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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 28.1922

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Pace, Biagio: Vasi figurati con riflessi della pittura di Parrasio
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https://doi.org/10.11588/diglit.12555#0325

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587

VASI FIGURATI CON RIFLESSI DELLA PITTURA IH PARRASIO

E, non risponde mirabilmente a quanto s'è poc'anzi
detto in relaziono col canone di Parrasio, la particolare
cura che il pittore dei nostri vasi ha messo nella « com-
posizione » e nella ricerca della « linea » ? Le figure del
Filottete, disposte intorno alla grotta, con una rigida,
quasi architettonica corrispondenza di masse, come,
nel sacrificio del troiano, la linea del gruppo guidata
da una rigida rispondenza e da una artificiosa contrap-
posizione (specie nelle gambe), non altrimenti le po-
tremo chiamare che aoipiotiata. E la figura di Atena,
che non è certamente una peregrina invezione del pit-
tore. nondimeno, nella rigida ripetizione in ambedue i
vasi, non ci appare come un'eco di quella stabilizzazione
dei tipi iconici, di cui si faceva lode al maestro?

Non mi sembra invero esagerato dire che, pel con-
vergere di tanti elementi, noi possiamo riconoscere
schemi e motivi dell'arte di Parrasio nel vaso di Filot-
tete con un grado di sicurezza, che poche volte è lecito
sperare in ricerche di questo genere (r). Tutta una serie,
di considerazioni, le quali, se prese isolatamente avreb-
bero scarsa importaza, nel loro complesso assumono
valore veramente decisivo.

Dal fatto che il pittore Eufranore, della scuola El-
ladica, considerava il l'esco di Parrasio come «nutrito
di i-ose », in contrapposto col proprio, che diceva « nu-
trito di carne », è lecito ricavare che il sistema di pro-
porzioni di Parrasio fosse ispirato ad un concetto di
maggiore snellezza rispetto ai precedenti. Non occorre
notare come questo criterio sia in armonia con essen-
ziali caratteristiche ioniche di cui Parrasio, nativo di
Efeso (2), doveva partecipare, mentre rientra nella
tendenza generale dell'arte greca ; questa viene isvel-
tendo le sue forme, come possiamo constatare per la
sculture attraverso i capisaldi dei canoni di Policleto e
di Lisippo, e più minutamente per l'architettura, nel
decrescente rapporto del modulo della colonna.

C1) Il Milani (Filottete, p. 57 e Annali dell' Istituto, 1881,
]). 258 segg.) vedeva nella pittura di un aryballos attico e in
qualche monumento minore, fra cui un emblema, etrusco e le
monete di Lamia (dr. nota a col. 557), irradiazioni secondarie
del celebrato quadro di Parrasio. A parte la nessuna prova che
può addarsi in proposito, lo schema dell'eroe giacente che si
trova in questi monumenti, potrebbe sempre ricondursi al no-
stro quadro.

(2) Pausania I, 28,2: Strabene, XIV, p. 642 etc. ; figlio
e discepolo di Evenor pure pittore, detto ateniese (perchè
vissuto in Atene) da Seneca, Controv. 10 (Acron, schol. ad
liofili., carm., IV, 8; Plutarco, Theseo, 4. etc).

Di questo canone di Parrasio, nei nostri vasi non si
coglie bene l'influsso. Il rapporto tra la testa e il corpo,
il solo che sia dato di valutare con qualche approssima-
zione, limitatamente alle figure ritte, si aggira intorno
ad 1:7, mentre nei rovesci raggiunge anche la propor-
zione di I : 9. La ceramica della fine del V secolo è assai
spesso priva di un costante rapporto di proporzioni
E invece nel sec. IV che il nuovo sistema di rapporti
s'impone anche ai pittori ceramisti, come vediamo spe-
cialmente in alcune anfore panatenaiche databili (2).

*

* *

Già da qualche accenno, fin qui occorso, emergono
alcuni dati specifici per cui andrebbe estesa ad altri
vasi del gruppo l'influenza di Parrasio ; acquisita del
i-est o come caposaldo l'attribuzione del nostro Filottete
al celebre artista di Efeso, si potrebbero, anche quando
manchi un più preciso riscontro, riferire in linea gene-
rale d'ipotesi all'arte di questo pittore anche tutti quegli
altri dipinti vascolari che nella composizione e nella te-
cnica più davvicino ci richiamano il vaso di Filottete,
a cominciare perciò dai due qui pubblicati.

Per il sacrifizio sulla tomba di Patroclo — data la
identità assoluta col vaso di Filottete, già ampiamente
accertata — la deduzione sembra ovvia.

Abbiamo già veduto (col. 540) come la composizione
di questo vaso si distanzi da quasi tutti gli altri monu-
menti che ci riproducono quell'episodio dell'epopea.
Il Brunii (3) prima e poi il Koerte (4) hanno veduto la
fondamentale unità di queste figurazioni e il Savignoni
in fine, traendo argomento dall'importante vaso falisco
edito dal Galli, ha dimostrato che tutte — ad eccezione
dell'anfora canosina (g) (v. col. 536 segg.) — vanno
ricondotte ad un prototipo pittorico della metà circa

(!) Cfr. Nicola, Meidìas cit., p. 106. 11 Ducati. Vasi di Mi-
dia, p. 120, lini ita all'id ria di Carlsm he ( Furtwaengler- Ilei eli li old.
tav. 30) questa assenza di canone.

(2) Ducati, Ceramiche del IV secolo; p. 62, nota 3. L'an-
fora di Kissos del .Museo Iìritannico, datata del 367 av. Cr.,
presenta questi rapporti: mento-pene 3 maschere; pene
rotula 2 ; rotula-piede 2. Naturalmente non dò valore alla mi-
sura della » maschera » se non come un più facile riferimento,
senza per questo entrare per nulla nella questione dell'unii;!
adoperata. Le misure son prese sulla riproduzione in Journ.
of hellenic studies, 1906, tav. 111.

(3) Pitture Etnische, in Kleine Sehriften, voi. T, Lipsia
1899, spec. p. 177.

(4) Jàkrbuch der Instituts, 1897, p. 65 segg.
 
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