nel caso presente, sebbene
il Cristo non appaia in compagnia degli Apostoli, Egli
è tuttavia presente nella decorazione figurata, e bisogna
riconoscere che le proporzioni ad Esso assegnate ri-
sultano immensamente inferiori a quelle di ciascuno
degli Apostoli. Ciò può dipendere, fino ad un certo se-
gno, dalla poco Felice soluzione trovata dall'artista,
per la distribuzione dei motivi nel campo da decorare ;
ma la forte sproporzione tra il Cristo e ciascuno dei
presunti Apostoli non cessa per questo di essere meno
appariscente, considerevole ed eccezionale.

Alcuni tipi, inoltre, come quello del personaggio a
tav. VI. sembrano esorbitare decisamente dal repertorio
dell'iconografia sacra, non presentando alcuno di quei
caratteri più o meno generici, propri del repertorio, come
a dire l'aspetto umile e dimesso, lo sguardo mite e com-
preso di celeste dolcezza ecc., come si è voluto ricono-
scere genericamente nelle dette figure. Al contrario
certe figure, come quella citata, assumono l'aspetto
e la posa di solenni personaggi romani, fieri e sdegnosi,
compresi della loro autorità ed importanza, che l'ar-
tista può aver concepito soltanto ispirandosi al vero o a
modelli di ottima scuola, escluso ogni rapporto con una
tradizione iconografica degli Apostoli, della quale ci
manca ogni storica testimonianza.

Tali obbiettive considerazioni bastano a infirmare le
basi di qualsiasi seria ricerca iconografica. I vaghi rap-
porti di somiglianza che si riescono a notare fra uno ili

(*) Allo stesso modo nessuno vorrà seriamente sostenere,
nonostante l'affinità d'ispirazione, che la Madonna «Iella Seggiola
di Raffaello abbia rapporti di parentela storica con la Vergine e
(lesti del Cimitero ili Priscil'a (ved. le due ligg. messe a confronto
in Bréhier, op. cit., p. 41).

quei personaggi e il tipo iconico di San Pietro, ormai di-
venuto tradizionale, non possono esser presi, si è detto
già, come base di dimostrazione, salvo nel caso che si
prescinda dalla lunga serie di monumenti iconografici
intermedi, i quali soli dovrebbero fornirci la prova della
consistenza storica di. certi raffronti.

Enumerate le difficoltà che s'incontrano nella ese-
gesi degli Apostoli, non ci nascondiamo che difficoltà
si presentano tuttavia in qualsiasi altro sistema ese-
getico. Causa il contenuto a fondo strettamente mistico
e religioso di tutta la rimanente decorazione figurata,
non ci sembra lecito escludere un contenuto religioso
anche per le grandi figure in piedi, tanto più importanti
agii occhi di chi le commise e di chi le eseguì, quanto
meno si può prescindere da esse, a causa delle eccezio-
nali loro proporzioni. L'assenza di sicuri raffronti ico-
nografici può indurre nell'ipotesi di un sincretismo
religioso, in cui il confluire di correnti religiose diverse
abbia portato a un accozzamento di figure storiche
piii o meno idealizzate, tolte a personificare indirizzi
gnostici ([( terminati ('). Ma non ci sentiamo di seguire
una via così malsicura e previdibilmente troppo po-
vera di risultati concreti. In ultima analisi ci sembra,
quindi, dover ritenere trattarsi veramente di perso-
naggi biblici: se non degli Apostoli, secondo l'ipo-
tesi più accreditata, forse dei Profeti del Vecchio Te-
stamento, secondo schemi pittorici non completa-
mente nuovi nella iconografia pittorica cristiana dei
primi secoli. Figure di Profeti, infatti, sono stati qua
e là isolatamente riconosciute nelle pitture delle Ca-
tacombe (2). La Bibbia siriaca più volte citata ci offre
un esempio cospicuo di questi schemi. Il numero di
undici, poi, quante sono le figure grandi, può essere
preso non come un numero canonico, ma fórse soltanto
come un prodotto del caso (3). A meno che non si deb-
bano riconoscere gli Apostoli nella serie di dodici figure
del fregio compreso tra la scena del banchetto e quella

(1) Così il sistema religioso della sètta dei Carpocraziani
portava a collocare la figura di Cristo in compagnia di quelle di
antichi filosofi dell'Ellenismo, come Pitagora, Platone, Aristo-
tele e simili (S. Ireneo, Contro haereses, [, "25).

(2) F. X. Kraus, Real-Encyklopàdie, ì. v. Propiieta.

(3) Nella llibbia cit. il numero dei Profeti è di 15, compreso
Cristo, tiglio di Sirach. Non si può escludere, però, che talune
delle ligure palliate dipinte sulla vòlta della camera, rientri, se-
condo l'intenzione dell'artista e del committente, nella stessa ca-
tegoria cui appartengono i personaggi sopra lo zoccolo.
 
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