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Accademia Nazionale dei Lincei <Rom> [Hrsg.]
Monumenti antichi — 29.1923

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Marconi, Pirro: Antinoo: saggio sull'arte dell'età adrianea
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https://doi.org/10.11588/diglit.12553#0119

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225

ANTINOO

22G

imperiale romana, sono attribuite ora all'uno, ora
all'altro gruppo di opere, con scambi che non si pos-
sono nemmeno chiamare errori, bene spiegabili, in
quanto l'unità tecnica delle varie epoche artistiche
in sè è indiscutibile, e, specie nell'arte antica, non
v'ha luogo a tanta distinzione tra le varie scuole con-
temporanee da poterle sceverare.

Ne è esempio il torso Torlonia (n. 24), ripetente
con tecnica romana imperiale la forma di Stefanos
e che fu autorevolmente attribuito a una statua di
Antinoo ; altro esempio è il torso Somzeé (n. 71), che
il Furtwàngler pensa d'Antinoo, mentre noi non ve-
diamo alcuna speciale e particolare ragione che sia
d'esso, piuttosto che d'una qualunque altra opera
accademica del tempo.

D'altra parte, non è detto che l'arte di Antinoo
faccia parte a sè, nella corrente generale neo-attica ;
anzi io cercherò in seguito d'allacciare, se non di iden-
tificare, questi due indirizzi.

Ora, se nell'epoca a cavaliere del I secolo d. Cr.
gli artisti, volendo fare un'opera scultorea, si ripren-
devano ai modelli arcaici, e similmente quelli che
avevano commessa una statua d'Antinoo, essendovi
tra le due opere identità di modello e identità di
tratto tecnico, è possibile, tra queste due statue
rimaste acefale, distinguere esattamente quale di
esse sia di Antinoo, e quale no ?

Ci sembra pertanto prudente, dovendo fare uno
studio definito e non generale sull'arte dell'età im-
periale romana, evitare nell'esame tutte quelle opere
cui manchi il dato sicuro dell'evidenza ritrat astica,
e rinunciare, ad es., alle opere acefale, perchè, esten-
dendoci ad esse, non sapremmo per quale ragione
stringente sceglierne solo alcuna e non tutte quelle
che attualmente possediamo ; e l'evidenza ritratti-
stica restringiamo ai tratti del capo, in quanto le
caratteristiche fìsiche del corpo d'Antinoo si rispec-
chiavano, come vedremo, in analoghi spunti dell'arte
arcaica greca.

Si riducono dunque le opere su cui ci fondiamo
per questa parte del nostro esame, alle due figure dei
rilievi dell'arco di Costantino (nn. 30-31) e alle sta-
tue Braschi (n. 1), Banca d'Italia in Roma (ri. 28),
Casali (n. 92), Berlino (n. 93,) Delfi (n. 109), e Olim-
pia (n. 110) [tav. II, 1, 2, 3] ; questa, pur essendo
acefala, possiamo accoglierla in grazia dell' identità

Monumenti Antichi — Vol. XXIX.

colla precedente; e la Braschi s'offre come esempio
parziale, essendo autentiche solo le parti ignude (fig. 2).

Dalle illustrazioni allegate, il confronto esce evi-
dente. Occupandoci unicamente, per ora, della forma,
vediamo le stringenti analogie tra tutte le opere, nella

Fio. 2. — Statua di Antinoo (Braschi)
dèi M. Vaticano.

struttura del corpo, nella disposizione delle gambe,
dei piedi ambedue poggianti al suolo, delle braccia,
nell'inclinazione della testa verso sinistra, nella pon-
derazione del corpo e nel pube ignudo.

Non v'ha dubbio che queste sono le caratteristiche
generali del tipo virile creato dall'arte arcaica ma-
tura, e che il Furtwàngler afferma sorto nelle scuole
argive (l), d'onde poi si sarebbe diffuso alle attiche

(*) In 50° Winchelmannsprogramm; p. 135 sgg. ; anche Orsi
in Ausonia, Vili, 1913.

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