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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0116
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219

AKTIKOO

220

Capitolina; dubbiamo ora concretar tali esami in
un confronto, dimostrando come le analogie che s'af-
fermò legarle non siano nò sostanziali nò necessarie,
e come invece varie e salienti siano le differenze. Rac-
cogliamo le principali :

a) movimento delle braccia: nella statua di
Napoli il destro è in ripi so e il sinistro si eleva, men-
tre nella Capitolina sono tutCc due in modesta ele-
vazione ;

b) posizione delle gambe: nella statua di Na-
poli assai più accostate, e tutt'e due vigili, e, in assai
diversa misura, portanti : nell'altra, discoste, e la
destra porta tutto il peso, da cui l'altra ò completa-'
mente scarica ;

e) inclinazione della testa: assai più sensibile
nella statua Capiti lina ;

d) chiasmo : m< Ito più sensibile in questa, tal-
clic le linee delle spalle, da sinistra a destra, e delle
anche, da destra a sinistra, sono egualmente pen-
denti e convergenti, e danno al corpo un'ondulazione
tutta particolare : mentre nella statua di Napoli l'an-
damento delle audio c inclinato da destra a sinistra,
e quello delle spalle solo insensibilmente, nel senso
opposto :

e) infine il trattamento generale del corpo, molto
più morbido e armonico nell'opera Capitolina, e più
sostenuto nelle altre.

Queste differenze ci fanno sentire nelle due opere
una, diversa comprensione del corpo umano : severa,
eretta e massiccia nell'una, richiamante il Doriforo
policleteo ; morbida, graziosa, armonicamente sciolta
nell'altra.

D'altronde, contro le affermazioni dello studioso
tedesco, si può osservi:re qualche altra cosa, prendendo
lo spunto dallo stesso concetto ch'ei si fa di Eufranor (')
e cercando di svilupparlo. Il valore dell'artista greco
sarebbe questo: nessuna originalità in quanto acom-
posizione, perchè si sarebbe sempre ispirato a tipi del
V secolo : invece la novità che ci apporta sarebbe in
una comprensione diversa di questi tipi, qua! può es-
sere dovuta a un uomo del IV secolo, già conscie di
Prassitele. Si tratterebbe della ricreazione di note forme
attraverso una sensibilità più raffinata; il Furtwangler
crede di riconosi ere parecchie di queste opere, e pone

(') Meisterwerke, p. 578 sg.

tra Policleto, ch'c l'inspiratore, ed Eufranor, l'anello
di Aristeides, del primo allievo, del secondo maestro.

Ma se bene intendemmo, data adunque la parte
secondaria affidatagli, e dato che in tutte le sue opere

10 schema compositivo è assunto da altri, qual rimane
la sua novità ? È nel nuovo spirito che infonde le sue
figure, sentite più morbide, lavorate a masse carnose
fuse, armonizzate in accordo di toni blandi e smorzati.

Per contro, se noi poniamo di fronte due opere dei
due artisti, per esempio il Doriforo di Napoli (r) e

11 Dioniso di Tivoli delle Terme (2), vediamo che,
oltre questa diversità di comprensione, altre sostan-
ziali possiamo rilevarne.

La inclinazione del capo verso destra è più accen-
tuata ; il movimento delle braccia accenna ad un'in-
versione, tendendo l'avambraccio destro ad alzarsi
e il sinistro ad abbassarsi ; le gambe sono discoste, più
allargate.

Posto questo, ritorniamo alle nostre opere ; le dif-
ferenze, rilevate tra esse, corrispondono a queste che or
ora notammo tra i tipi di Policleto ed Eufranor; ab-
biamo come una proporzione, nei due termini della
quale stanno il Doriforo e l'Antinoo di Napoli, il Dio-
niso e il cosidetto Antinoo Capitolino. Per il quale già
nel catalogo, escludendolo dal novero delle opere di
Antinoo per un nesso di ragioni fondamentali, accet-
tammo l'ipotesi già fatta d'una derivazione da tipi
Eufranorci.

Rimane pertanto escluso che Eufranor abbia in-
fluito su opere di cui ci dobbiamo occupare.

Perchè una seconda affermazione del genere, avan-
zata, non ci soddisfa per nulla maggiormente.

S'affermò (3) (he la statua di Olimpia (n. 110),
derivata da opere argive, non lo fosso però diretta-
mente, bensì attraverso la mediazione di opera Eufra-
norea (il tipo d'Adonis da cui la statua di Centocelle),
per giustificare i particolari stilistici, e in genere tutto
il tratto naturalistico dell'esecuzione. Quindi, non per
novità plastiche, ma solo per il tratto tecnico.

Ed è per questo che noi non sentiamo bisogno del-
l'anello : poiché, quale sarebbe il posto di Eufranor?
Avere riprodotto con sensibilità piii affinata uno schema

t1) Collignon, Hitt. de la sculpt. grèeque, tav. XII.
(2) Meisterwerkè, p, 581 sgg. ; Jahrbuch, XXV, 1910, p. 159;
Helbig, Fiihrer3, III, p. 130.

(3j II Treu in Olympia, loc. cit., e Archcol. Zeitung, loc. cit.
 
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