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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Pace, Biagio: Vasi figurati con riflessi della pittura di Parrasio
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0323

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58.!!

VASI FIGURATI CON RIFLESSI DELLA PITTURA DI PARRASIO

584

quidem magni operis, sed in quo multi gloriam tule-
rint. Extrema corporum lacere et desinentis picturae
modum includere, rarum in successi! artis invenitur.
Ambire enim debet se extremitas ipsa, et sic desinere,
ut promittat alia post se : ostendatque ctiam quae
occultat. Hanc ei gloriam concessero Antigonus et
Xenocrates, qui de picturis scripsere praedicaptes
quoque, non solum confitentes ».

Simmetria è qui non sappiamo se la codificazione,
ma certamente la pratica di un «canone». Plinio ado-
pera infatti la stessa parola che pel canone famoso
di Policleto traendola in ambedue i casi, come si
crede, da Senocrate.

Io penso che, oltre un sistema di proporzioni, il « ca-
none » di Parrasio riguardasse anche, e più ancora, il
complesso dei problemi della linea e delle masse, offerti
dalle relazioni di movimento delle parti della figura sin-
gola e dalla disposizione degli elementi del quadro. Tale
era con tutta probabilità il canone policleteo pel quale
rimando alle belle ed istruttive pagine che v'ha dedicato
Carlo Anti, nel suo recente studio sul maestro di Argo (1),
così cospicuo per rigore di metodo, per novità di risul-
tati basilari, per agilità latina di pensiero e di forma.

Questo ampio contenuto del canone di Parrasio
risulta, a mio credere, dalle notizie che ci dà Quintiliano,
manifestamente in relazione con quelle di Plinio (2),
ma di contenuto più vario. « Post (Polygnotum) », dice
il retore latino, « Zeuxis atque Parrhasius non mul-
timi aetate distantes, circa Peloponnesia ambo tem-
pora (nam cum Parrhasio senno Socratis apud Xeno-
phontem invenitur) plurimum arti addiderunt. Quorum
prior luminimi umbrarumque invenisse rationem, se-
eundus examinasse subtilius lineas traditili-. Nani
Zeuxis plus membris corporis dedit, id amplius atque
angustius ratus atque, ut existimant, Homerum secu-
tus, cui validissima quoque forma etiam in Foeminis
placet. Ilio vero ita circumscripsit omnia, ut cum
legnili latorem vocent, quia deorum atque heroum
effigies, quales ab eo sunt traditae, ceteri, tanquam ita
necesse sit, sequuntur». Tutto ciò ci lascia pensare che
il canone di Parrasio, se pure non scritto, riguardasse
persimi quella parte che noi diciamo iconografia.

(') 0. Anti, Monumenti policletei. in Monumenti antichi
dei Lincei, voi. XXVI, Roma 1921, col. 697 segg.

(2) Quintiliano, XII, 10.4-5. Pei rapporti di questo passo
con Plinio efr. Kalkmann, op. cit., p. 110 seg.

Con le debite riserve per la diversità di tempo, di in-
tendimenti, di concezioni, mi sembra perciò che debba
richiamarsi, come il solo documento che possa darci
una qualche imagine di questo antico trattato di teoria
pittorica, la guida della pittura di Dionisio di Furna,
o se un canone di Parrasio non fu mai scritto, il com-
plesso di norme che Dionisio codificò in quella guida.
Fra le minute regole di tecnologia, che il bravo mo-
naco dell'Athos propina al suo discepolo Panselino, esi-
ste una compiuta ed inflessibile teoria di proporzioni
tradizionali (x), ma questo non è se non il preludio di
quella minuta descrizione di schemi di composizione e
di norme iconografiche, portata a necessità rituale
nell'arte bizantina.

Non so se alle studiate norme di Parrasio alluda
il sofista Imerio, là dove, comparando con motivo co-
mune l'eloquenza alla pittura, invoca: «datemi ora
l'arte di Zeusi, i aixpi'aiiara di Parrasio » (2). Ma que-
sta testimonianza ha grande vaporo per le determina-
zioni che pel retore Imerio non può non possedere
la parola ffóg>uffia, e cioè: l'invenzione, la disposi-
zione, la rispondenza, la contrapposizione, il ritmo, la
concinnitas etc. un insieme di concetti che costitui-
scono un giudizio complessivo ed essenziale dell'arte
di Parrasio, e nel quale rientra l'« examinasse subtilius
lineas » di Quintiliano, in quanto « linea » va qui inteso
non soltanto come pertinente al disegno, ma sovratutto
in relazione all'insieme del quadro. Anche l'espressione
di Plinio a proposito della personificazione del Demo
ateniese, detto « argumcnto ingenioso », risponde in
parte, se non erro, al concetto assai più complesso di
sofisma presso Imerio.

La lode per la trattazione della linea è specificata
in Plinio, con spunto di critica morelliana, col rilevare
l'eccellenza del disegno delle estremità, A commento
di ciò segue una lunga spiegazione, che i critici hanno
interpretato in modo assai diverso.

Il Winckelmann intendeva così : « il suo merito prin-
cipale consisteva nel ben contornare le figure e rifon-
darne le forme, giustamente collocando i lumi e le
ombre, nel che tutti gli artisti gli accordarono la pre-
Eerenza. .Aiolii però lo superarono nel ben esprimere

(!) § 05, p. 44 dell'edizione di A. Konstantinidis,Atene.
1885.

(2) oi>xottf ifàSs fioi Zev^ufo; rs/vrji^ré [Ia()ìjf(aiov aocpinuara
(Ed. 13,5).
 
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