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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0114
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215

ANTINOO

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di quelle che lo presentano divinizzato sott'aspetto di
Dioniso. Anzi, potremo affermare, come chiariremo
(dire, che, quando Antihoo venne divinizzato, appunto
lo fu quasi sempre come nuovo Dioniso; e dionisiaci
sono gli attributi di cui è ornato nelle scolture (1).

Ora, questo fatto condusse a una analogizzazione
in questo senso : se, quando si volle divinizzare il
giovinetto Bitinio, si pensò a Dioniso, è conseguente
clic si sia cercai o di dargli espressione artistica, nelle
opere che se ne fecero, appunto secondo i tipi dioni-
siaci esistenti; e siccome creatore del tipo dionisiaco
è Prassi!eie, ci si sarà ripreso appunto al tipo dioni-
siaco di Prassitele.

Credi;'!:!!) clic ad una illusione del genere abbiano
soggiaciuto (puniti hanno ripetuto questo luogo co-
mune.

Perchè, nella realtà, nulla v'ha di meno prassite-
lico delle figurazioni d'Antinoo, nessuna esclusa.
Tutte esse hanno in connine tanti caratteri espressivi
e si Mistici, da, costituire una individualità che repugna
assolutamente alla prassitelica.

Basta ch'io prenda, nel volto, il mento quadrato
e massiccio, ampiamente dotato di mascelle e dalle
piene ganasce, che scendono dagli zigomi con lince
pressoché parallele; e la, linea delle sopracciglia, netta,
decisa, dura», marcata, sotto cui s'annidano occhi pro-
fondi e accuratamente segnati ; ed il tratto plastico
die li esprime, materiato di nette lince robustissime.

Nella comprensione Prassitelica infatti, il linea-
menti) non ha vita a sè: non si può individuare, per-
chè un trapasso insensibile digrada da uno all'altro,
talché l'occhio non è arrestato da uno che emerga :
è tutta, una siici essione di piani, una sfumatura, mor-
bidamente modellata; la parte è sottomessa alla su-
periore unità, all'armonia del complesso. Ma nelle
opere di Antinoo nulla v'ha di simile: bensì ogni
lineamenti) caratteristico vive da solo, si distingue,
cerca di imporsi e soverchiare, rifiutando ogni fu-
sione, talché la linea discreta dell'unione quasi non
s'avverte, e l'occhio non vale a raccogliere tutte le
parti nella sintesi, sacrificata così all'evidenza del
particolare naturalistico.

Se fra tanto netta negativa si volesse trovar ap-
poggio all'opposta tesi, si potrebbe apporre, come

cara.t(ere dei volti d'Antinoo, questo carattere che
venne notato in Prassitele ('), cioè il contrasto tra la
superficie levigata delle carni e le folte chiome nereg-
gianti ; tra una superficie liscia e una movimentata.

Ma, se vero è che le chiome di Antinoo sono folte
e prolisse, resta a vedere se esse siano espresse in
reale movimento, o se invece pur esse non siano rese
lisce e consone così al volto : perchè così sono : il
movimento è solo nell'apparenza, od è solo all'origine,
allo sbozzo : nella finitura, per contro, questa con-
cezione plastica è arrestata e resa statica: ricercata
al capello, distinta in singole ciocche rigide e cor-
poree, nulla v'ha più ormai della morbida e instabile
sofficità quale l'illusoria arte del IV secolo espresse
nel mobile gioco di luci ed ombre: tratto così impres-
sionistico e lontano da ogni volere naturalistico.

Appunto, nella chioma d'Antinoo v'ha incon-
gruenza tra volere d'una data forma plastica e la
sua realizzazione; nelle opere si sente, a volte, questo
desiderio di giungere alla soddisfacente espressione
dei greci: ma una aspirazione contraria, di defini-
zione e di realismo, la tronca, dandole una forma che
non la, comporta, la solidifica, l'appesantisce e la rende
astratta.

Così, il levigatore tratto che è disteso sul volto,
invade tutta la chioma, riducendola immobile e pre-
cisamente gelida.

Ma infine, poniamo di contro le due compren-
sioni, la prassitelica e l'aclrianea: che v'è di più anti-
tetico ? Nell'una trionfano l'armonia e la chiarezza
elleniche : se sensuale, non ne è ridotta cupa e fe-
rina, ma la domina purtuttavia lo spirito ; gode,
sì, di ciò che la vita offre, ma non eccede dall'ideale
armonia, e non perde l'equilibrio morale. Nell'al-
tra invece, appunto nella più definita e indipendente
espressione conseguita, questo equilibrio è già rotto
e travalicato : già è debole la mente per reggere le
varie voci, e deve rassegnarsi a subire quest'impo-
tenza di fronte a sè stessa, ed a seguir voleri che non
controlla; le manca l'unità, la chiarezza, nell'indi-
pendenza d'ogni appetito o brama che nasca.

Chiarite così le opposizioni fondamentali, più age-
vole ci sarà l'escussione delle opere singole in cui
venne indicato l'influsso prassitelico. Lavorando sulle

C1) Veti, capitolo VI.

(x) Vedi Ducati, Varie classica, p. 475.
 
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